Complice l’invasione russa in Ucraina, il Kazakhstan sembra cercare di ridefinire la propria politica estera. Storicamente vicino a Mosca, con cui condivide un lunghissimo confine, il paese dell’Asia Centrale ora rivolge il proprio sguardo anche ad Occidente e ha da poco confiscato le proprietà di una società russa nel centro spaziale di Baikonur…
Il caso Baikonur: cesura o semplice episodio?
Il Kazakhstan ha di recente sequestrato le proprietà dell’agenzia russa Roscosmos nella stazione spaziale di Baikonur, famosa tra gli altri motivi per essere stato il luogo da cui Yuri Gagarin è partito nel 1961 per la sua missione nello spazio (primo uomo di sempre in orbita). L’evento rappresentò una conquista destinata a segnare il cosiddetto “soft power” sovietico e un guanto di sfida al “nemico” statunitense relativamente alla corsa per la “conquista dello spazio”. È anche per questo motivo infatti che la decisione kazaka assume un forte valore simbolico e potrebbe rappresentare uno “schiaffo” al potere e alla storia russa del Novecento e alle relazioni tra i due Paesi.
Il governo kazako ha giustificato tale mossa, con cui si è anche chiesto al direttore del Centro spaziale di non lasciare il paese e con cui si è vietato di rimpatriare o di vendere i beni appartenenti alla società russa, con la volontà di recuperare dei debiti della stazione di Baikonur, stimati sui 30 milioni di dollari. A ordinare la confisca è stata la corte del Centro finanziario internazionale di Astana, la quale detiene la giurisdizione su queste fattispecie.
Il sequestro è avvenuto qualche giorno dopo uno scambio di battute tra il capo dell’agenzia russa Roskosmos, Yuri Borisov, e il ministro dell’Innovazione e dell’Industria aerospaziale kazako, Baghdat Musin, relativo a un ritardo nella costruzione di una nuova stazione di lancio vicino a quella di Baikonur.
Il centro di Baikonur fu fondato a metà degli anni ’50 e vide nell’ottobre del ’57 il lancio del famoso satellite Sputnik 1, il primo a essere diretto nello spazio, il quale segnò momentaneamente il primato sovietico sulla tecnologia americana per quanto riguardava questo specifico settore. Da Baikonur inoltre partì la prima donna in missione nello spazio, Valentina Tereshkova e il primo uomo che lasciò la propria navicella per una “camminata” in orbita, Aleksej Leonov.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la Russia continuò ad utilizzare il sito tramite la società Roscosmos, pagando svariati milioni l’anno per l’affitto.
La visita del segretario di Stato Blinken
La mossa delle autorità kazake potrebbe essere un semplice “affare interno”, ma è certo che in questi ultimi tempi la posizione in politica estera dei paesi dell’Asia centrale sta prendendo una piega inaspettata, come testimonia la visita, avvenuta circa un mese fa, del segretario di Stato americano Antony Blinken in Kazakhstan. Durante l’incontro con alti diplomatici dei paesi della regione, Blinken ha affermato che nessun paese può permettersi di ignorare la minaccia rappresentata dall’azione russa in Ucraina ai valori dell’ordine mondiale liberale e al libero commercio internazionale. Allo stesso tempo ha rimarcato l’impegno statunitense per la difesa dell’indipendenza dei paesi facenti parte del gruppo dei C5+1, composto da Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
Blinken con queste parole ha scelto il pragmatismo, non ha parlato in maniera generica di giustizia e non ha evocato lo scontro tra democrazie e autoritarismi, ma ha posto l’accento sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale. Questo approccio infatti, come segnalato da Nathalie Tocci su La Stampa, appare essere l’unico vincente per convincere tutti i paesi della comunità internazionale a coalizzarsi, rispettando le diverse sensibilità, contro la guerra lanciata dalla Russia.
Verso una nuova politica estera?
Il ministro degli Esteri del Kazakhstan Tilebeurdi ha però ribadito come il suo paese non adotterà risoluzioni o misure contro la Russia, come vorrebbe l’Occidente, come non adotterà una posizione di supporto verso la guerra voluta da Putin, bensì continuerà a mantenere una visione pragmatica per la difesa del proprio interesse nazionale. Comunque, il Presidente kazako Tokayev ha contattato più volte il presidente Zelenskij, richiamando una via d’uscita diplomatica al conflitto all’interno dei dettami dello statuto delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
Tuttavia, tutte le cinque repubbliche dell’Asia centrale si sono astenute nel voto di condanna dell’aggressione tenutosi all’Assemblea Generale ONU, evidenziando il desiderio di tenere una certa equidistanza al fine di non compromettere la stabilità dei propri paesi. Tali stati infatti hanno profondi legami con la Russia, non solo dal punto di vista economico, ma anche in ambito militare e diplomatico. Si pensi ad esempio all’intervento di forze russe del CSTO per sedare le rivolte in Kazakhstan scoppiate nel gennaio del 2022.
Ciò però non ha fermato il Kazakhstan dal chiudere la propria rappresentanza commerciale a Mosca, la quale ha aiutato dalla caduta dell’URSS varie imprese kazakhe a rendere saldi e costanti i rapporti economici con il vicino russo, un segnale che testimonia il desiderio del paese guidato da Tokayev di smarcarsi dall’influenza di Mosca per cercare nuove strade. Una decisione presa proprio alla vigilia della visita di Blinken, la quale quindi appare più politica che di natura meramente economica. Inoltre, il Kazakhstan non ha mai riconosciuto l’annessione delle repubbliche del Donbass, confermando il rifiuto della politica di potenza attuata da Vladimir Putin. A questo si aggiunge il lavoro per diversificare il proprio export petrolifero “in tutte le direzioni”, come testimoniato dal Primo ministro Alikhan Smailov.
Il Kazakhstan di oggi dunque sembra dividersi tra Oriente e Occidente; in questo senso si ricordi anche che la Cina di Xi Jinping vede il Paese come un tassello fondamentale per la sua ambiziosa “Belt and Road Initiative”. Forse le parole destinate a guidare la sua politica estera ricalcano quelle oggi attribuite a Gagarin, tra i più celebri “eroi dell’Unione Sovietica”: “Da quassù la terra è bellissima, senza frontiere né confini”.
—
foto di Grigoriy Sisoev/Sputnik via AP