di Alessandro Cinciripini
Martedì 2 maggio il presidente serbo Aleksandar Vućić e il primo ministro kosovaro Albin Kurti si sono incontrati a Bruxelles. L’incontro è avvenuto alla presenza di Josep Borrell, capo della diplomazia dell’Unione Europea e di Miroslav Lajčak, Rappresentante Speciale dell’UE per il Dialogo tra Pristina e Belgrado.
Il vertice tra i leader di Serbia e Kosovo è frutto dei precedenti negoziati. Iniziati dopo un anno di tensione nel nord del Kosovo, la zona a maggioranza serba del paese, i colloqui si sono svolti nei mesi scorsi a Bruxelles e Ohrid, dove le due parti hanno raggiunto un accordo per la normalizzazione dei rapporti, senza però firmarlo. I punti critici sono ancora molti e le parti sembrano piuttosto distanti tra loro. Da parte europea però, c’è fiducia nei futuri appuntamenti e nei progressi finora raggiunti.
Il post-Ohrid
L’annesso all’accordo di Bruxelles di febbraio, concordato (ma non firmato) a Ohrid, in Macedonia del Nord, lo scorso 18 marzo ha delineato una roadmap da seguire e ha sancito la nascita del comitato congiunto di monitoraggio. Il comitato ha iniziato i lavori entro la scadenza dei trenta giorni decisa a Ohrid e continuerà a riunirsi con scadenze regolari. Presieduto da Miroslav Lajčak e composto da un rappresentante del Kosovo e uno della Serbia, questo organo ha portato avanti i lavori sui temi dell’accordo di febbraio, preparando i punti principali per il vertice tra Vučić e Kurti.
Durante il vertice del due maggio, Lajčak si è unito ai due politici e a Borrell in un incontro a quattro. I punti in agenda sono stati la creazione di un comitato congiunto per le persone scomparse e la questione relativa all’Associazione delle municipalità a maggioranza serba del Kosovo (ASM).
In merito alle persone scomparse, i due leader hanno adottato una dichiarazione, impegnando i due paesi a formare una commissione congiunta supervisionata dalla Federazione Internazionale della Croce Rossa. Riguardo all’Associazione delle municipalità, invece, non è stato raggiunto alcun accordo.
Un passo avanti verso la verità per le vittime
La dichiarazione d’intenti sulle persone scomparse è un punto di svolta rilevante per le relazioni tra Serbia e Kosovo Tra il 1998 e il 2000 si stima che la guerra abbia causato 13.000 vittime, gran parte delle quali albanesi. Ad oggi, per 1.621 nomi non è ancora stata accertata nessuna responsabilità, né è stato possibile rinvenire i corpi.
Negli scorsi anni, la scoperta di nuovi resti aveva riacceso i riflettori sul dramma di centinaia di famiglie, che da più di vent’anni attendono risposte sulla scomparsa dei propri cari. Per anni, le tensioni politiche tra Serbia e Kosovo hanno ostacolato le ricerche lasciando molti casi irrisolti.
Impegnando i rispettivi governi con una task force, i due leader hanno annunciato di voler mettere a disposizione mezzi e documenti anche classificati al fine di raggiungere una verità accertata. Ciò è da considerarsi un importante progresso verso una possibile chiusura di un dramma umanitario che ha segnato profondamente la società kosovara.
Il nodo da sciogliere della ASM
All’incontro di Bruxelles è stata poi presentata la bozza di un possibile statuto dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba del Kosovo (ASM). Il documento è stato redatto da un comitato esecutivo, formato dal governo di Pristina dopo gli accordi del 2013 e del 2015, presieduto da Danijela Vujičić, parlamentare serba, appartenente al Partito Progressista Serbo dello stesso Vućić e originaria di Mitrovica Nord.
Stando alle dichiarazioni di Petar Petković, rappresentante della Serbia nel comitato congiunto di monitoraggio, lo statuto sarebbe stato redatto nel 2018. Tuttavia, il documento è stato presentato ufficialmente soltanto durante la riunione a Bruxelles.
Secondo le bozze circolate sui media, tale proposta identifica l’Associazione delle municipalità come una forma di “organizzazione speciale” che tuteli i membri e favorisca il rispetto dei diritti umani. L’Associazione delle municipalità avrebbe il suo centro amministrativo a Mitrovica Nord e includerebbe i dieci comuni a maggioranza serba del Kosovo. Tra le attribuzioni della ASM vi sarebbero istruzione, gestione del territorio, sanità e cultura. In più, la Serbia avrebbe la possibilità di contribuire direttamente al suo budget. Infine la struttura organica dell’Associazione delle municipalità prevede l’istituzione di un’assemblea della comunità, che diverrebbe l’organo supremo dell’entità e un consiglio di amministrazione con funzioni esecutive.
Le posizioni delle parti in causa
La bozza ha raccolto l’ostilità di Kurti, che ha sciolto l’équipe della Vujičić il giorno dopo l’incontro. Il documento è stato giudicato irricevibile dal premier kosovaro in quanto contrario alla Costituzione del Kosovo. Il primo ministro ha definito l’associazione proposta nel documento come un’entità sostanzialmente simile alla Republika Srpska della Bosnia Erzegovina, presentata come esempio negativo di entità in grado di ostacolare il funzionamento dello stato centrale.
Per Pristina, il modello di riferimento per un possibile accordo sarebbe un’entità simile al Consiglio Nazionale Serbo (Srpsko narodno vijeće) presente in Croazia. Tale organismo svolge attività di promozione dei diritti umani e di sviluppo e tutela degli interessi della comunità serba in Croazia. La differenza sostanziale con l’attuale proposta di statuto dell’Associazione delle municipalità è nella sua natura no-profit e la sua funzione di mero coordinamento, priva di poteri esecutivi.
Nonostante la bocciatura da parte del governo kosovaro, Borrell ha accolto con favore la presentazione della bozza dell’Assocazione, vista come primo passo concreto verso l’istituzione di questo organo. Recentemente, anche il Commissario UE all’Allargamento Oliver Varhelyi ha espresso un giudizio favorevole sulla proposta del comitato esecutivo.
Le prospettive future tra instabilità e negoziati
Nonostante i progressi raggiunti sulle persone scomparse, la possibilità di una piena attuazione degli accordi raggiunti tra Serbia e Kosovo è ancora incerta.
I colloqui, continuati lo scorso 15 maggio con un incontro tra i due capi negoziatori, Besnik Beslimi per il Kosovo e Petar Petković per la Serbia, non hanno ancora fornito delle soluzioni tangibili per lo stallo politico in corso nel nord del Kosovo, dove a fine aprile i cittadini serbi avevano boicottato le elezioni amministrative in quattro comuni. Seguendo le indicazioni di Belgrado, i cittadini serbi hanno disertato le urne, facendo registrare un’affluenza poco sopra il 3%, che ha portato all’elezione di quattro sindaci albanesi in comuni a forte maggioranza serba. UE e USA hanno riconosciuto la legittimità del voto, tuttavia sono emerse delle forti preoccupazioni per la stabilità della regione e per il futuro del dialogo appena ripreso tra Pristina e Belgrado.
Per Kosovo e Serbia la normalizzazione dei rapporti è di primaria importanza nell’ottica di un futuro ingresso nell’Unione Europea. Tale condizionalità è espressa chiaramente nell’annesso di Ohrid e per gli osservatori potrebbe essere una base solida su cui poggiare il dialogo fra le due parti. La strada, però, appare ancora lunga.
Foto: SOT