CROAZIA: La mafia fece dimettere il primo ministro Sanader

Ivo Sanader, il primo ministro croato arrestato nel dicembre del 2010, cela dietro di sé una fitta rete di interessi economici, politici e criminali. Nessuno però ha ancora compreso le ragioni delle sue improvvise dimissioni dalla carica di primo ministro rassegnate il 1 luglio del 2009. Nemmeno il diretto interessato non ha mai fornito una definitiva versione dei fatti. East Journal  ha curato un’inchiesta pubblicata su Narcomafie che cercò di fare luce sulla vicenda attribuendo quelle dimissioni a pressioni provenienti da ambienti criminali con cui Sanader era in stretto contatto.

L’ipotesi di East Journal trova oggi conferma nella pubblicazione, da parte di Wikileaks, di un cable indirizzato da Stratfor, una sorta di “think-thank” statunitense dedicato alla sicurezza, all’ambasciata americana a Zagabria. Un dispaccio datato 17 settembre del 2009 e firmato da Marko Papic, il più importante analista per l’Eurasia di Starfor. Papic, facendo riferimento a una fonte segreta, affermava che Sanader aveva rassegnato le dimissioni a causa della criminalità organizzata.

Si legge nel dispaccio che “Sanader aveva alcuni affari con il porto di Ploce” dove la Croazia aveva intenzione di costruire un rigassificatore. Gli interessi personali di Sanader si sarebbero così incrociati con quelli della criminalità organizzata facendosi sempre più stretti. Quando poi Sanader tentò di sottrarvisi, anche a causa delle pressioni internazionali e del giro di vite imposto dall’Unione Europea al crimine organizzato balcanico, la mafia croata gli avrebbe lanciato l’ultimatum: “O abbandoni la politica oppure uccideremo i tuoi familiari”. E Sanader, secondo Papic, ha ceduto alle pressioni.

Con laconico candore l’analista scrive come in Croazia a comandare sia proprio il crimine organizzato, a conseguenza della guerra scoppiata alla dissoluzione della ex Jugoslavia. “Anche in Serbia – ha precisato Papic secondo quanto diffuso da Wikileaks – il crimine organizzato è molto forte e diffuso, ma non così potente come in Croazia perché a Belgrado l’omicidio del premier Zoran Djindjic ha messo in allarme i vertici della classe politica che ha così provveduto a eliminare i contatti con i fuorilegge”. Nel definire maggiore il potere mafioso in Croazia rispetto che in Serbia, il dispaccio di Papic conferma quanto già asserito nell’inchiesta di East Journal pubblicata da Narcomafie, ovvero che mentre la concentrazione mediatica e politica era tutta sulla Serbia, in Croazia la mafia comandava (e comanda) in silenzio. Un silenzio sospetto e pericoloso dato che il Paese è fresco membro dell’Unione e che la rete criminale di Sanader sembra coinvolgere esponenti della politica e della finanza europea.

Sanader, come detto, non ha mai interamente chiarito le motivazioni della sua uscita di scena. Alcuni giorni dopo l’inattesa decisione aveva dichiarato che “non voleva collaborare ai giochi politici di alcuni schieramenti europei che non avevano compreso quanto fosse importante per i ventisette che la Croazia entrasse a far parte dell’Unione europea e che appoggivano le riluttanze della Slovenia. La mia uscita di scena – aveva concluso – vuole riportare alla ragione alcuni Paesi dal proprio comportamento anti-europeo”. Ma nessuno ci ha mai creduto realmente. Poi su di lui si è rovesciata la frana delle accuse di corruzione, malversazione, associazione a delinquere, per le quali è tutt’oggi sotto processo a Zagabria dopo l’estradizione dall’Austria.

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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