Il nuovo decreto del governo Orbán introduce ulteriori restrizioni per gli insegnanti: i sindacati paventano 5000 dimissioni
Arriva la risposta del governo ungherese a quelle che sono state le manifestazioni più partecipate degli ultimi anni nel paese: insegnanti e studenti sono infatti scesi in piazza a più riprese per denunciare salari da fame (a inizio servizio, un insegnante guadagna poco più di 400 euro), precarietà (i fondi all’istruzione sono scesi del 16% dall’arrivo al potere di Viktor Orbán) e intromissione dello Stato nelle scuole, oltre che per reclamare lo stesso diritto allo sciopero, duramente colpito dalle istituzioni.
La legge della vendetta
Con 136 voti a favore e 58 contrari, il governo Fidesz ha approvato il “decreto sullo statuto”, presto rinominato dagli insegnanti “legge della vendetta”. Si tratta di una versione leggermente meno radicale di quella inizialmente proposta, che prevedeva addirittura il diritto per i dirigenti scolastici di sorvegliare telefoni e computer degli insegnanti.
L’attuale decreto, che entrerà in vigore il primo gennaio 2024, prevede innanzitutto un cambio di status giuridico della professione dell’insegnante, che non sarà più equiparata a quella dei funzionari di Stato. Gli insegnanti saranno valutati annualmente e le progressioni salariali saranno indicizzate sui risultati del giudizio. Il diritto allo sciopero viene ulteriormente colpito: in caso di interruzioni scolastiche durante l’anno, è previsto un allungamento delle lezioni fino al 15 luglio.
Gli insegnanti potranno rifiutare lo statuto e dovranno comunicarlo tra il 15 e il 30 settembre: in questo caso potranno lasciare il posto di lavoro, con uno o due mesi di indennità in base all’anzianità.
I sindacati fanno sapere che il sistema educativo rischia il collasso: 5000 insegnanti, secondo le stime ottenute tramite un’indagine, potrebbero dimettersi a seguito dell’introduzione del nuovo decreto. In una situazione di già forte penuria dovuta ai pessimi salari (relativamente ancora più esigui se si tiene in conto il fatto che l’Ungheria ha uno dei tassi di inflazione più alti d’Europa), sarà impossibile garantire il regolare svolgimento delle lezioni.
Le accuse a Bruxelles
Finora il governo Orbán si era già mosso per contrastare le ondate di scioperi e manifestazioni: chiamando in causa la Corte di giustizia, aveva emesso a febbraio 2022 un decreto che impone agli insegnanti un servizio minimo da garantire nelle scuole, la cui fascia oraria è quella del normale svolgimento delle lezioni. Il concetto stesso di sciopero, quindi, era già venuto a mancare e gli insegnanti hanno iniziato ad optatare per forme di “disobbedienza civile”.
Ovviamente, la retorica di Orbán si era presto adattata alla situazione: secondo il premier, i salari non possono essere aumentati perché la Commissione europea ha sospeso 7.5 miliardi di euro del Fondo di Coesione per violazione dello Stato di diritto.
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