Nelle ultime settimane si sono susseguite le reazioni alla recente approvazione, da parte dell’assemblea legislativa di San Pietroburgo, di una legge omofoba che de facto ri-criminalizza l’omosessualità. La legge, che converte in reato anche solo parlare del tema in pubblico, é stata condannata da tutte le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani, dall’amministrazione Obama e dalle istituzioni europee. Molti attivisti hanno invitato la comunità LGBT internazionale a boicottare San Pietroburgo e, in generale, la Russia riaprendo così un vecchio dibattito (quello sull’utilità o meno di questo genere di boicottaggi) che ha finito per coinvolgere anche una delle regine della comunità gay, la cantante Madonna, a cui la giornalista e scrittrice lesbica Masha Gessen ha chiesto pubblicamente di cancellare un concerto previsto per il prossimo agosto.
Il comunismo sovietico fu un regime profondamente omofobo che perseguitò sistematicamente e senza pietà la comunità LGBT. L’omosessualità rimase illegale in Russia (e nel resto dell’URSS) durante tutto il periodo sovietico e fu legalizzata (nel 1993) solo dopo il “crollo” del regime. Nell’ultimo “Rainbow Index” elaborato dall’organizzazione ILGA-Europe la Russia ha ottenuto -2 punti in una scala che va dal -4 dell’Ucraina al +12,5 del Regno Unito (passando per lo zero dell’Italia berlusconiana). Non vi sono né leggi contro l’omofobia né norme anti-discriminazione e non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT. Le persone che si sottopongono ad una operazione di riattribuzione chirurgica di sesso possono ottenere il riconoscimento amministrativo del cambio di genere ma, se sono sposate, debbono previamente divorziarsi (In Italia oltre al divorzio é prevista anche la sterilizzazione obbligatoria). Una situazione difficile, quindi, che é resa ancor più difficile dall’azione, assolutamente deleteria, della chiesa ortodossa e dalla presenza di una propaganda omofoba governativa particolarmente aggressiva. Vladimir Putin ha mantenuto un atteggiamento estremamente ostile ai diritti LGBT sin dal suo arrivo al potere. Negli ultimi anni il regime Putiniano ha moltiplicato gli atti e le dichiarazioni omofobe. Le celebrazioni del Gay Pride sono state ripetutamente proibite dalle autorità che le hanno represse duramente. L’Omofobia di stato ha coinvolto recentemente persino le preparazioni per le Olimpiadi Invernali che si terranno a Sochi nel 2014. Le autorità russe hanno proibito, infatti, l’organizzazione di una “Pride House” nel villaggio Olimpico durante i giochi. Un’insieme di comportamenti discriminatori per i quali negli ultimi anni le autorità russe sono state condannate, a più riprese, da molte istituzioni internazionali come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (ECHR).
La legge e il suo contesto
La legge di San Pietroburgo, che entrerà in vigore il prossimo 1 di Aprile, é stata approvata dalla “duma” locale in terza e ultima lettura il 29 febbraio scorso, dopo mesi di vive polemiche e proteste tanto dentro come fuori le frontiere della Federazione Russa, ed é stata promulgata poco dopo dal governatore della città Georgy Sergeyevich Poltavchenko che si é felicitato per la sua approvazione (Georgy Sergeyevich, del resto, aveva dato il suo appoggio entusiasta alla legge già il passato dicembre affermando che “non c’é nulla di più disgustoso che la propaganda di queste cose”).
Alla votazione finale erano presenti solo 35 dei 50 deputati che formano l’assemblea (le ultime elezioni locali si sono tenute nel dicembre del 2011, in contemporanea alle elezioni per la Duma di Stato dell’Assemblea Federale, e la distribuzione dei seggi che é uscita dai seggi -o dai brogli- é la seguente: Russia Unita 20; Russia Giusta 12; Partito Comunista 7; Yabloko 6; Partito liberal-democratico di Russia (Zhirinovskij) 5). A favore hanno votato 29 deputati, contro la legge si sono espressi 5 dei 6 membri di Yabloko mentre il leader del partito, Grigory Yavlinsky si é astenuto.
La legge (che é, tra molte altre cose,anche un ottimo esempio di quanto avesse ragione Camus a dire che: “Mal nommer les choses, c’est ajouter au malheur du monde”) é stata presentata dal deputato di Russia Unita (il partito di Putin) Vitaly V. Milonov (un fervente sostenitore della chiesa ortodossa che in passato ha definito i gay dei “pervertiti”). Milonov, che ha accusato i difensori dei diritti delle minoranze sessuali di stare conducendo una campagna aggressiva di “conversione” dei bambini russi con l’appoggio dei governi occidentali(un’accusa per la quale é stato querelato per diffamazione dall’attivista Nikolai Alekseev), afferma che il fine della legge é quello di “proteggere i minori” da una fantomatica “propaganda omosessale”. A questo fine la norma proibisce qualunque manifestazione pubblica della “sodomia, del lesbianismo, del bisessualismo, della transessualità”, stabilisce una gravissima, folle ed intollerabile (oltre che infame) equiparazione tra le minoranze sessuali e la pedofilia e proibisce qualunque tentativo di presentare una “immagine distorta” del matrimonio “tradizionale” comparandolo a quello tra persone dello stesso sesso.
In pratica, come ha sottolineato anche ìl leader del Russian L.G.B.T. Network Igor Kochetkov, questa legge rende impossibile il lavoro delle organizzazioni LGBT nella lotta contro l’omofobia e i crimini di odio, proibisce le manifestazioni pubbliche dell’omosessualità (a partire dal Gay Pride) e criminalizza qualunque campagna di prevenzione del bullying omofobo come, per esempio, il famoso “It Gets Better Project” americano (una campagna, lanciata dall’attivista Dan Savage, che ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti e il cui obbiettivo é inviare messaggi di appoggio agli adolescenti omosessuali via Youtube, per incoraggiarli ad aver fiducia, lottare e non cedere alle sopraffazioni e agli abusi di cui troppo spesso sono vittime da parte di coetanei e adulti omofobi). La norma, che é stata inasprita mano a mano che l’assemblea l’approvava nelle varie letture che si sono susseguite, prevede che la violazione della legge sia punita con multe fino a 500.000 rubli (circa 13000 euro) per ogni “atto pubblico” che promuova l’omosessualità.
Si tratta, quindi, di un testo chiaramente liberticida che viola, tra l’altro, l’art. 10 della Convenzione europea dei diritti umani (che garantisce il diritto alla libertà di espressione e di opinione) e la stessa costituzione Russa. L’ attivista per i diritti LGBT russo Nikolai Alekseev l’ha definita como “nulla meno che una barbarie medioevale”.
E’ Importante sottolineare che quella di San Pietroburgo é solo l’ultima in una serie di leggi omofobe che sono state approvate negli ultimi tempi in varie città Russe. Arkhangelsk (Arcangelo in italiano), Rjazan’ e Kostroma, infatti, hanno già proibito la cosiddetta “propaganda omosessuale” e nella stessa capitale, Mosca, si sta dibattendo una legge molto simile. L’ex governatrice di San Pietroburgo e attuale presidenta del Consiglio della Federazione Russa (la camera alta dell’Assemblea Federale Russa), Valentina I. Matviyenko ha affermato che la legge potrebbe essere estesa a breve a tutto il territorio Russo. Matviyenko ha fatto così suo l’auspicio formulato dalla chiesa ortodossa Russa che si é felicitata dell’approvazione della legge omofoba e ha chiesto, appunto, che sia estesa a tutto il territorio nazionale.
Condanna Internazionale
L’approvazione di questa legge ha suscitato, com’era prevedibile, un’ondata di reazioni di condanna. Il parlamento europeo ha approvato una risoluzione di condanna molto dura e il dipartimento di Stato Americano ha espresso, in un comunicato, la sua forte preoccupazione per una norma che riduce la libertà di espressione e di manifestazione delle persone LGBT chiedendo ufficialmente alle autorità russe di “proteggere queste libertà e incoraggiare il rispetto dei diritti di tutti i cittadini”. Persino il governo canadese (che pure é lungi dall’essere gay-friendly) ha condannato con durezza quanto avvenuto.
Manifestazioni di condanna sono state organizzate davanti ai consolati e ambasciate russe di Berlino, Buenos Aires, Milano, Antwerp (Anversa), Lisbona, Parigi e Rio de Janeiro. La piattaforma AllOut ha lanciato una petizione (cui si può aderire cliccando qui) alla quale hanno aderito già più di 270mila persone e una campagna di boicottaggio contro la Russia (il boicottaggio di un paese considerato come omofobo é uno degli strumenti di pressione usati tradizionalmente dalle organizzazioni e comunità LGBT. Anche l’italia berlusconiana negli ultimi anni é stata oggetto a più riprese di un dibattito sul tema).
Masha Gessen e Madonna
Anche la famosa giornalista e scrittrice lesbica Masha Gessen (che ha pubblicato recentemente un libro molto interessante sul regime russo intitolato: “The Man Without a Face: The Unlikely Rise of Vladimir Putin”, Granta Books, London, 2012) ha lanciato un appello a individui e organizzazioni affinché boicottino San Pietroburgo in un post pubblicato nel blog “latitude” del sito del New York Times. Masha Gessen si é rivolta in particolare alla cantante e gay royalty Madonna (che l’anno scorso ha aperto una mega-palestra nel centro di Mosca) a cui ha chiesto di cancellare un concerto che la cantante dovrebbe tenere a San Pietroburgo il prossimo 9 di agosto. Madonna, che, come Lady Gaga, é una gay icon la cui importanza per la comunità LGBT non può essere sovrastimata ha risposto in un messaggio nel suo facebook in cui ha detto che: “Sono una combattente per la libertà. Il mio show, le mie canzoni, il mio lavoro e la mia arte, sono tutti a favore della libertà di espressione. Libertà di scegliere, di parlare e di agire. Sempre con umanità e compassione. Verrò a San Pietroburgo per parlare in favore della comunità gay, per sostenere la comunità gay e dare sostegno e ispirazione a chiunque si senta oppresso. Io non rifuggo le avversità. Parlerò durante il mio show di questa ridicola atrocità“. Alcuni attivisti russi non hanno apprezzato la presa di posizione della cantante e hanno annunciato che boicotteranno il concerto.
Questa non é la sede per entrare in un dibattito sull’opportunità o meno del boicottaggio di San Pietroburgo. Il concerto di Madonna si farà e si può sperare che si trasformi nel più grande Gay Pride mai organizzato in Russia. Al tempo stesso molti gay e imprese gay-friendly boicotteranno la Russia e sceglieranno un altro paese per le loro vacanze o business. Le associazioni LGBT russe hanno già annunciato che lanceranno una serie di ricorsi legali sia in Russia che a Strasburgo e la Russia sarà, senza dubbio,condannata di nuovo dall’ECHR.
Quello che é assolutamente certo é che questa legge non fermerà la marcia dei gay, delle lesbiche, dei transessuali, degli intersessuali e dei bisessuali russi verso l’eguaglianza e la dignità. Come ha detto Igor Kochetkov: “voi potete anche votare una legge che spenga la luce del sole, ma nessuno di voi ha il potere di farlo”.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
E’ vero che parlar male del nostro Paese é di moda ma sostenere che: “(in Italia oltre al divorzio é prevista anche la sterilizzazione obbligatoria)” lascia perplessi. Ma da dove attinge queste notizie l’autore dell’articolo?
E’ ua cosa che ha molto sgomentato anche me. Da quel che so in Italia una persona può cambiare il proprio nome a seguito di disforia sessuale solo dopo che il soggetto ha subito degli interventi di chirurgia plastica ai genitali ed un intervento di sterilizzazione chirurgica permanente. La legge di riferimento dovrebbe essere la 164 del 1982. Tra le cose da fare per cambiare sesso è prevista obbligatoriamente la sterlizzazione. Un saluto
Matteo
Gent. Signor Bonaiti.
Mi sorprendo della sua sorpresa.
Lei ha scritto un commento al mio primo post in cui affermava erroneamente che io ho comparato in generale la situazione dei diritti LGBT in Italia a quella della Russia e della Bielorussia.
Ora si dichiara perplesso per quello che ho scritto sulle Trans.
Che in Italia le persone Trans siano divorziate per legge ,anche se non vogliono,nel quadro del processo di riattribuzione del sesso é noto.
Sulla sterilizzazione le cito come esempio quello che scrive Ilga Europe nel suo rapporto sull’italia:
Legal gender recognition of trans people.
Italy has administrative procedures to obtain legal gender recognition – however only after compulsory sterilisation and compulsory divorce.
Le faccio notare che ho scritto un lungo post sulla Российская Федерация, lo trova più in alto, sopra a questo commento.
La invito a leggerlo.
Buona giornata