Croazia in Europa

CROAZIA: Dieci anni di Unione Europea

Nel decennale dell’adesione della Croazia all’Unione Europea, Zagabria festeggia crescita economica e le recenti adesioni all’Euro e all’area Schengen. Tuttavia le sfide ancora da risolvere sono tante e riguardano anche i rapporti con la vicina Serbia.

Dieci anni fa, il 1° Luglio 2013, la Croazia entrava ufficialmente a far parte dell’Unione Europea dopo oltre cinque anni di negoziati. Zagabria fece domanda di adesione all’UE il 21 febbraio 2003, ottenne lo status ufficiale di candidato nel giugno dell’anno successivo e le trattative con Bruxelles iniziarono nel marzo del 2005.

Si tratta ancora oggi dei più lunghi negoziati per l’adesione di un paese membro e su questo hanno influito anche i problemi riscontrati con il Tribunale dell’Aja, che chiedeva massima collaborazione nell’arresto dei criminali di guerra, e con la Slovenia con cui era ancora viva una controversia territoriale riguardo la baia di Pirano davanti a Trieste. L’adesione all’Ue ha certamente rappresentato per il paese un evento estremamente significativo che era stato preceduto di cinque anni dall’entrata nella NATO.

Il decennale dell’adesione all’UE è stato accolto con entusiasmo anche dalla politica croata e in particolare dal primo ministro Andrej Plenković che ha definito fantastici questi primi dieci anni della Croazia in UE ed ha sottolineato i meriti del suo partito conservatore, l’Unione Democratica Croata (HDZ), nel portare aventi una “costante politica europeista”.

I risultati ottenuti e le sfide ancora aperte

La Croazia nell’Unione Europea ha ottenuto alcuni importanti risultati economici, in generale ha ridotto il gap economico con gli altri paesi UE e nell’ultimo anno ha raggiunto altri due obbiettivi: l’adesione all’euro e all’area Schengen. Quest’ultima nello specifico per Zagabria ha significato l’abbattimento delle frontiere con i paesi membri a lei confinanti quali Slovenia e Ungheria. Come simbolo dei progressi della Croazia all’interno dell’Unione Europea viene spesso citato il ponte di Sabbioncello (Peljesac) costruito anche grazie ai finanziamenti di Bruxelles e che unisce all’altezza della località di Komarna le due regioni costiere del paese altrimenti divise dalla baia di Neum che invece appartiene alla Bosnia Erzegovina.

Sulla crescita economica del paese nell’ultimo anno ha inciso anche il cambio della valuta in uso: l’euro ha portato, come in gran parte d’Europa, un generale aumento dei prezzi che nemmeno il governo conservatore di Plenkovic è riuscito a frenare. Costi di prezzi e servizi sono aumentati e i controlli effettuati dal governo su 1000 negozi hanno portato a 240 denunce per immotivato aumento delle tariffe. Secondo gli esercenti tale inflazione non è da collegarsi al cambio di moneta ma a un generale aumento dei costi precedente al 2022. Dati maggiormente precisi arriveranno nel corso dei prossimi anni.

I problemi da affrontare dopo Schengen

L’entrata del paese balcanico nell’area Schengen, ufficializzata invece il 1° gennaio 2023, ha avuto ripercussioni anche nei rapporti con i paesi confinanti nell’area balcanica: Bosnia Erzegovina e Serbia in particolare. A partire probabilmente dal 2024 per entrare nell’area Schengen sarà necessario compilare un nuovo modulo online denominato ETIAS (European Travel Information and Authorization System). Ciò provocherà inevitabili rallentamenti nel passaggio di persone e merci e da tali novità chi avrà maggiori perdite in termini di export saranno proprio i due paesi extra UE.

Su Serbia e Bosnia Erzegovina grava anche, e adesso con maggior peso, la gestione della rotta balcanica dei migranti che dalla Grecia e dalla Turchia arriva in Europa. Zagabria ha intensificato i controlli lungo i punti di passaggio e ciò preoccupa di più conoscendo i molteplici episodi di violenza che si sono verificati lungo il confine serbo-croato e soprtutto tra Croazia e Bosnia Erzegovina. Uno dei primi casi di questo genere è stato quello di Madina Hussiny, bambina di 6 anni afghana, che nel 2017, dopo essere stata respinta alla frontiera tra Croazia e Serbia insieme alla sua famiglia, fu travolta e uccisa da un treno mentre camminava lungo dei binari. L’anno successivo la stessa polizia sparò contro un camion che non si era fermato all’alt e ferì nove persone di cui due minori. Solo nel 2020 i respingimenti di massa alla frontiera di cui abbiamo notizia sono 16.500.

I rapporti con Belgrado e Sarajevo

In generale, Belgrado e Sarajevo lamentano un peggioramento dei rapporti politici ed economici con Zagabria e ciò non sembra poter migliorare nel prossimo futuro soprattutto se Belgrado e Sarajevo resteranno fuori dall’UE.

I loro processi di adesione sono iniziati negli stessi anni della Croazia, ma hanno incontrato maggiori difficoltà e ancora oggi sono in fase di stallo. La Bosnia-Erzegovina ha raggiunto lo status di paese candidato solo nel dicembre del 2022, dopo sei anni dalla domanda di adesione, e adesso deve attuare 14 priorità fondamentali per dare inizio ai negoziati. La Serbia, che ha fatto domanda di adesione nel dicembre del 2009 e per cui i negoziati sono iniziati nove anni fa, deve risolvere varie questioni su cui Bruxelles ha dato parere negativo. Tra i temi di maggiore contrasto la giustizia e i diritti fondamentali, liberta, sicurezza e ambiente. Su quest’ultimo il giudizio di Bruxelles è stato completamente negativo. A questi temi si aggiunge la mai raggiunta risoluzione delle storiche controversie con il Kosovo.

La Croazia compie 10 anni in Unione Europea e da un anno circa è tra i 15 paesi del mondo che fanno parte della NATO, del UE, di Schengen e dell’Euro. Guardandosi indietro il paese è certamente cresciuto a livello economico ed ha potuto giovare degli incentivi economici arrivati da Bruxelles tuttavia Zagabria ha adesso davanti a se i problemi che tale processo di crescita ha inevitabilmente accresciuto: dal rapporto con gli altri paesi dell’area balcanica, ancora fuori dall’UE e quindi svantaggiati, fino alla gestione dei migranti di cui la politica croata continua a non occuparsi in modo serio e trasparente.

Foto: Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

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