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BALCANI: Distruggere un monumento per far posto all’autostrada, il costo degli investimenti cinesi

In Serbia, una compagnia di costruzione cinese ha demolito un monumento durante i lavori per la nuova autostrada. Quanto costano gli investi cinesi nei Balcani?

di Alessandro Cinciripini

Nelle scorse settimane la comunità della cittadina serba di Negrišori è stata scossa dalla demolizione di un monumento dedicato ai caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Ad essere responsabile è la China Communications Construction Company, compagnia di costruzione cinese che si occupa della realizzazione di una sezione autostradale tra Pakovraće e Požega.

Quanto avvenuto nel villaggio di Negrišori offre degli spunti di riflessione utili a ricostruire il quadro attuale della presenza economica cinese in Serbia e in generale nei Balcani.

La demolizione

A Negrišori è in corso la costruzione di un tratto dell’autostrada E-763, che dovrebbe facilitare i collegamenti con il Montenegro. La demolizione del monumento, costruito in epoca socialista, ha portato ad uno scambio di accuse tra Belgrado e la China Communications Construction Company. Quest’ultima afferma di aver messo al corrente le autorità competenti riguardo la necessità di smantellare il sito. Tuttavia, la compagnia è già stata al centro di attenzioni legali nelle Filippine dove è accusata di frode.

Stando alle dichiarazioni del sindaco, l’azienda cinese si sarebbe scusata per l’accaduto e avrebbe offerto di sostenere le spese di ricostruzione, placando solo in parte la reazione dei residenti.

La diplomazia cinese nei Balcani

La costruzione dell’autostrada in Serbia è solo una piccola parte dei tanti investimenti cinesi nella regione. A partire dal 2012 la diplomazia economica cinese si è strutturata attraverso l’iniziativa Central and Eastern European Countries (CEEC), più nota come 16+1 (divenuta 17+1 con l’adesione della Grecia). Nel corso dei vari summit, la Cina ha portato avanti un dialogo bilaterale con i principali Paesi dei Balcani e dell’Est-Europa.

La cooperazione ha riguardato principalmente il settore energetico e quello delle infrastrutture. Da qui l’interesse cinese per il porto del Pireo, l’ottenimento di concessioni nel campo energetico e metallurgico in Serbia, gli appalti in Montenegro per la controversa autostrada Bar-Boljare e recentemente in Bosnia-Erzegovina, dove la Republika Srpska ha ottenuto un prestito di 190 milioni da aziende cinesi per costruire un’autostrada tra Brčko e Bijeljina.

Tuttavia, i guadagni di Pechino non hanno raggiunto i numeri sperati. L’Unione Europea è rimasta il principale partner economico per i Paesi della regione, nel 2020 essa rappresentava il 69 % degli export e il 54% degli import. Nonostante la diplomazia dei vaccini, la pandemia ha rappresentato una battuta d’arresto per la cooperazione bilaterale cinese. Infine, la Guerra in Ucraina ha raffreddato i rapporti tra i Paesi dell’Est e Pechino vista la sua vicinanza nei confronti di Mosca.

Presenza cinese in Serbia

Le critiche riguardo l’impunità delle compagnie cinesi non sono nuove per la Serbia. Nel corso del 2021 aveva destato preoccupazione la vicenda legata allo stabilimento di pneumatici di Zrenjanin nel Nord del Paese. L’impianto di proprietà della compagnia cinese Linglong Tire aveva impiegato lavoratori vietnamiti, imponendo turni disumani senza garantire alcun tipo di tutela prevista dalla legge serba.

In più, Pechino si è occupata del potenziamento della controversa centrale energetica di Kostolac e svolge un ruolo cardine nell’industria pesante serba. Particolarmente allarmante è la situazione che riguarda l’acciaieria di Smederevo, di proprietà della compagnia cinese HBIS. Lo stabilimento è da diversi anni al centro di critiche sul suo forte impatto ambientale sull’ecosistema locale. Ciò ha portato alla creazione di comitati civici locali come il collettivo Pokret Tvrđava, che ha compilato un esposto nei confronti dell’azienda cinese presso le autorità giudiziarie locali, per spingere il governo serbo ad esercitare un controllo maggiore sulla HBIS. Recentemente dall’acciaieria di Smederevo si è innalzata una colonna di fumo, gettando in allarme la popolazione locale. Al momento non è stato chiarita né l’origine né se vi siano stati pericoli per la salute e non è stata rilasciata alcuna dichiarazione dalla compagnia.

Infine, da aprile 2022, la Serbia è divenuto il primo Paese occidentale ad operare sistemi missilistici cinesi. Ciò ha destato delle preoccupazioni di UE e NATO riguardo all’ascesa di Pechino nel settore militare nella regione, approfittando del declino russo a causa della guerra.

Il caso del Montenegro

Oltre alla Serbia, l’esperienza del vicino Montenegro riassume i rischi della cosiddetta trappola del debito cinese. Nel 2015 è stata decisa la costruzione di un’autostrada che potesse collegare il Nord al porto di Bar. Dopo aver incassato il disinteresse della Banca Europea per la Ricostruzione lo Sviluppo (EBRD), l’allora presidente Milo Đukanović si è rivolto alla Cina.

Quest’ultima ha offerto un prestito di circa 810 milioni di dollari tramite la banca cinese EXIM. Ad oggi, soltanto 40 dei 141 km previsti sono stati terminati. A causa della pandemia, oggi l’economia montenegrina non è più in grado di sostenere i costi per il proseguimento dei lavori.

L’impatto ambientale del progetto si è rivelato insostenibile. L’ecosistema del fiume Tara è stato compromesso in maniera critica e gli interventi di risanamento annunciati sembrerebbero piuttosto delle misure cosmetiche. In più, associazioni locali e ONG hanno sottolineato come alcune clausole degli accordi prevedano una rinuncia di sovranità su alcune porzioni di territorio.

I costi ambientali e sociali

Quella di Negrišori dunque è solo una vicenda che riassume alcune delle problematiche principali relative agli investimenti cinesi. Da una parte vi è la violazione delle normative del luogo e dei bisogni della comunità locale. Dall’altra vi è la mancanza di trasparenza che circonda i rapporti tra governi locali e le aziende cinesi.

Come dimostrato anche dal caso montenegrino, cercando di eludere i vincoli e i controlli legati ai fondi europei, le leadership locali hanno di fatto svenduto infrastrutture e risorse. Tutto ciò avviene a discapito della qualità di vita di cittadini e lavoratori. Dal punto di vista europeo, porre sotto osservazione soltanto la politica di espansione cinese, senza tenere conto delle responsabilità politiche locali, rischia di restituire un quadro incompleto.

Foto: Serbia Posts English

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