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TURCHIA: Al ballottaggio per la (nuova?) presidenza

Ieri, domenica 14 maggio, oltre 64 milioni di cittadini turchi sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente e rinnovare i 600 deputati della Grande Assemblea Nazionale Turca. Considerata l’elevata polarizzazione politica e sociale nel Paese e la centralità di questo voto per il suo futuro si prevedeva un’elevata affluenza che ha, se possibile, superato le aspettative: oltre l’88% degli aventi diritto ha risposto all’appello democratico. Un’elezione, quella presidenziale, che, parzialmente in linea con quanto pronosticato dai diversi sondaggi, si è concretizzata in un testa a testa tra i candidati presidenti supportati dalle due maggiori alleanze elettorali: quella del Popolo (Recep Tayyip Erdoğan) e quella della Nazione (Kemal Kılıçdaroğlu). A differenza dei sondaggi, tuttavia, fin dai primi conteggi degli scrutini il risultato elettorale ha mostrato una maggiore capacità di tenuta e resilienza del Presidente Erdoğan e del suo partito rispetto a quanto pronosticato. Con oltre il 49% dei voti raccolti, il Presidente uscente è sì sceso sotto la fatidica soglia del 50% – costringendo la Turchia ad andare al ballottaggio il 28 maggio – ma ha anche mantenuto in termini assoluti gli stessi voti presi nel 2018 (oltre 26milioni). E, soprattutto, la sua alleanza elettorale ha riottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, con 322 deputati.

Il voto

Fin dalle prime ore di domenica mattina – le urne sono state aperte alle ore 8:00 – si è respirata aria di grande partecipazione democratica. Lo stesso Presidente, nella sera precedente, aveva invitato i propri elettori a recarsi ai seggi con largo anticipo e presentarsi al voto fin dalle 6:30 del mattino. Benché contrassegnata da ampia affluenza e una certa aria di speranza, la giornata elettorale è anche stata contrassegnata da problemi organizzativi, molteplici segnalazioni di irregolarità, e talvolta perfino (minore) ordine pubblico. Si sono registrate lunghissime code in alcuni seggi, in particolar modo quelli delle grandi città e delle zone afflitte dal terremoto del 6 febbraio – obbligando i presidenti dei seggi a raccogliere i numeri di documento delle persone in fila e prolungare la votazione oltre la scadenza delle ore 17:00 prefissata. L’enfatizzazione del “processo elettorale svolto in maniera pacifica e tranquilla come espressione della maturità democratica del Paese” da parte del Presidente Erdoğan contrasta tuttavia con gli appelli lanciati da tutti i contendenti verso i propri sostenitori a “non lasciare le urne, qualsiasi cosa accada, fino alla consegna dei verbali con il conteggio dei voti”. Una prassi consolidatasi in Turchia sulla base delle esperienze elettorali passate che hanno visto facile possibilità di brogli, specie nel momento dello spoglio solitamente effettuato a tarda notte.

Lo scrutinio

Chiuse le urne e iniziati i conteggi, è rimasto il divieto sulla divulgazione dei risultati elettorali imposto dalla Suprema Commissione Elettorale (Yüksek Seçim Kurulu -YSK). Alle 18:30 locali, al via libera dell’YSK sulla pubblicazione dei dati, è emersa fin da subito una certa discordanza nelle statistiche divulgate dalle agenzie. Quelle fornite dall’agenzia stampa statale Anadolu Ajansı (AA) hanno mostrato un netto vantaggio in favore del Presidente uscente, mentre quelle dell’indipendente ANKA offrivano un divario più ridotto. Non certo una novità nel panorama mediatico turco, considerato che già nel 2018 AA era stata aspramente criticata da tutti i partiti di opposizione di manipolare le pubblicazioni dei conteggi. Anche per questo, forse, i maggiori esponenti dell’opposizione non hanno mostrato alcun cedimento d’animo e di speranza, facendosi forti dei dati provenienti in via più informale dalla rete di osservatori a livello locale. Sono stati in particolare Ekrem Imamoğlu e Mansur Yavaş, che nel 2019 hanno conquistato la guida delle “due capitali” turche in un’elezione tanto contestata da dover essere ripetuta, a “tranquillizzare” l’elettorato dell’opposizione sfoggiando fiducia/sicurezza con una serie di dirette e tweet circa una potenziale vittoria di Kılıçdaroğlu al primo turno. Se è vero che con il passare delle ore gli stessi dati dell’AA hanno mostrato un deciso declino nelle percentuali ottenute da Erdoğan (andandosi ad allineare con quelli di ANKA), all’avvicinarsi della mezzanotte è divenuto anche chiaro che l’opposizione potesse aspirare unicamente al rimandare la sfida al ballottaggio. Il fatto che il terzo candidato alla Presidenza – Sinan Oğan – si sia saldamente mantenuto sopra il 5% dall’inizio alla fine degli scrutini, ha di fatto complicato per gli altri due candidati il superamento del 50%+1 dei voti, considerato il testa a testa dei due favoriti.

Nel frattempo, il Presidente del Supremo Commissione Elettorale (YSK) Ahmet Yener è stato costretto ad apparire più volte pubblicamente per rassicurare sul corretto andamento nella registrazione dei voti, anche per via della circolazione di foto che mostravano lunghe code agli uffici elettorali provinciali per la consegna delle urne e l’ufficializzazione dei voti. Nonostante Yener abbia ribadito che non ci fossero ritardi nella registrazione dei voti, solo alle 15:00 di oggi la YSK ha potuto ufficialmente annunciare che per conoscere il nuovo Presidente si dovrà aspettare il 28 maggio. I  ritardi e la mancata trasparenza nel modo in cui l’YSK supervisiona il conteggio dei voti e la pubblicazione dei risultati hanno contribuito ad aumentare i sospetti delle opposizioni circa un’alterazione nel conteggio dei voti.

Le reazioni e il ballottaggio come semi-sconfitta (dell’opposizione?)

Il leader AKP sembrava aver fatto inaspettato ritorno nella capitale dopo aver votato, come da tradizione, a Istanbul – la città dove è nato e ha avviato la propria carriera politica e dove solitamente rimane in attesa dei primi risultati. Proprio ad Ankara, fin dalle prime ore della sera, centinaia di persone si sono presentate di fronte al quartier generale dell’AKP in attesa di celebrare i risultati elettorali. Nonostante il progressivo declino nelle percentuali di voto del Presidente mostrate dai media statali, fino all’arrivare sotto il 50%, l’elettorato AKP si è mostrato estremamente fiducioso e in clima di celebrazione. Il Presidente stesso, contrariamente a quanto riportato precedentemente dai media di stato, intorno alle ore 23:00 è comparso proprio a Istanbul, per salutare i sostenitori al di fuori della sua residenza nel quartiere di Uskudar, prima di fare ritorno effettivo ad Ankara per tenere il canonico “balkon konuşması’.

Escludendo sempre possibili colpi di scena e aspettando di capire chi appoggerà l’ex-MHP Sinan Oğan, la sensazione comune, tanto tra l’elettorato dell’opposizione quanto quello del leader in carica, era (ed è) che con una maggioranza in parlamento assicurata, il 49,5% dei voti favorevoli già incassati, e le risorse dello stato dalla propria parte, le due settimane che condurranno al fatidico ballottaggio del 28 maggio si prefigureranno come una marcia verso l’ennesima conferma al potere di Recep Tayyip Erdoğan.

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