Cipro si pone alla testa dell’iniziativa UE per aumentare gli aiuti umanitari alla striscia di Gaza, da settimane colpita dai bombardamenti israeliani, attraverso un corridoio marittimo.
Il piano: aiuti via mare da Limassol a Gaza
“Cipro è pronta a contribuire alla creazione di un corridoio marittimo dai porti ciprioti per fornire aiuti a Gaza”, ha affermato martedì 31 ottobre il presidente cipriota Nikos Christodoulides. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe accolto “positivamente” la proposta, secondo Christodoulides, che l’aveva già anticipata ai leader dei 27 stati UE durante il Consiglio europeo di fine ottobre.
Laddove vi siano effettivamente “pause ” nel conflitto, come richiesto dai 27 capi di stato e di governo UE per garantire l’accesso umanitario, Cipro sarebbe pronta a offrire l’uso del porto di Limassol per la pronta consegna via mare degli aiuti umanitari. “Vogliamo essere pronti a iniziare a inviare aiuti non appena ve ne sarà l’opportunità”, affermano da Nicosia.
La posizione di Cipro sullo scacchiere del Levante
Cipro afferma che la sua posizione geografica – solo 370 chilometri di distanza da Gaza – e le buone relazioni diplomatiche con i vicini arabi e con Israele ne fanno un punto di snodo ideale per gli aiuti. Neanche un mese fa, Cipro era servita come luogo di transito per i cittadini stranieri evacuati da Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre.
La Repubblica di Cipro, che non è membro NATO, è tra gli otto paesi membri UE (tutti d’Europa centro-orientale, nonché la Svezia) che ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Anche Cipro, come la Palestina, deve fare i conti con una occupazione militare ormai cinquantennale, nel suo caso da parte della Turchia.
E tuttavia, Cipro mantiene ottime relazioni con Israele ed Egitto, proprio in chiave anti-turca, anche grazie agli accordi sullo sfruttamento delle risorse sottomarine nel Levante. Solo settimana scorsa, Cipro si è astenuta sulla risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiede un cessate-il-fuoco umanitario a Gaza.
I contatti diplomatici
Nei giorni scorsi il ministro degli esteri cipriota Constantinos Kombos ha visitato la Giordania e l’Autorità Palestinese a Ramallah. “In questo momento di crisi, la Repubblica di Cipro ha un ruolo da svolgere”, ha affermato il presidente Christodoulides.
Secondo i funzionari ciprioti, il piano avrebbe il sostegno, tra gli altri, di paesi UE tra cui Irlanda, Spagna, Francia e Paesi Bassi, nonché di nazioni arabe come Egitto, Bahrein, Kuwait, Oman e Giordania.
Ne sarebbero inoltre stati informati gli Stati Uniti e l’Autorità Palestinese, con cui Cipro starebbe determinando quali aiuti siano maggiormente necessari. “Cipro offre la posizione geografica, le infrastrutture e la volontà politica affinché questa proposta possa procedere”, dicono da Nicosia.
Le questioni logistiche
Restano aperte le specifiche modalità logistiche del corridoio umanitario marittimo. Israele intende sincerarsi che gli aiuti europei non contengano nulla che Hamas possa utilizzare a fini militari, e vuole poter controllare il contenuto dei container prima che salpino da Limassol.
Resta inoltre da chiarire se verranno usati navi militari o commerciali, dove attraccheranno per scaricare gli aiuti (direttamente a Gaza o in porti egiziani o israeliani), e quali agenzie internazionali avranno il compito di distribuirli a Gaza.
Intanto, l’Italia ha posizionato a Cipro il pattugliatore d’altura Thaon di Revel della Marina Militare, pronto a imbarcare materiale umanitario in arrivo via aereo dalla base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi e altro materiale reso disponibile dalla Croce Rossa Italia, come affermato dal governo nei giorni scorsi.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi (UNRWA) ha avvertito lunedì che il numero limitato di convogli di aiuti che entrano a Gaza attraverso il valico terrestre con l’Egitto non è sufficiente a soddisfare i “bisogni umanitari senza precedenti” nel territorio.
Già a metà ottobre, la Commissione europea aveva annunciato la volontà di triplicare gli aiuti umanitari a Gaza e di istituire un ponte aereo, progetto tuttavia rimasto solo sulla carta.
Foto: Kaleb Tittle, CC BY-SA