L’Ungheria ha firmato nuovi accordi energetici con il Cremlino. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, in visita a Mosca per la stipula degli accordi, ha affermato che la società energetica statale russa Gazprom ha accettato di consentire all’Ungheria di importare quantità di gas naturale superiori agli importi concordati lo scorso anno. Con il nuovo accordo, Budapest si garantisce l’accesso all’energia russa a prezzi calmierati. Il gas, che raggiungerà l’Ungheria attraverso il gasdotto Turkstream, avrà un costo massimo di 150 euro al metro cubo, ha affermato Szijjarto. L’accordo è un segno di come i rapporti diplomatici e commerciali tra Russia e Ungheria non abbiano subito battute d’arresto malgrado la guerra. Anzi, il governo ungherese è l’unico in Europa a non aver aderito alle sanzioni contro il Cremlino minacciando di porre il veto alle azioni proposte dall’UE contro Mosca.
Mentre era a Mosca, Szijjarto ha incontrato il vice ministro russo per l’Energia, Alexander Novak, e l’amministratore delegato della società statale russa per l’energia nucleare Rosatom, Alexey Likhachev. Durante la conferenza stampa, ha insistito sul fatto che l’accesso alle forniture energetiche russe sia cruciale per la sicurezza dell’Ungheria, indipendentemente dalle considerazioni politiche causate dalla guerra: “La questione dell’approvvigionamento energetico è una questione materiale, non politica o ideologica, e la cooperazione con Russia è cruciale per la sicurezza energetica dell’Ungheria“, ha affermato Szijjarto. Altri paesi europei hanno fatto scelte diverse, riorientando le proprie forniture verso altri paesi, garantendo le necessarie quantità di idrocarburi anche senza la cooperazione con il Cremlino. L’Ungheria ha compiuto una scelta opposta, una scelta tutta politica – malgrado Szijjarto affermi il contrario.
Non è la prima volta che Szijjarto si reca in visita a Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina. Già l’anno scorso, nel momento più acuto del conflitto, il ministro ungherese marcava visita al Cremlino sfidando i partner europei e mostrando come Mosca non fosse isolata in Europa. Lo scorso febbraio, Szijjarto è stato il primo politico europeo ad andare in Bielorussia dal 2020, anno in cui il presidente bielorusso Lukashenko ha brutalmente represso le manifestazioni di piazza che ne chiedevano le dimissioni. Forse per affinità politica, forse per aderenze ideologiche, probabilmente per opportunismo, il governo ungherese non si fa problemi a stringere accordi e coltivare rapporti con le autocrazie, in aperta sfida all’Europa e agli Stati Uniti. Il prezzo del gas russo è sicuramente conveniente, ma quale sarà il costo diplomatico che Budapest pagare a guerra sarà finita, è ancora da stabilire.