Il noto oppositore di Putin Vladimir Kara-Murza é stato trasferito in una colonia penale in Siberia. È l’ennesimo attacco del regime putiniano alla società civile russa e ai diritti umani.
La condanna
Era lo scorso aprile quando Vladimir Kara–Murza fu condannato a 25 anni di prigione per avere criticato l’aggressione russa in Ucraina. Il giornalista e politico russo, il quale è anche in possesso della cittadinanza inglese per i suoi trascorsi nel Regno Unito, è una delle tante vittime di una repressione che dall’inizio della guerra in suolo ucraino si è fatta sempre più pervasiva e crudele. Kara-Murza fu accusato di diffondere notizie false riguardo l’esercito russo, di collaborazione con organizzazioni “non desiderabili” – per cui si intende il suo passato rapporto con Open Russia – e di alto tradimento. Quest’ultima voce quasi sicuramente è stata inserita per punire i numerosi contatti del politico con le democrazie occidentali.
Il pretesto per il suo arresto fu un suo discorso davanti a politici statunitensi qualche mese dopo l’inizio della campagna ucraina – all’Assemblea legislativa dell’Arizona – in cui denunciava i crimini di guerra delle forze di Mosca e il bombardamento di scuole e ospedali.
Kara-Murza ricevette il massimo della pena, la sua condanna fu dunque esemplare, si potrebbe dire sproporzionata, ed è difficile non vedere in essa un richiamo ai tempi bui dello stalinismo, durante i quali i nemici dello Stato erano minacce “potenziali” prima che reali. Un’analogia evidenziata anche dallo stesso oppositore nel suo ultimo discorso davanti alla corte prima della sentenza.
Ma questa condanna non è stata il primo tentativo di silenziare l’ex consigliere di Boris Nemtsov, tanto che furono ben due i tentativi di avvelenamento a suo carico. Kara-Murza, infatti, era da tempo un personaggio scomodo. Ad esempio, fu grazie al suo impegno se negli Stati Uniti si arrivò all’adozione del Magnitsky Act, una legge che avrebbe aiutato a sanzionare quei rappresentanti della società russa che si macchiavano di violazioni dei diritti umani.
Direzione Siberia
Ora è giunta la notizia che dalla scorsa settimana si trova nella colonia penale di massima sicurezza di Omsk, a circa 2’700 km da Mosca, nella regione siberiana, dove é stato immediatamente rinchiuso in una cella di isolamento. Il suo avvocato, Vadim Prokhorov, denuncia che tali condizioni di detenzione metterebbero a rischia la già precaria salute del suo assistito, il quale soffrirebbe di polineuropatia, un disturbo del sistema nervoso che ha sviluppato in seguito ai tentativi di avvelenamento avvenuti nel 2015 e nel 2017 e che risulterebbe incompatibile con la reclusione in carcere. Inoltre, il suo trasferimento da una prigione di Mosca alla Siberia si è consumato prima che la sua richiesta di appello contro la sua condanna fosse considerata.
Kara-Murza direbbe che la pena che pesa sulle sue spalle è il segnale che ha contrastato l’autocrazia di Putin nel migliore dei modi, solo di una cosa si pente, “di non avere convinto abbastanza i miei compatrioti e i politici dei paesi democratici dei pericoli che l’attuale regime del Cremlino pone per la Russia e per il mondo”. Un pericolo che dal febbraio del 2022 abbiamo imparato a conoscere sempre meglio.