Nessun vincitore in Montenegro al primo turno delle elezioni presidenziali del 19 marzo. Il 2 aprile sarà sfida tra lo storico leader Milo Djukanović e il moderato Jakov Milatović.
Le elezioni presidenziali del Montenegro si decideranno nel ballottaggio del 2 aprile. Secondo i risultati del voto del primo turno, svoltosi domenica 19 marzo, difatti, nessun candidato ha raggiunto il 50% dei voti necessario per l’elezione. Al ballottaggio si sfideranno Milo Djukanović, presidente della Repubblica attuale e leader del Partito Democratico dei Socialisti (DPS), e Jakov Milatović, esponente del neo-formato movimento Evropa sad (Europa adesso, PES).
I risultati
Secondo i dati, Djukanović si è fermato al 35%, ben 18 punti in meno rispetto alla tornata del 2018, quando aveva trionfato al primo turno con il 53%. Al secondo posto, si piazza Milatović, con un importante 29%. Fuori dai giochi gli altri candidati, in particolare Andrija Mandić, uno dei leader del partito filoserbo Fronte democratico (DF), fermo al 19%, e Aleksa Bečić, leader dei Democratici, partito centrista appoggiato del primo ministro Dritan Abazović e del suo Movimento Civico URA, che ha raccolto poco più dell’11%.
Non si sono registrati cali nell’affluenza alle urne, con il 64% dei montenegrini che si è recato a votare, stesso dato del 2018.
Il ballottaggio
Nonostante la prima posizione, il risultato non può soddisfare il presidente uscente, protagonista indiscusso della scena politica montenegrina degli ultimi 30 anni. Djukanović ha di fatto riconfermato i voti presi dal suo partito, il DPS, nelle politiche di due anni fa, un risultato deludente che aveva mandato il DPS all’opposizione per la prima volta nella sua storia.
Può invece esultare Milatović, giovane economista, affacciatosi sulla scena politica solo nel 2020, quando assunse la carica di ministro dell’Economia del governo di coalizione guidato da Zdravko Krivokapić. Fondatore di un movimento europeista e anti-corruzione, Milatović rappresenta un volto nuovo della politica montenegrina e può giocare la carta del rinnovamento per conquistare i voti necessari a vincere.
Il rischio maggiore per Djukanović è che il voto del 2 aprile diventi un referendum su di lui, e che i sostenitori del DF e di URA, che hanno votato gli sconfitti Mandić e Bečić al primo turno, spostino i loro voti su Milatović, facendolo prevalere sul presidente uscente. Una dinamica che rispecchierebbe la coalizione di governo che sostiene il primo ministro Abazović, unita soprattutto dall’avversione verso Djukanović.
Settimane decisive
Aldilà del ruolo limitato che svolge il presidente della Repubblica nel sistema politico montenegrino, questa elezione rappresenta un banco di prova fondamentale in vista delle elezioni politiche anticipate, con la quale si arriverà a una ridefinizione dei rapporti di forza in parlamento.
La sconfitta di Djukanović al ballottaggio segnerebbe una svolta cruciale per la politica del Montenegro, e un colpo forse decisivo al potere del presidente uscente. Djukanović, che in passato ha dimostrato di saper rimanere in sella nonostante le difficolta’, ne è consapevole e dovrà sfruttare le prossime due settimane per allargare la sua base di consenso in vista del decisivo, cruciale ballottaggio.
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