E’ morto il 12 novembre a Vienna il principe Karel Schwarzenberg, già difensore dei dissidenti della cecoslovacchia socialista e poi ministro degli esteri di Praga
Il sostegno ai dissidenti cecoslovacchi durante l’esilio a Vienna
Karel nasce a Praga nel 1937, secondogenito del principe Carlo VI di Schwarzenberg, casato di principi della Franconia tra le più ricche famiglie nobiliari della Boemia e dell’Impero asburgico. Nonostante la loro opposizione all’occupazione nazista, nel 1948 la famiglia Schwarzenberg deve lasciare la Cecoslovacchia dove il regime socialista ne nazionalizza gli undici castelli e 30.000 ettari di terreni di proprietà.
A Vienna Karel studia diritto e silvicoltura, senza laurearsi. Negli anni sessanta assieme a Hermann Withalm e a Josef Klaus lavora alla riforma del Partito Popolare Austriaco, che alle elezioni del 1966 ottenne la maggioranza assoluta.
Schwarzenberg appoggia quindi la dissidenza cecoslovacca contro il regime socialista. Dopo la repressione della Primavera di Praga, si schiera con gli esponenti dell’opposizione e si impegna per la protezione internazionale dei diritti umani.
Dal 1984 al 1991, è presidente della Federazione internazionale di Helsinki per i diritti umani, su proposta del cancelliere socialdemocratico Kreisky. Schwarzenberg interviene per i dissidenti nelle carceri cecoslovacche, ospita a Vienna lo scrittore Milan Kundera. Nei caffè più rumorosi di Praga, lontano dalle orecchie della polizia politica, fa amicizia con Václav Havel, indebolito da quattro anni e mezzo di prigione per aver firmato la Carta 77.
Nel 1986 Schwarzenberg fonda a Scheinfeld, in Germania ovest, il centro di documentazione per sostenere la letteratura cecoslovacca indipendente (Dokumentationszentrum zur Förderung der unabhängigen tschechoslowakischen Literatur). Nel 1989 riceve insieme a Lech Wałęsa il premio per i diritti umani del Consiglio d’Europa.
Consigliere di Havel e ministro degli esteri della Repubblica Ceca
Amico e collaboratore di lunga data di Václav Havel, dopo la rivoluzione di velluto Schwarzenberg rientra a Praga, dove è consigliere del presidente Havel dal 1990 al 1992.
Dal 2004 al 2010 è eletto al Senato della Repubblica ceca per l’Unione della Libertà-Unione democratica (US-DEU). In tale veste nel 2005 viene espulso da Cuba, dove voleva incontrare dei dissidenti. Si occupò anche di editoria e fino al 2007 fu il principale azionista del settimanale ceco Respekt, del quale continuò a detenere una quota di minoranza.
Tra il 2007 e il 2009 Schwarzenberg fu ministro degli esteri nel secondo governo Topolánek, su indicazione dei Verdi, nonostante l’opposizione del presidente Václav Klaus, che ne aveva messo in dubbio la lealtà alla Repubblica Ceca per gli stretti legami con l’Austria.
Nel 2009 Schwarzenberg era considerato il politico più popolare della Repubblica Ceca. Lo stesso anno, assieme a Miroslav Kalousek fonda il nuovo partito liberal-conservatore Tradice Odpovědnost Prosperita 09 (TOP 09), con cui ottiene il 16% dei voti alle elezioni del 2010.
E’ di nuovo ministro degli esteri dal 2010 al 2013. Memore del suo passato, Schwarzenberg si distingue per rinnovare il sostegno della Repubblica ceca ai dissidenti dei paesi post-sovietici.Nei suoi anni, Praga diviene centro d’attrazione dei rifugiati politici bielorussi e ucraini, tra cui l’ex ministro dell’economia,Bohdan Danylyshyn, e Oleksandr Tymoshenko, il marito di Yulia Tymoshenko condannata al carcere da Yanukovich.
La corsa perduta per la presidenza della Repubblica ceca
Nel gennaio 2013 Schwarzenberg perde il ballottaggio per il Hrad, la presidenza della Repubblica Ceca, raccogliendo solo il 45% dei voti contro Miloš Zeman.
Schwarzenberg aveva fortemente criticato il presidente uscente Václav Klaus per le posizioni anti-europeiste e la stretta amicizia personale con Vladimir Putin. Durante la campagna, aveva inoltre condannato i decreti Beneš, che avevano portato all’espulsione di molti tedeschi e ungheresi dalla Cecoslovacchia, sostenendo che “ciò che abbiamo commesso nel 1945 sarebbe oggi considerato una grave violazione dei diritti umani e il governo cecoslovacco, insieme al presidente Beneš, si sarebbero ritrovati all’Aja“.
Schwarzenberg è di nuovo deputato dal 2010 al 2021, nonché presidente della Commissione affari esteri. Si ritira dalla politica per motivi di salute. Ma ancora l’anno scorso, con epica decisione di solidarietà e di sfida, fa dipingere coi colori della bandiera ucraina, gialla e azzurra, la facciata del suo Palazzo Schwarzenberg a Vienna, che si trova esattamente dietro al Memoriale Sovietico.
Europeismo filoamericano e umanesimo scettico di un principe-politico del novecento
Dal sostegno ai dissidenti del socialismo cecoslovacco Schwarzenberg trae una sfiducia profonda verso la Russia e un legame viscerale con gli Stati Uniti, schierandosi a favore della guerra di George W. Bush in Iraq e del progetto di scudo missilistico su suolo ceco, nonostante l’opposizione dei suo stessi Verdi. “Il pericolo non viene dalle armi dei russi. Il pericolo è che i russi non riescano ad accettare l’idea che non apparteniamo più al loro impero. Questo non è un territorio sovietico! Dobbiamo ricordarglielo costantemente.“
Ne trasse anche un suo umanesimo scettico. Come affermava nel 2008 a Le Monde, “Adoro l’arte moderna e i miei migliori amici sono socialdemocratici. Sono di destra o di sinistra? Non ne ho idea. Non ha senso quando vieni da quella parte del mondo.”
Albergatore e selvicoltore, Schwarzenberg risiedeva a piacere in Svizzera, nell’avito castello di Scheinfeld in Media Franconia, nel castello di Orlík nad Vltavou in Boemia, nel castello di Obermurau in Stiria, a Praga o nel Palazzo Schwarzenberg a Vienna. Si definiva un mitteleuropeo con passaporto svizzero. Secondo la rivista economica “Bilanz”, disponeva di un patrimonio di circa 200 milioni di franchi svizzeri. Nel 2022, sua figlia Lila Morgan-Schwarzenberg ha co-diretto e co-scritto un documentario su suo padre e la loro difficile relazione, “Mein Vater der Fürst“.
Foto: R Boed, CC BY-SA