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L’internazionale dei conservatori a Budapest: Meloni e Kaczyński grandi assenti

La versione internazionale della Conservative Political Action Conference torna per il secondo anno di fila a Budapest

Si è svolta anche quest’anno la versione internazionale della Conservative Political Action Conference (CPAC), evento che riunisce attivisti e politici conservatori di tutto il mondo, organizzato dall’American Conservative Union. Budapest ha ospitato l’evento per il secondo anno di fila, a dimostrazione del modello sempre più acclamato che il leader ungherese Viktor Orbán rappresenta.

Dopo la visita di Papa Francesco in Ungheria a inizio maggio, Orbán può rincuorarsi: isolato in Unione Europea, la CPAC sottolinea il suo prestigio a livello internazionale. L’endorsement più caloroso viene ovviamente dall’ex Presidente statunitense Donald Trump: in un videomessaggio, Trump non misura gli elogi a Orbán, “suo più grande alleato nella battaglia contro mondialisti e comunisti del mondo intero”.

Gli invitati e gli assenti

Tra gli invitati ci sono ovviamente i più stretti alleati europei di Orbán: il ceco Andrej Babiš, lo sloveno Janez Janša, il presidente del partito d’estrema destra austriaco (FPÖ), Herbert Kickl, lo spagnolo Santiago Abascaldi Vox, il belga Tom van Grieken del Vlaams Belang e Jordan Barrella del Rassemblement National. Spicca l’assenza dei rappresentanti di Diritto e Giustizia (PiS), il partito d’estrema destra al governo della Polonia: per il secondo anno consecutivo, i polacchi non si recano all’evento (quasi certamente a causa delle frizioni sulla guerra in Ucraina).

A non rinnovare la sua presenza è, invece, Giorgia Meloni. L’anno scorso l’intervento di Meloni (in videomessaggio) era stato sottotono, seppure la sua presenza nella versione statunitense della CPAC, tenutasi in Florida, fosse stata piuttosto acclamata; quest’anno la premier non si è proprio presentata. A rappresentare Fratella d’Italia c’era l’eurodeputato Vincenzo Sofo con sua moglie Marion Maréchal, nipote di Jean-Marie Le Pen che in Francia ha corso alle elezioni insieme a Éric Zemmour.

Tra gli invitati anche elementi di spicco della destra radicale americana: Steve Bannon, la presentatrice di Fox News Sara Carter e l’eletto in Arizona Paul Cosar, complottista secondo il quale George Soros sarebbe responsabile di aver consegnato ebrei ai nazisti.

I temi trattati

Nessuna grande innovazione per quanto riguarda le tematiche discusse alla conferenza: migranti, LGBT, ideologia gender e l’immancabile George Soros. Gli interventi hanno particolarmente insistito sulla questione del “wokismo”: woke fa riferimento allo stato d’allerta da tenere nei confronti delle ingiustizie sociali e razziali. Una sezione della conferenza denominata “No country for woke men” si è concentrata sulla questione.

L’intervento di Viktor Orbán è stato ovviamente il punto culminante dell’evento: il leader ungherese ha applaudito alle vittorie del conservatismo contro la decadenza occidentale in Italia e Israele. Ha poi offerto il suo paese come modello a livello mondiale di un caso di successo nella battaglia contro i crimini commessi da liberali e sinistra. Ha infine toccato il punto della guerra, sostenendo che sotto Trump un tale evento non sarebbe mai accaduto e augurandogli perciò una presta rielezione.

Niente di nuovo sul fronte conservatore.

Foto: dal profilo Facebook di Orbán Viktor

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Al momento svolge un dottorato in Scienze Politiche e Sociologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa sulle coalizioni rosso-brune in Europa centro-orientale. Scrive su East Journal dal dicembre 2021.

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