crimini di guerra

I crimini di guerra della Russia: un resoconto

Il lavoro della Commissione internazionale ONU di inchiesta sull’ Ucraina certifica i crimini di guerra e contro l’umanità russi e la lampante violazione del diritto internazionale che accompagna l’aggressione…

L’ultimo rapporto ONU sui crimini di guerra russi

La Commissione internazionale di inchiesta sulla guerra in Ucraina ha evidenziato severe e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani da parte delle forze russe sia nel territorio ucraino, sia all’interno dei confini della Federazione russa. Come si legge nell’introduzione al suo ultimo rapporto i reati includono esecuzioni sommarie, attacchi ai civili, reclusioni illegali secondo gli standard internazionali, casi di tortura, stupro e deportazioni di bambini.

Nel dossier si segnala inoltre come gli attacchi alle infrastrutture energetiche e i numerosi casi di tortura documentati possono definirsi veri e propri “crimini contro l’umanità” e si fa riferimento ai deliberati attacchi su aree popolate evidenziando un completo disinteresse per i potenziali danni inflitti ai civili, in sfregio alla normativa vigente in materia di diritto internazionale umanitario.

Le accuse non cadono solo sulle forze armate russe; la Commissione infatti ha documentato delle violazioni anche da parte ucraina, sebbene tali azioni non sembrano avere natura sistematica, a differenza di quelle russe. Per di più, il gruppo di lavoro ONU, composto da rappresentanti di Norvegia, Bosnia Erzegovina e Colombia, ha sottolineato la collaborazione degli ufficiali ucraini rispetto la mancanza di risposte delle autorità russe.

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, ha detto che la Russia sarebbe “«pronta ad analizzare casi specifici, a rispondere alle domande, a fornire dati, statistiche e fatti», se gli investigatori sono «obiettivi». Se invece «sono di parte, se rappresentano solo un punto di vista, allora è inutile rispondere a questi rapporti».

I crimini

Nel rapporto si legge che le forze armate russe hanno colpito in maniera “disproporzionata” aree ad alta concentrazione di civili e si segnalano i “sistematici e diffusi” attacchi contro le infrastrutture energetiche. Alla data del 15 febbraio 2023 si contavano circa ottomila civili uccisi e più di tredici mila feriti, ma si ritiene che tali cifre siano molto più alte. Inoltre, viene ricordato come il conflitto in corso abbia portato più di otto milioni di ucraini a rifugiarsi al di fuori dei confini nazionali e il numero di sfollati interni supera i cinque milioni. Quasi 18 milioni di cittadini ucraini invece si trovano in condizioni tali da avere assoluta necessità di assistenza umanitaria.

Per quanto riguarda l’assedio di Mariupol, citando le voci dei testimoni, si parla di “costanti bombardamenti e raid aerei su edifici residenziali e pubblici” e si dà conto della totale distruzione di centri come Kharkiv, Chernihiv e Izium. Nel documento ONU si ricorda come anche la guerra abbia le sue regole e attacchi indiscriminati contro posizioni che non sono obiettivi militari sono un crimine, come stabilito dal primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra, risalente al 1977. I russi invece sono colpevoli di avere colpito ospedali, scuole, negozi, ma anche un teatro (a Mariupol), una stazione ferroviaria (a Kramatorsk), un supermercato (a Kremenchuk) nell’assiduo tentativo di terrorizzare la popolazione e di demoralizzare l’opinione pubblica occidentale.

D’altra parte, si hanno prove che l’esercito ucraino ha probabilmente utilizzato bombe a grappolo e missili dotati di mine anti-uomo a Izium, nella regione di Kharkiv, nel periodo in cui la località era occupata da forze russe. Un fatto degno di nota se si pensa che l’Ucraina, al contrario della Russia, è uno stato parte della Convenzione contro l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di questo modello di mine. In aggiunta si ha notizia che mine anti-uomo siano state instillate da reggimenti ucraini in aree popolate, dove tali armi hanno prodotto dei feriti tra la popolazione civile; ciò certifica un’ulteriore violazione della normativa umanitaria internazionale.

La Commissione ha anche documentato come l’esercito ucraino non abbia sempre tenuto a debita distanza la popolazione civile dal personale militare, come nel caso di Chernihiv, dove forze ucraine avevano stabilito un centro di comando in due scuole in cui venivano distribuiti aiuti umanitari; nel marzo dello scorso anno un attacco aereo uccise in questa sede sia normali cittadini sia militari.

Casi di violazioni dell’integrità fisica

La Commissione ha certificato l’esecuzione sommaria  da parte dei russi di 65 uomini, due donne e un ragazzo di 14 anni. Queste esecuzioni erano spesso precedute da torture e condotte in aree al di fuori delle zone di combattimento (hors de combat). A questi casi si aggiungono le numerose uccisioni di civili che tentavano la fuga dalle regioni occupate o che semplicemente erano impegnati in attività quotidiane; nel rapporto si può leggere come tali azioni non siano stati casi isolati, ma sembrano più essere parte di una vera e propria “strategia militare”.

Ci sono inoltre prove evidenti di detenzioni illegali attuate verso chi in qualche modo era affiliato con l’esercito ucraino o messe in atto contro giornalisti o contro chi aiutava a evacuare i civili in una continua caccia a potenziali nemici; i soggetti rinchiusi soffrivano trattamenti degradanti per la mancanza di luce, ventilazione e riscaldamento, con condizioni sanitarie completamente inadeguate. In aggiunta, si citano esempi di deportazioni  all’interno del territorio ucraino e verso la Russia.

La Commissione ONU denuncia le violenze sessuali su donne e uomini dai 4 agli 82 anni, le quali sono avvenute durante le perquisizioni domestiche, nei campi di filtrazione e contro civili in regime di detenzione (nelle prigioni russe «i casi di violenza sessuale e di genere hanno colpito soprattutto uomini, sia civili che prigionieri di guerra») In un caso emblematico una donna stuprata era incinta e in seguito soffrì un aborto spontaneo. Si afferma inoltre che in alcuni casi i membri della famiglia, inclusi i bambini, furono costretti ad assistere agli stupri.

Anche i soldati e le autorità ucraine si sono resi responsabili di torture, esecuzioni e di detenzioni in condizioni inumane verso potenziali collaboratori del nemico o contro soldati russi.

Tanti interrogativi, poche risposte

La gravità e la scala dei crimini perpetrati dalle forze armate russe lasciano scioccati e ogni commento appare superfluo; intanto la guerra infuria, così come gli attacchi sui civili e alle infrastrutture energetiche e una via d’uscita immediata da tale situazione ad oggi non sembra nemmeno pensabile. Continua dunque il tentativo di rendere l’Ucraina asservita alla “potenza” russa con tutti i mezzi possibili. I suoi abitanti infatti, come ricorda lo storico Andrea Graziosi, sarebbero considerati dal regime di Putin come “un’espressione locale” e non troppo distante dal popolo russo, i quali devono essere puniti per avere scelto una strada diversa da quella che il governo del proprio vicino vorrebbe per loro.

Più che la messa in atto di un vero e proprio genocidio le azioni russe sono finalizzate a cancellare l’indipendenza ucraina per piegare i suoi cittadini alla volontà di Mosca. Sullo sfondo rimane saldo il fatto che le sorti del conflitto e della nazione ucraina si decideranno sul campo e l’elemento decisivo al momento, che piaccia o meno, è la forza militare.

Chi è Lorenzo Fraccaro

Classe 1998, ha una laurea in scienze politiche presso l’università di Padova. Successivamente ha conseguito il suo titolo magistrale in relazioni internazionali all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sui totalitarismi del Novecento. Grande appassionato di storia e politica internazionale, negli anni ha approfondito eventi e dinamiche riguardanti l’Europa Orientale. Per East Journal è il responsabile dell’area che si occupa di Russia, Ucraina, Bielorussia, Caucaso e Asia Centrale.

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