In Macedonia del Nord, la possibile riforma della costituzione volta a risolvere la diatriba con la Bulgaria spacca la politica e l’opinione pubblica. Da diversi anni, l’identità nazionale macedone viene messa in discussione dalla Bulgaria, che fino all’anno scorso aveva posto il proprio veto sulla candidatura di Skopje all’Unione Europea. L’opposizione e parte dell’opinione pubblica macedone sono però contrarie agli emendamenti che dovrebbero venire incontro alle richieste bulgare, e il primo ministro Dimitar Kovačevski non ha i numeri in parlamento.
Un vicinato turbolento
Nel 2017, i rapporti tra Sofia e Skopje sembravano essersi distesi con la firma dell’accordo di buon vicinato. Per contro, l’accordo non è mai decollato e le tensioni si sono acuite nel 2020 quando la Bulgaria ha deciso di bloccare l’avvio dei negoziati di adesione all’UE della Macedonia del Nord.
Sono seguiti poi forti contrasti, con le accuse di Sofia di discriminazione della minoranza bulgara da parte delle istituzioni della Macedonia del Nord e con il rifiuto di riconoscere la lingua e la cultura macedone da parte bulgara. Ciò alimenta ancora oggi la tensione tra le due capitali. Difatti, le celebrazioni della nascita del rivoluzionario Goce Delčev di quest’anno si sono svolte a Skopje con un massiccio dispiegamento di polizia, per evitare possibili tensioni alimentate da gruppi nazionalisti di entrambi i paesi, mentre il 6 maggio scorso all’europarlamentare bulgaro Andrej Kovačev è stato impedito l’ingresso in Macedonia del Nord.
Per ricomporre la situazione, nel 2022 è stata elaborata una bozza di accordo redatta dal governo francese e sostenuta dall’UE. La cosiddetta “Proposta Francese” è stata approvata sia dal parlamento bulgaro che da quello macedone l’estate scorsa, permettendo cosi’ l’apertura dei negoziati UE con la Macedonia del Nord (e con l’Albania, la cui candidatura era legata a quella macedone). A Skopje, il voto è stato scandito da manifestazioni accese e dal boicottaggio da parte dell’opposizione, dimostrando come la fase successiva, l’approvazione di emendamenti alla Costituzione macedone da parte del parlamento di Skopje, sarebbe stata alquanto complessa. Assieme alla messa in atto effettiva degli accordi del 2017, difatti, la proposta prevede degli emendamenti al preambolo della costituzione, tra cui l’inclusione dei bulgari tra le comunità minoritarie riconosciute nel paese.
Una riforma costituzionale osteggiata da molti
Parte dell’opinione pubblica è contraria a fare concessioni alla Bulgaria. In particolare, ad approfittare del malcontento diffuso sono stati i nazionalisti del VMRO-DPMNE (Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone), che ha sostenuto le proteste durante l’estate 2022 e da voce all’anima nazionalista del paese. Già nel 2019, molti macedoni avevano visto in modo negativo l’accordo di Prespa con la Grecia e la modifica della denominazione ufficiale in Macedonia del Nord. La sensazione diffusa tra i critici del governo è quella di sottomissione alle richieste europee senza che vi siano garanzie immediate sul futuro dei negoziati per l’adesione.
Al contrario, Bruxelles e il governo socialdemocratico del premier Dimitar Kovačevski sostengono la validità della riforma, in quanto funzionale alla fine dell’ostruzionismo bulgaro sulla candidatura macedone. Ciò è stato ribadito anche dal ministro degli Esteri Bujar Osmani, esponente dell’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), il principale partito della minoranza albanese, che ha rassicurato riguardo alla solidità del quadro negoziale e all’impossibilità di Sofia di avanzare ulteriori richieste.
Una stallo politico che si protrae
Da diversi giorni è in corso una mediazione tra i socialdemocratici (SDMS) di Kovačevski e il leader dei conservatori del VMRO-DPMNE, Hristijan Mičkoski. Per il governo è cruciale coinvolgere l’opposizione per raggiungere gli 80 seggi necessari per avviare il processo di revisione costituzionale.
Nella giornata di mercoledì 7 giugno, i due leader si sono incontrati. Dalle dichiarazioni rilasciate dai partecipanti, SDSM sarebbe disponibile a un governo di unità nazionale con il VMRO-DPMNE, per poi proseguire congiuntamente nell’iter di revisione costituzionale. L’altro scenario prevede il voto degli emendamenti in parlamento e successivamente l’indizione di nuove elezioni.
Mičkoski ha aperto all’idea di un governo SDSM-VMRO a patto che la DUI non ne faccia parte. La DUI, dal canto suo, ha reso noto che è disposta ad appoggiare dall’esterno il nuovo governo, purché gli emendamenti vengano approvati. In più, una delle condizioni proposte dal VMRO è che le modifiche costituzionali, qualora dovessero essere approvate, entrino in vigore una volta che gli stati membri dell’UE abbiano avviato la ratifica dell’ingresso della Macedonia del Nord nell’Unione. Tale condizione sarebbe però secondo Kovačevski una violazione del quadro negoziale.
Mičkoski ha poi indicato delle possibili date in cui tenere le elezioni anticipate in autunno. Sarebbero state proposte il 24 settembre, l’1 ottobre o l’8 ottobre. Al momento, Kovačevski sembra essere in difficoltà di fronte alle pressioni del VMRO e della crescita dei suoi consensi tra l’elettorato e l’opinione pubblica.
Una candidatura in bilico
La possibilità di procedere al voto degli emendamenti entro l’autunno, dunque, è legata alla riuscita di un accordo tra SDSM e VMRO. Di fronte al veto bulgaro, in Macedonia del Nord le divisioni interne e il tornaconto politico dei vari schieramenti gravano sul processo di adesione. Il cammino della Macedonia del Nord verso l’UE è iniziato 19 anni fa, tuttavia la politica sembra faticare nel garantire prospettive concrete ai cittadini riguardo l’ingresso nell’Unione.