POLONIA: La grande moschea di Varsavia che non fu mai costruita

Negli anni ’30 a Varsavia si progettava di costruire una grande moschea per la comunità musulmana. Ma il progetto non fu mai realizzato per mancanza di fondi.

Breve storia dei musulmani in Polonia

I primi insediamenti di tatari sul territorio polacco-lituano risalgono alla fine del milletrecento, e la prima moschea viene registrata nel cinquecento.

La Confederazione di Varsavia del 1573 adotta leggi all’avanguardia sulla libertà religiosa, per un paese multiculturale con significative minoranze di tatari, ebrei, armeni, ucraini e tedeschi. La comunità tatara crebbe fino a 25.000 persone, costruendo moschee secondo la propria necessità. I tatari erano inquadrati nell’esercito polacco-lituano e contribuirono alla sconfitta ottomana durante l’assedio di Vienna nel 1683 – elemento convenientemente ignorato dalle narrative islamofobe odierne.

Le comunità musulmane nella Polonia interbellica

Prima della spartizione della Polonia nel ‘700, nel paese c’erano 23 moschee e 5 sale di preghiera. Alla sua riemersione come repubblica nel 1918, vi erano 19 comunità musulmane, ciascuna con la propria moschea e cimitero (Kryczyński 1938). La loro ristrutturazione viene finanziata dallo stato polacco, oltre che da emigrati tatari negli Stati Uniti e dal re Fuad d’Egitto. A parte la moschea di Minsk del 1902, in mattoni, tutte le altre erano moschee in legno secondo tradizione.

Nel 1925 viene fondata l’Unione religiosa musulmana (Muzułmański Związek Religijny, MZR), che nel 1936 firma un concordato con la Repubblica Polacca, ricevendo esenzioni fiscali e fondi pubblici. Primo gran muftì ne é Jakub Szynkiewicz, specialista in studi orientali (1884–1966). Per ristrettezze finanziarie tuttavia nel periodo interbellico non vennero costruite nuove moschee, nonostante piani a Vilnius, Varsavia e Łukiszki. La moschea di Vilnius, sede del muftì, era considerata tra le più significative della Polonia e fu visitata dal presidente della repubblica Ignacy Mościcki nel 1930.

Il progetto per la moschea di Varsavia

Mentre le comunità tatare erano prevalenti nell’est del paese, a Varsavia la comunità musulmana includeva ex prigionieri di guerra ed ex dipendenti pubblici zaristi che non volevano rientrare in Unione Sovietica. Erano azeri, circassi, tatari di Crimea e del Volga e altri popoli caucasici (Tyszkiewicz 2002: 118). Il progetto di una moschea, già considerato in periodo zarista, era stato accantonato per via della Grande Guerra. I musulmani si riunivano quindi per la preghiera presso privati o in una sala dell’Istituto Orientale.

Un Comitato per la moschea, autonomo dal MZR, viene fondata dal 1928, che include non solo musulmani ma anche cattolici solidali con l’iniziativa, tra cui il professor Olgierd Górka, segretario generale dell’Istituto Orientale. Il comitato rivolge un appello a tutta la società polacca per la raccolta fondi, ricordando i meriti dei tatari per il paese e la stima di cui la Polonia godeva nel mondo musulmano di quel periodo.

Nel 1934 il Comitato per la moschea riceve un terreno di 300 metri quadri dalla Città di Varsavia e dal Ministero dei Lavori Pubblici. L’anno successivo viene lanciata la gara d’appalto, con una giuria che include il gran muftì, i membri del Comitato e rappresentanti dell’Associazione degli architetti polacchi.

Il bando di gara prevedeva un edificio con sala di culto per 300–350 persone, una biblioteca, una sala conferenze, la cancelleria e l’appartamento privato del Muftì. Tra 67 progetti venne selezionato quello di Stanisław Kolenda e Tadeusz Miazek, ma i lavori non presero mai inizio, per mancanza di mezzi finanziari fino all’invazione nazista della Polonia.

L’intellettuale tataro Ali Ismail Woronowicz cercò di ottenere fondi anche tramite un viaggio di una delegazione di musulmani polacchi nei paesi arabi nel 1939-1940. Woronowicz era conscio che il governo polacco fosse più interessato al “buzz intorno all’erezione della moschea” piuttosto che alla sua effettiva realizzazione.

Dopo la seconda guerra mondiale

Con lo spostamento a ovest dei confini della Polonia dopo il 1945, solo il 10% dei tradizionali villaggi tatari restarono all’interno della nuova repubblica popolare. Le migrazioni interne dispersero ulteriormente la comunità tatara in tutto il paese.

E se prima della guerra oltre il 30% della popolazione era di minoranza craine, ebraiche, bielorusse e di origine tedesca, la Polonia socialista si ritrovava invece largamente omogenea, con il 90% di popolazione cattolica.

L’Islam cominciò a riapparire nel paese dagli anni ’70, come risultato di migrazione di studenti, soprattutto dai paesi arabi socialisti amici, e di rifugiati politici, come dalla Cecenia.

Oggi i 5.000 tatari sono una minoranza tra i 35.000 musulmani di Polonia. Alla tradizionale MZR si affianca dal 2001 la Lega Musulmana. Una moschea viene aperta a Danzica nel 1989, mentre per Varsavia si deve attendere il 2015.

Per approfondire:

Foto: reddit

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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