A Iași, nell’est della Romania, il luogo del massacro di oltre diecimila ebrei nel 1941 rischiava di finire sepolto da un parcheggio. Oggi c’è invece un museo per ricordare il ruolo della Romania nell’Olocausto.
Un parcheggio sopra il luogo del massacro?
Per decenni, la stazione di polizia di Iași è stata un triste ricordo di uno dei capitoli più oscuri della storia della Romania.
Nel suo cortile, nel giugno del 1941, circa 13.500 ebrei – più di un decimo della popolazione della città – furono radunati e massacrati da una folla di poliziotti, soldati e residenti, mentre altre migliaia furono inviate a morire sui “treni della morte”.
Oltre 80 anni dopo, la Romania sta lentamente facendo i conti con il suo passato, ma pochi romeni sanno molto del massacro avvenuto in questa tranquilla città universitaria.
Il consiglio regionale aveva progettato di riconvertire la vecchia Questura in uffici e di trasformare il suo famigerato cortile in un parcheggio. Il piano è stato sventato da due fratelli, salvando il memoriale dal bulldozer e portando alla creazione di un nuovo museo dedicato all’insegnamento della storia del pogrom.
Il pogrom di Iași del 1941
Negli anni ’30 la popolazione ebraica di Iași era diventata numerosa quasi quanto quella romena. Dal 1938, la dittatura militare filonazista del maresciallo Ion Antonescu iniziò ad applicare leggi antisemite per risolvere il “problema ebraico”. Furono vietati i matrimoni con i romeni, gli ebrei furono esclusi dalle cariche pubbliche, espropriati e privati dei loro diritti. L’occupazione sovietica della Moldavia (fino ad allora parte del territorio romeno) nel 1940 fu attribuita ai “giudeo-bolscevichi”, il che accrebbe l’antisemitismo locale.
Il 22 giuno 1941 la Romania lanciò proprio da Iași l’attacco all’Unione Sovietica, a supporto della Germania nazista. Tra il 28 e il 30 giugno, in seguito ad un attacco orchestrato contro il comando tedesco a Iasi, gli ebrei furono accusati di nascondere armi e di aver sparato contro l’esercito o di aver passato informazioni ai sovietici. I soldati perquisirono le loro case, picchiando, sparando o derubando la popolazione. Migliaia di ebrei, per lo più uomini, furono portati alla Questura e fucilati a gruppi.
I sopravvissuti furono portati alla stazione ferroviaria e furono stipati in vagoni bestiame, le cui finestre e porte erano bloccate. Nel caldo, nella congestione e nella mancanza di acqua e aria, migliaia di persone morirono sui “treni della morte”. Le indagini storiche stimano che in quei giorni furono uccise più di 13.000 persone.
La battaglia dei fratelli Muraru
Alexandru e Andrei Muraru, fratelli gemelli, avevano appreso per la prima volta dell’orrore del pogrom di Iași dal nonno, che aveva assistito allo svolgersi della tragedia quando era uno studente ventenne. “Ci ha detto di aver visto fiumi di sangue provenire dalla questura”, ha detto Alexandru Muraru al Telegraph. “Un’immagine terrificante”.
Alexandru Muraru, deputato di Iași e storico, ha affermato che lui e Andrei, che è l’ambasciatore romeno a Washington, erano tra i pochi a essere consapevoli della storia straziante del massacro del 1941.
L’amnesia della Romania socialista sul destino degli ebrei
Ai romeni cresciuti sotto il regime comunista non è mai stato insegnato nulla del pogrom di Iași; i sopravvissuti ne parlavano a malapena, e la comunità ebraica romena, che nel 1941 costituiva la metà della cittadinanza del paese e vantava 127 sinagoghe, oggi conta solo 300 persone.
Desideroso di saperne di più su ciò che era accaduto a Iași, Muraru ha vinto una borsa di studio per il Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti a Washington DC. “Ho trovato molto scioccante che fosse più facile fare ricerca a Washington che in Romania, perché lì avevano tutti gli archivi romeni”, ha detto. L’orrore di quanto appreso sul pogrom lo ha reso ancora più determinato a garantire che il massacro, e il ruolo della Romania in esso, non venissero dimenticati.
Proprio mentre studiava a Washington, Muraru ha incontrato Radu Ioanid, ambasciatore della Romania in Israele, a cui attribuisce l’idea di “creare uno spazio commemorativo all’interno della questura”.
Gli ebrei di Iași incolpati del bombardamento sovietico
Gli ebrei della città, secondo Muraru, costituirono un comodo capro espiatorio e furono persino falsamente accusati di illuminare gli edifici cittadini per mostrare ai piloti sovietici dove era meglio sganciare le bombe.
Il Museo del Pogrom contiene immagini terribili che mostrano cadaveri che giacciono nelle strade di Iași mentre la gente del posto passa, apparentemente indifferente. Un’altra foto mostra gli ebrei che puliscono i ciottoli dal sangue e dai resti umani. “La brutalità degli omicidi ha sorpreso anche i tedeschi”, ha detto.
Insegnare l’Olocausto anche nelle scuole romene
Si stima che circa 380.000 ebrei siano stati uccisi in Romania durante l’Olocausto. Il paese non ha mai affrontato il proprio ruolo in quelle atrocità.
Ma le cose iniziano a cambiare. Quest’anno, per la prima volta, gli alunni delle scuole romene avranno un programma aggiuntivo obbligatorio e impareranno la storia ebraica e l’Olocausto – e, soprattutto, il ruolo svolto dalla Romania nell’assassinio dei suoi cittadini ebrei.
Il nuovo curriculum ha lo scopo di aiutare gli alunni a “comprendere meglio l’origine e la cultura degli ebrei… e la memoria dell’Olocausto nel 21° secolo”, ha affermato Ligia Deca, ministra dell’istruzione della Romania.
Un nuovo futuro per la comunità ebraica in Romania?
A Iași, la magnifica Grande Sinagoga, costruita nel 1671, è stata restaurata con fondi del governo romeno, rendendola una delle uniche due sinagoghe attive in città.
E mentre molti di coloro che sono sopravvissuti sono emigrati in Israele dopo la guerra, e sebbene la popolazione ebraica della Romania rimanga piccola rispetto alle dimensioni prebelliche, negli ultimi anni centinaia di israeliani hanno acquisito passaporti romeni e avviato attività commerciali nel paese.
Muraru spera che il nuovo programma scolastico e le visite al Museo del Pogrom incoraggino la crescita della comunità ebraica. “Un Paese senza minoranze è un Paese senza futuro”, ha affermato. “Noi in Romania sentiamo sicuramente l’assenza della nostra minoranza ebraica”.
Foto: Sinagoga Mare, Iasi. By