Abbiamo parlato con il nuovo presidente montenegrino, Jakov Milatović, che spiega le ragioni del suo successo e dice di voler appoggiare le politiche occidentali e puntare all’ingresso nell’Unione Europea…
Con le elezioni di domenica, Jakov Milatović diventa il nuovo presidente del Montenegro prendendo il 60% dei consensi, percentuale che aveva pronosticato tre giorni dopo il primo turno, “dovrei vincere con il 60% dei consensi e Djukanović dovrebbe attestarsi al 40%”, e così è andata. Le elezioni di domenica hanno visto un’affluenza decisamente alta. Ha votato il 69% dei montenegrini.
Quando la notte del 23 marzo sono iniziati ad uscire i risultati della prima tornata elettorale, era chiaro che qualcosa stava cambiando. Djukanović, che a fasi alterne occupava la scena politica dal 1991, era convinto di andare al ballottaggio contro Andrija Mandić, leader del Fronte Democratico e così vincere facilmente le elezioni presidenziali.
Ma al primo turno ottiene un 35% e Mandić si ferma al 19% superato dal partito Europe Now e dal suo candidato Jakov Milatović che ottiene un inaspettato 29%. In quel momento era chiaro che l’era Djukanović sarebbe finita, le opposizioni che si erano presentate frammentate avrebbero sostenuto Europe Now e l’onnipresente politico si apprestava ad andare in pensione.
Milatović nasce a Titograd, l’attuale Podgorica, nel 1986, consegue la laurea in Economia all’università del Montenegro e successivamente vince diverse borse di studio che lo portano in Italia, in Illinois, in Austria e in Germania. Consegue il master in Economia a Oxford e successivamente inizia a lavorare presso il gruppo bancario NLB e per la Deutsche Bank. A 28 anni diventa membro del gruppo analisi economica e politica della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, pochi anni dopo, nel 2019, viene promosso economista principale per i paesi dell’Unione Europea. Nel dicembre 2020 ricopre il ruolo di Ministro dell’Economia e dello Sviluppo in Montenegro. Una scalata continua.
“Le ragioni della mia vittoria sono due”, ci spiega Milatovic “la prima è che mentre occupavo il ruolo di Ministro dell’Economia (2020-2022), il Montenegro ha avuto una forte crescita economica e molte delle politiche attuate sono state ben accolte dai montenegrini; la seconda è la mia visione del Montenegro. Trovo che ci siano due fattori per una vita di successo e sono l’educazione e il duro lavoro. Totalmente contrapposta ai simboli che incarna Djukanović fatti di corruzione, organizzazioni criminali e disinformazione”.
Negli anni Djukanović è stato al centro di una serie di inchieste che lo hanno associato al crimine organizzato, nel 2003 la procura di Napoli ha emesso un mandato di arresto contro di lui per contrabbando di sigarette in Italia, ma la sua posizione di Primo Ministro gli ha garantito l’immunità. Viene citato nei Pandora Papers per aver trasferito quantità ingenti di denaro in conti off-shore e nel 2015 l’OCCRP, il network internazionale di giornalismo investigativo, lo nomina persona dell’anno per il crimine organizzato.
Seppur il cambio di leadership mostra la necessità di cambiamento della popolazione, nulla di nuovo accade sulla politica estera, come ci conferma lo stesso Milatovic, “il Montenegro appoggerà qualsiasi politica europea e Nato, farò di tutto per accelerare il processo di integrazione europea” e ribadito nella sua dichiarazione dopo la vittoria “il Montenegro entrerà a far parte dell’Unione Europea entro i prossimi cinque anni”. Venti di riforme liberiste soffiano sul Paese. L’atlantismo ha nel nuovo presidente un solido alleato per gli anni a venire.
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foto di Mattia Marinolli