La direttrice artistica del Trieste Film Festival Nicoletta Romeo ha inquadrato lo status del cinema centro-orientale e balcanico al centro dell’ultimo panel di Estival, l’evento organizzato da East Journal in collaborazione con Osservatorio Balcani e la Scuola di Studi internazionali dell’Università di Trento.
Una panoramica completa della situazione odierna del cinema nell’Europa orientale, durante la quale Nicoletta Romeo ha toccato svariati punti di riflessione. Alcuni dei punti più approfonditi vertevano attorno al concetto di “nouvelles vagues”, le “nuove onde”, movimenti cinematografici, un mezzo che permette di parlare delle realtà nazionali specifiche.
In Romania
Categorizzare il cinema per onde, movimenti, anche senza il consenso degli autori è una scorciatoia della critica. A Cannes, nel 2022, durante la conferenza stampa di R.M.N., il regista Palma d’Oro Cristian Mungiu ha ripetutamente usato termini molto vaghi e diffidenti quando ha parlato di “questo cosidetto movimento”, che la maggior parte della critica moderna descrive come la Nuovelle Vague rumena – peraltro, forse una delle tendenze cinematografiche che sembra più codificata: si confrontino 4 Mesi, 3 Settimane, 2 Giorni dello stesso Mungiu, La Morte del Signor Lazarescu di Cristi Puiu, o film relativamente meno noti come Miracle – Storia di destini incrociati di Bogdan George Apetri, e i denominatori comuni, oltre alla nazione di provenienza, saranno ben percepibili anche da chi non si occupa di critica ed analisi del film. Certo, un regista non vuole mai essere incasellato in un sistema, e bisogna riconoscere che i citati cineasti hanno nel tempo preso ciascuno una direzione propria, ma questo è un aspetto comune di quasi tutte le nuove onde cinematografiche: ad una prima stagione di vicinanza segue un allontanamento, causato da una maturazione successiva.
In Kosovo
Altra realtà cinematografica di cui si è trattato all’Estival è quella del cinema del Kosovo, dominato negli ultimi anni da cineaste donne. Negli ultimi tre anni, i nomi di Blerta Basholli, Kaltrina Krasniqi, Norika Sefa, More Raca, Luana Bajrami dominano il proprio scenario cinematografico nazionale. Come ha molto sapientemente esposto Nicoletta Romeo, all’origine di questa forma di emancipazione c’è di certo l’appoggio istituzionale, ma dal punto di vista artistico anche una ricerca identitaria che sfocia nell’attivismo: in qualche modo, ognuno dei film sopracitati è la storia di donne che, in una società patriarcale, trovano un modo o un mezzo per distinguersi o per emergere, spesso con risvolti socio-politici.
In Ucraina
Infine, non poteva mancare un pensiero riguardo al cinema ucraino. “Prima non ne parlavamo affatto”, ha esordito la direttrice artistica del festival di cinema centro-orientale più importante d’Italia. Si è iniziato a parlare di cinema ucraino in Italia effettivamente nel post-maidan, con The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy, e successivamente con più interesse solo con Atlantis di Valentyn Vasyanovych. Chiaramente, il Febbraio 2022 ha portato ad un’esplosione di critica riferita al cinema ucraino che precedentemente era quasi vista come una realtà minore. A conclusione della presentazione, non a caso il film proposto e proiettato è stato l’ucraino Klondike di Maryna Er Gorbach, presentato in anteprima italiana allo scorso Trieste Film Festival.