Anche con la presenza minoritaria di quest’anno, l’Est Europa ed il vicino oriente si iscrivono all’albo d’oro del festival di Cannes.
In una palmarès piena di sorprese ma anche di premi scontati, le vittorie più inattese sono proprio quelle delle opere dell’Est. Ad aprire la cerimonia di premiazione è la vittoria immediata di un film ungherese, 27 di Flóra Anna Buda, un’opera di animazione, che ottiene la Palma d’Oro al miglior cortometraggio. L’ungheria ha una lunga tradizione di cinema corto d’animazione riconosciuto a Cannes – un vincitore precedente di questo premio é stato Jankovics Marcell, noto oggi per János vitéz o per il monumentale adattamento de La Tragedia dell’Uomo di Madách Imre. Non poteva essere prevista la vittoria nemmeno di Merve Didzar come miglior attrice. La protagonista femminile di About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan, pur avendo interpretato una performance eccezzionale, non era tra le più gettonate al premio, che sembrava destinato a Sandra Hüller.
Infine, il Grand Prix, il “secondo posto” nella classifica dei premi a Cannes, è andato a The Zone of Interest di Jonathan Glazer, film di coproduzione polacca, la cui fotografia è stata curata da Lukasz Zal, frequente collaboratore di Pawel Pawlikowski. Non sembra casuale questa collocazione, in quanto precedentemente ha ottenuto questo premio anche l’ungherese Il Figlio di Saul, film con cui l’opera di Glazer condivide molti aspetti.
I premi del concorso principale si aggiungono al riconoscimento già ottenuto da un altro film est europeo di Cannes, Lost Country, vincitore del premio al miglior attore esordiente nella Semaine de la Critique.