Tra pochi giorni si voterà in Polonia per le elezioni parlamentari. La destra al governo è in vantaggio, ma avrà i numeri per governare?
Il prossimo 15 ottobre si terranno le elezioni parlamentari in Polonia. Destra Unita (ZP-PIS), la coalizione dominata da Diritto e Giustizia (PiS) che rappresenta di fatto il governo uscente, è composta anche da alcuni partiti minori come Porozumienie (Accordo), è in testa in tutti i sondaggi, con circa il 34% dei consensi. Tuttavia occorre sottolineare il progressivo calo dei consensi registrato dai sondaggi. Ancora a settembre Destra Unita era data al 39% mentre precedenti elezioni aveva ottenuto il 43,6%.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Coalizione Civica (KO) è il principale avversario di Destra Unita. Si tratta di un gruppo liberale, europeista, ambientalista, favorevole all’allargamento dei diritti individuali, a vocazione centrista, composto da Piattaforma Civica (PO), i liberali di Modern, i social-liberali di Iniziativa Polacca, e i Verdi. La coalizione – guidata da Donald Tusk, ex premier ed ex presidente del Consiglio europeo – è data al 28%, anch’essa in calo rispetto a precedenti proiezioni.
Rispetto a Destra Unita, la posizione centrista di Coalizione Civica potrebbe aprire ad alleanze con diversi gruppi. Uno di questi può essere Lewica (Sinistra) coalizione progressista polacca, secolarista, ambientalista, femminista e socialista, che i sondaggi proiettano attorno al 10%. Alleato ideale di Coalizione Civica potrebbe essere Terza Via (Trzecia Droga, TD) data anch’essa al 10%. Si tratta di un’alleanza di quattro partiti: il Partito del Popolo polacco (PSL); Polonia 2050, ambientalista, liberale e cristiano democratico; il Centro per la Polonia (CdP), conservatori fuoriusciti da Piattaforma Civica; e Unione democratica europea (UED), una sorta di partito social-liberale. Dominata dal PSL, la coalizione si concentra sul conservatorismo agrario, i valori cristiano-sociali e liberali.
Un piccolo partito, denominato Funzionari del governo locale apartitici (Bezpartyjni Samorządowcy), localista e cristiano-sociale, sta guadagnando qualche timido consenso nelle ultime settimane, attestandosi attorno al 2%. Si tratta della compagine più difficile da sondare, e potrebbe raccogliere il voto dei delusi della Coalizione Civica. Tuttavia, per entrare alla Camera (Sejm) dovrà superare il quorum del 5%.
All’estrema destra dello spettro politico c’è infine Konfederacja, data al 10% dei consensi. Il partito nasce nel 2019 dall’unione di KORWiN, acronimo che ricalca il nome del suo fondatore, Janusz Korwin-Mikke, e il Movimento Nazionale (Ruch Narodowy). Si tratta di un partito euroscettico, omofobo e xenofobo, antifemminista e assai vicino ai settori più radicali della Chiesa cattolica, contrario all’aborto e all’immigrazione, a tratti antisemita. Si definisce un partito nazional-liberale e in materia economica appoggia teorie ultra-liberiste, differenziandosi in questo dal partito di governo, Diritto e Giustizia, con cui invece condivide una visione della società fortemente tradizionalista.
Il numero degli indecisi è intorno all’8%. La maggioranza alla Camera si ottiene conquistando 231 dei 460 seggi. Non è affatto sicuro, con questi numeri alla mano, che Destra Unita abbia i numeri per governare, nemmeno alleandosi con l’estrema destra di Konfederacja. Una simile alleanza, che produrrebbe il governo più a destra d’Europa, è visto come fumo negli occhi dagli altri partiti che potrebbero dare vita a un governo di coalizione solo per impedire questo scenario.
I temi della campagna elettorale sono gli stessi da mesi. L’immigrazione, anzitutto, e la lotta contro la magistratura sono i temi cari alla destra. I diritti individuali, l’uguaglianza di genere, sono invece gli argomenti della sinistra. A tenere banco negli ultimi giorni sono state le dimissioni di due generali dell’esercito polacco, entrati in contrasto con il ministro della Difesa, Mariusz Błasczak, che si era scagliato contro di loro accusandoli di negligenza a causa del missile russo caduto sul suolo polacco e “scoperto” solo quattro mesi dopo. Il silenzio dell’esercito sull’accaduto – motivato dalla volontà di non coinvolgere direttamente un paese NATO nel conflitto – è stato usato dal governo per spingere alle dimissioni i due generali sgraditi, cavalcando così a scopo elettorale il tema della sicurezza nazionale.
Ma sono due visioni antitetiche della Polonia a scontrarsi in queste elezioni: quella che invoca la chiusura, la tradizione, l’euroscetticismo, il sovranismo, il protezionismo, difende il ruolo della Chiesa ed è tentata dall’accentramento autoritario del potere (rappresentata dalla destra) e quella che auspica una società aperta, cautamente progressista, moderatamente ambientalista, vagamente femminista, saldamente europeista e liberista (rappresentata dal centro-sinistra). Sono due percorsi diversi, due destini, quelli che si mescoleranno nelle urne domenica 15 ottobre. Ma solo una sarà la strada.
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Immagine MON (under CC BY-NC-ND 3.0 PL)