La Russia sta preparandosi ad una nuova ondata di mobilitazione. Non lo si ammette ancora pubblicamente, ma gli elementi concreti convergono con certezza in quella direzione. La prima mossa legale evidente è quella di rendere molto più difficile evadere la coscrizione. La Duma ha approvato urgentemente una misura per impedire ai possibili coscritti di uscire dal paese. Sono state introdotte note elettroniche di convocazione, per evitare il caos e le scappatoie utilizzate dai coscritti precedenti, quando si poteva riuscire ad evitare di ricevere fisicamente l’avviso di chiamata, che doveva essere firmato.
Ora la convocazione sarà considerata ricevuta una volta giunta all’indirizzo del destinatario su una piattaforma governativa, e anche nel caso non abbia un account, dopo sette giorni dalla registrazione d’ufficio la convocazione verrà considerata ricevuta. Forse in questo modo si eviterà, almeno parzialmente, la caccia all’uomo verificatasi in autunno, quando gli uomini venivano sequestrati all’uscita dal metrò, alle fermate degli autobus, o attesi all’alba sul portone di casa. La proposta di legge è stata approvata con insolita urgenza, con i deputati che lamentano di non aver neppure fatto in tempo a leggerla, e ora sarà ratificata dalla Camera alta del Parlamento, prima di essere firmata dal Presidente.
Se i coscritti tarderanno più di venti giorni nel presentarsi al richiamo, scatteranno conseguenze severe, come sospensione della patente e possibile blocco del conto bancario. La stretta del potere si rafforza sulla società in modo progressivo, un vero e proprio giro di vite si stringe sull’inerte società russa, che, indebolita da decenni di passività, non ha gli strumenti e la coscienza civile necessari per opporsi al regime.
Nonostante le scarse possibilità di addestramento e le sempre più ridotte risorse militari, la convocazione di nuova carne da cannone è l’unica possibilità concessa al paese per tentare di salvare le conquiste territoriali ancora conservate in Ucraina. Il potere conta cinicamente di poter raccogliere fino a cinquecentomila soldati nella prossima tornata e ritiene di poter contare su una base disponibile di venti milioni di uomini. Il delirio ossessivo nel perseguire la conquista dell’Ucraina si fermerà soltanto di fronte a una sconfitta militare, frutto di una superiorità tecnica dell’Ucraina, capace di soverchiare la carne da cannone gettata senza ritegno sul campo.
Il disprezzo storico per l’essere umano è una tradizione che prosegue nell’esercito aggressore, con disumana coerenza. Nel tentativo di rimpolpare le ormai scarse riserve di munizioni, sembra che la Russia sia in attesa di forniture da parte dell’Egitto, mentre i soldati ucraini sul campo parlano di nuovi droni cinesi utilizzati dai russi, più precisi ed avanzati di quelli iraniani. Il Presidente chiede all’esercito di conquistare nuovi territori, e non soltanto di mantenere quelli ancora occupati: nonostante lo scetticismo dei militari vi sono stati lievi progressi a Bakhmut, nell’ordine delle centinaia di metri, al prezzo però di perdite inimmaginabili, nell’ordine di decine di migliaia di uomini in poche settimane. Particolarmente decimata nello sforzo di prendere Bakhmut appare la milizia privata Wagner, che è stata scientemente sacrificata dalle gerarchie militari, per ridurre il suo eccessivo potere sul campo, e vendicare le critiche del suo capo Prigozhin al ministro della Difesa Shoigu. La sfida tra l’esercito regolare e la milizia privata, pur necessaria per la sua efficacia, è destinata a proseguire, e non si escludono cruenti regolamenti di conti.