Rifugiati siriani

TURCHIA: Il ritorno dei rifugiati siriani

Dopo aver causato più di 50mila vittime, centinaia di migliaia di feriti e più di cinque milioni di sfollati, le devastanti conseguenze del terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia lo scorso 6 febbraio non accennano a fermarsi. Il ministro della difesa turco Hulusi Akar ha dichiarato che ben 30mila cittadini siriani hanno optato per il rimpatrio volontario. Il ritorno dei rifugiati siriani verso casa dipinge il quadro drammatico di questa popolazione. Dopo la fuga dal proprio Paese a causa di un conflitto lacerante, dieci anni dopo molti siriani hanno deciso di compiere il passo del ritorno in seguito ad un’altra catastrofe. A tutto questo si aggiungono episodi di razzismo sempre più frequenti nei loro confronti all’interno della Turchia.

La situazione dei rifugiati siriani in Turchia: qualche numero

Secondo le stime dell’UHNCR, a partire dal 2011, più di 6,8 milioni di siriani hanno lasciato il proprio Paese e quasi sette milioni di persone risultano ad oggi come sfollati interni. Più di 5 milioni hanno trovato rifugio nei Paesi limitrofi, come Turchia, Libano e Giordania, mentre in Europa il Paese con più rifugiati provenienti dalla Siria risulta essere la Germania, con più di 620mila. Con una cifra che raggiunge quasi i quattro milioni, la Turchia è il Paese al mondo con il più alto numero di rifugiati. Di questi 4 milioni ben 3 milioni e 600mila provengono proprio dalla Siria, rappresentando così il 90% dei rifugiati presenti all’interno del Paese. Questi numeri così elevati sono anche figli degli accordi stipulati tra UE e Turchia nel marzo 2016. Da 6 anni a questa parte tutti i migranti irregolari che raggiungono le isole greche attraverso il confine turco vengono riportati in Turchia. In cambio, l’Unione Europea si è impegnata a versare 6 miliardi di euro come aiuto umanitario nelle casse turche. Attualmente i siriani residenti in Turchia vengono registrati seguendo un regolamento di protezione temporanea, che garantisce ai rifugiati l’accesso a servizi base come istruzione e assistenza sanitaria. Allo stesso tempo questo sistema non permette ai rifugiati di lasciare la provincia presso la quale vengono registrati se non con un permesso speciale. Nel febbraio 2022 alcune grandi province hanno sospeso la possibilità di richiedere questa protezione temporanea, rendendo estremamente complicata la situazione per i siriani con un permesso prossimo alla scadenza.

Il sentimento anti rifugiati in Turchia

A partire dal 2011 in diverse aree della Turchia si è diffuso un forte sentimento d’odio verso i siriani. Con l’attuale crisi economica, la svalutazione della lira turca e il crescente tasso di disoccupazione, spesso i rifugiati vengono accusati di essere la principale causa dei problemi del Paese. In un’intervista rilasciata al Foreign Policy l’anno scorso, Ali al-Ahmad, rifugiato siriano fuggito dall’ISIS nel 2014, ha dichiarato come eviti costantemente di parlare in arabo in pubblico, anche nelle conversazioni con la moglie. Il terremoto non ha fatto altro che alimentare questo sentimento. Secondo il canale televisivo arabo al-Hurra, diversi esponenti politici turchi hanno accusato i siriani di furti e saccheggi in seguito al terremoto. Come riportato dal quotidiano al-Arab, alcuni rifugiati siriani hanno smesso di recarsi nelle aree di soccorso in seguito ad aggressioni verbali e fisiche. Tra i principali fautori di una retorica anti siriana vi è Ümit Özdağ, leader ultra conservatore del Partito della Vittoria, che dopo aver promesso di rispedire a casa tutti i siriani in caso di vittoria alle elezioni, ha parlato in seguito al terremoto dei siriani come una minaccia nazionale.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch, tra febbraio e luglio 2022 centinaia di uomini e ragazzi siriani sono stati arrestati dalle forze dell’ordine e deportati nelle aree di confine tra Turchia e Siria, dopo essere stati costretti a sottoscrivere il rimpatrio volontario. Queste azioni avevano fatto seguito alle dichiarazioni del presidente turco Erdoğan, intenzionato a reinsediare un milione di rifugiati siriani nel nord della Siria, nelle aree attualmente in mano agli oppositori del presidente siriano Assad.

Un ritorno difficile

Nonostante il ritorno a casa per i rifugiati siriani possa sembrare una soluzione, l’impresa è tutt’altro che semplice. I rifugiati si trovano tra due fuochi. Se da una parte vi è la drammatica condizione che vivono in Turchia, dall’altra tornare in Siria nei territori sotto il controllo di Damasco dopo essere passati per quelli in mano all’Esercito Libero Siriano è estremamente arduo. I rapporti tra Siria e Turchia sono ancora lontani dal disgelo e questo non fa altro che aumentare le difficoltà.
Oltre a migliaia di vite, il terremoto si è portato via le pochissime certezze di chi da più di dieci anni lotta ogni giorno per sopravvivere.

foto: infomigrants

Chi è Marco Pedone

Classe 1999, una laurea in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università La Sapienza di Roma, dove ha avuto modo di approfondire lo studio dell'arabo e del persiano. Appassionato di Vicino Oriente, area MENA e sport.

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