Jakov Milatović è il nuovo presidente del Montenegro. Il 36enne economista, candidato moderato scelto dal movimento Evropa Sad (Europa adesso, PES), si aggiudica il secondo turno delle elezioni presidenziali del 2 aprile e segna la fine dell’era di Milo Djukanović dopo oltre trent’anni di potere ininterrotto.
I risultati del ballottaggio
Secondo i dati, il presidente uscente, leader del Partito Democratico dei Socialisti (DPS), che dal 1991 ha sempre ricoperto alternativamente la carica di primo ministro e di presidente della Repubblica, si è fermato attorno al 40% dei voti, a fronte del 60 % raggiunto dal giovane sfidante, capace di superarlo di quasi 70,000 voti. L’affluenza alle urne per questo ballottaggio si è attestata attorno al 70%, una percentuale superiore al primo turno del 19 marzo, dove si era fermata al 64%, ma inferiore rispetto a quella registrata per le elezioni presidenziali del 2018 dalle quali uscì vincitore proprio Djukanović.
Djukanović e il DPS di fatto perdono ogni ruolo di potere a livello nazionale, dato che la sconfitta alle elezioni presidenziali non è che l’ultima di una lunga serie, iniziata dalle elezioni politiche del 2020 e proseguita con la perdita di molti comuni alle amministrative dello scorso ottobre.
Le reazioni
Nella serata del 2 marzo, il presidente uscente si è congratulato con Milatović per il risultato conseguito, augurandogli il meglio alla guida del paese. I partiti di maggioranza al governo hanno espresso la propria soddisfazione per l’esito della tornata elettorale, riscontrando nella sconfitta del DPS un ulteriore passo dal paese verso una democrazia più trasparente e compiuta.
Il premier Dritan Abazović, che al ballottaggio aveva appoggiato Milatović, si è detto pronto a lavorare insieme al nuovo presidente “per un Montenegro europeo, civile ed ecologico”. Il programma di Milatović prevede infatti la volontà di portare avanti un processo di riconciliazione nazionale, ma soprattutto l’ingresso del paese nell’UE entro i prossimi 5 anni, la depoliticizzazione delle istituzioni e il loro rafforzamento, nonché il ripristino della dignità internazionale del Montenegro. La soddisfazione della maggioranza di governo però è dovuta soprattutto a quella che appare come la sconfitta definitiva del DPS, un avvenimento che influenzerà anche le elezioni politiche anticipate previste per l’11 giugno.
Gli oppositori di Djukanović, scesi in strada per festeggiare quello che rappresenta un cambiamento storico nella vita politica montenegrina, riflettono un mondo variegato, che include forze civiche ed europeiste e partiti filo-serbi. Le divisioni fra queste fazioni, unite solo dall’avversione verso l’ormai ex presidente, erano emerse già nella difficile formazione della coalizione di governo, con due crisi politiche che hanno portato allo stallo politico prima e alla decisione di indire elezioni anticipate poi. Ogni previsione per il futuro è dunque rimandata alle prossime elezioni politiche, che diranno quale tra queste tendenze prevarra’ e quale futuro attende il paese.
Foto: College of Europe