Vulin dimissioni

SERBIA: Cosa c’è dietro le dimissioni di Vulin da capo dell’agenzia di sicurezza?

Le dimissioni di Aleksandar Vulin da capo della Agenzia serba per le informazioni sulla sicurezza (BIA) lasciano aperti molti interrogativi sui motivi reali dietro tale decisione. Il braccio destro del presidente Aleksandar Vučić, da sempre filorusso, è stato accusato da Washington di traffico internazionale di stupefacenti e sanzionato economicamente.

Aleksandar Vulin, capo dell’Agenzia serba per le informazioni sulla sicurezza (BIA), il 3 novembre scorso si è dimesso dall’incarico in modo irrevocabile, specificando che tale scelta è dovuta alle pressioni che Stati Uniti e Unione Europea stanno facendo sulla Serbia. In tale ruolo era stato nominato dal presidente serbo Aleksandar Vučić nel 2022, dopo aver ricoperto i ruoli di ministro degli Interni e della Difesa,

L’accusa di Washington

I maggiori problemi per Vulin sono arrivati negli scorsi mesi da Washington che, tramite il Dipartimento del Tesoro, gli ha imposto delle sanzioni economiche accusandolo di coinvolgimento in varie attività di corruzione e nello specifico di essere implicato nella criminalità organizzata transnazionale. Nel rapporto del dipartimento si legge che gli atti di Vulin hanno favorito la corruzione all’interno delle istituzioni governative della Serbia ed ha mantenuto un rapporto reciprocamente vantaggioso con il noto trafficante d’armi serbo Slobodan Tešič.

Tra le accuse poste a Vulin da Washington c’è poi anche quella di portare avanti attività ostili che “minano la sicurezza e la stabilità nei Balcani occidentali” e rafforzano invece l’influenza di Mosca sulla regione. La vicinanza di Vulin alla Russia non è mai stata negata a Belgrado ed anzi Vučić l’ha confermata, dichiarando che le sanzioni contro Vulin sono dovute proprio ai suoi rapporti con la Federazione Russa.

Nell’occasione delle sue dimissioni Vulin ha spiegato le proprie motivazioni e tra queste quella di non voler essere motivo di ricatti e pressioni sulla Serbia la quale, a suo giudizio, già sta subendo insieme al suo presidente pressioni e minacce “paragonabili soltanto con l’ultimatum austro-ungarico del 1914. Il mio sacrificio è piccolo rispetto alle dimensioni dei santuari che difendo”.

La Serbia di Vučić e Vulin: tra Ucraina, Kosovo e le  prossime elezioni

Le pressioni occidentali sulla Serbia riguardano certamente la posizione rispetto al conflitto in Ucraina e in particolare la mancata approvazione delle sanzioni alla Russia da parte del governo serbo, con Vulin a simboleggiare in modo ingombrante proprio l’esistenza di una vicinanza tra Belgrado e Mosca.

Tuttavia anche un altro fattore potrebbe aver inciso nella decisione dell’ex capo della BIA serba di dimettersi ovvero i fatti violenti di Banjska, in Kosovo, del 24 settembre scorso. Sebbene le responsabilità dell’attacco armato, portato avanti da circa 30 uomini serbi contro la polizia locale, sono state attribuite a Milan Radoičić, ex vice presidente della Lista Serba, il partito dei serbi del Kosovo controllato da Belgrado, presente durante lo scontro a fuoco, non è da escludere che gli Stati Uniti abbiano chiesto a Belgrado il “sacrificio” di un altro rappresentante politico o addirittura che tale scelta non sia stata presa dallo stesso Vučić al fine di non alimentare ulteriori dubbi sui legami esistenti tra il suo governo e l’assalto armato di Banjska.

Tutto ciò succede inoltre in un paese in piena campagna elettorale, in vista del voto del 17 dicembre. Tale chiamata elettorale riguarderà il parlamento, diversi comuni, tra cui quello di Belgrado, e la regione della Vojvodina. Ciò rende Vučić inevitabilmente ancora più attento ad ogni mossa e al riflesso che questa potrebbe avere sull’elettorato. In particolare le dimissioni di Vulin potrebbero essere gradite ad un ipotetico elettore moderato, allontanando una figura estremista e presente sulla scena politica serba ormai da decenni.

Le reazioni a Belgrado

Sulle dimissioni del suo uomo fidato, il presidente si è espresso in modo abbastanza vago, lo ha ringraziato per il contributo dato al mantenimento della sicurezza del Paese, ha ribaltato le accuse provenienti dagli Stati Uniti (“La cocaina non è stata trovata nell’ufficio di Vulin, ma alla Casa Bianca”), ed ha poi aggiunto che le sanzioni sono arrivate solamente per i rapporti di Vulin con Mosca e non per i reati commessi. Stessa tipologia di dichiarazione è arrivata da parte del Movimento dei Socialisti (PS), il partito di cui Vulin è fondatore ed ex presidente.

A Belgrado insomma nessuno sembra voler realmente smentire le accuse portate contro Vulin, si cerca piuttosto di contrattaccare accusando la Casa Bianca. Tale strategia lascia aperti molti dubbi riguardo i motivi reali dietro le dimissioni. Sull’erede di Vulin a capo della BIA invece le incertezze sono poche perché a decidere sarà, come sempre, lo stesso Vučić.

Foto: Vijesti

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

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