Cosa succede a un paese quando si decide di gettare dalla finestra i manuali di economia, scartando in modo assertivo i principi economici convenzionali? La Turchia si configura, in tal senso, come un interessante laboratorio di osservazione dell’applicazione di una linea non ortodossa di politica economica, ribattezzata “Erdoganomics“. Si tratta, in sostanza, di un approccio totalmente antitetico rispetto alle dottrine economiche tradizionali. Infatti, i principi basilari che strutturano le politiche monetarie generalmente adottate indicano che l’inflazione cresce quando i tassi di interesse sono bassi, in quanto i consumatori hanno una capacità di spesa maggiore. Il presidente turco ha costantemente mantenuto bassi e perfino tagliato i tassi di interesse, anche a fronte degli astronomici tassi di inflazione che, ad ottobre 2022, hanno raggiunto l’85.5%, il valore più alto negli ultimi 24 anni, per poi lentamente ridiscendere nei mesi precedenti alla campagna elettorale e alla riconferma di Erdoğan. Rispetto alle scelte controcorrente operate dal suo governo in campo economico, il capo di stato ha sempre addotto come motivazione la prescrizione islamica che proibisce il pagamento di interessi, considerato una forma di usura, sostenendo, inoltre, che queste contribuiscano ad un rilancio del manifatturiero e dell’export. La nomina di Hafize Gaye Erkan alla direzione della Banca Centrale e, contestualmente, di Mehmet Şimşek alla guida del Ministero del Tesoro e delle Finanze potrebbe costituire un primo segnale di inversione di tendenza per quanto concerne le politiche economiche del governo turco.
Hafize Gaye Erkan: la “fantastica ragazza turca”
Il 9 giugno scorso il presidente Erdoğan ha ufficialmente nominato con un decreto Hafize Gaye Erkan quale nuova presidente della Banca centrale turca, prima donna nella storia del paese a ricoprire tale carica. Erkan succede a Şahap Kavcıoğlu, ex parlamentare dell’AKP, scelto dal Reis dopo una serie di governatori e funzionari della Banca centrale estromessi dallo stesso leader turco tra il 2019 e il 2021 in quanto contrari alla sua linea di politica monetaria basata sul taglio dei tassi di interesse, nel quadro di un processo di erosione dell’autonomia dell’autorità monetaria e di accentramento dei poteri nelle mani dell’esecutivo.
Nata a Istanbul nel 1979 da una famiglia originaria di Elazığ, nell’est della Turchia, Hafize Gaye Erkan ha frequentato il prestigioso İstanbul Lisesi, dove ha ricevuto un’educazione in lingua turca e tedesca, per poi laurearsi a pieni voti in Ingegneria industriale presso l’Università del Bosforo nel 2001. Nel 2006 ha conseguito un PhD in Ricerca operativa e Ingegneria finanziaria all’Università di Princeton, negli Stati Uniti, continuando successivamente la sua carriera accademica di ricercatrice alla Harvard Business School e alla Stanford Graduate School of Business.
Nel 2005 è stata assunta presso Goldman Sachs, una delle banche d’affari più note al mondo, diventandone componente del consiglio di amministrazione nel 2011. Nel 2014 è entrata nell’organico di First Republic, banca commerciale con sede a San Francisco fallita nel maggio 2023, di cui è diventata co-amministratore delegato nel 2017, unica donna under 40 a ricoprire tale carica in una delle 100 più grandi banche statunitensi.
Nel 2019 è stata inserita da Crain’s nella lista delle “più importanti donne nel mondo bancario e finanziario” e, nello stesso anno, il suo nome è apparso nella lista delle “Women to Watch” della rivista American Banker, guadagnandosi l’appellativo, con il quale è conosciuta negli Stati Uniti, di “fantastica ragazza turca”.
Un cambio di rotta?
La nomina di Hafize Gaye Erkan, accompagnata alcuni giorni prima da quella del nuovo Ministro del Tesoro e delle Finanze Mehmet Şimşek, per anni chief economist e stratega presso la sede londinese della banca d’investimenti Merrill Lynch, suggerisce un netto cambio di passo nella conduzione dell’economica turca, come fanno intendere le parole dello stesso neoministro, il quale ha affermato che “La Turchia non ha altra scelta se non quella di ritornare a delle basi razionali nella gestione dell’economia”.
Dopo lunghi colloqui e confronti, Erdoğan sembra essere stato convinto da Şimşek, con il supporto di Selçuk e Haluk Bayraktar, a ribaltare il paradigma di politica monetaria fino ad ora tenacemente perseguito, nominando Erkan alla guida della Banca centrale, aprendo nuovamente a quei funzionari estromessi dal presidente turco negli anni precedenti e promuovendo un ambizioso processo di revisione dell’economia nazionale basato sul rialzo dei tassi di interesse, atto a porre nuovamente al centro la trasparenza, la predittività, la stabilità dei prezzi e la conformità con le norme economiche convenzionali.
Tante sono le incognite e le sfide che si stagliano davanti a Erkan e Şimşek, prime fra tutte la ricerca di garanzie di autonomia e libertà di decisione per implementare i propri modelli e la necessaria quanto ardua opera di rispristino della fiducia degli investitori, in modo da dimenticare e consegnare definitivamente al passato le politiche legate al mantenimento dei bassi tassi di interesse.
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