di Claudia Leporatti
Dovrebbe chiudere ad aprile il terminale 1 dell’aeroporto di Budapest, quello riservato ai voli low cost, che saranno spostati sul terminale 2, a pochi chilometri di distanza. Il portavoce della Budapest Airport, Mihály Hardy, ha spiegato che la decisione è dovuta al recente fallimento della compagnia aerea nazionale Malév. Per il momento l’operatore aeroportuale non si sbilancia su un’eventuale riapertura dello scalo 1 del Liszt Ferenc (ex Ferihegy). Del resto, non si parla ancora di una nuova compagnia di bandiera, la cui chiusura ha suscitato l’immediata corsa delle compagnie a basso costo per aumentare i voli sulla capitale magiara. Ryanair, in particolare, non ha perso tempo nel tornare in Ungheria, Paese che aveva lasciato nel 2010 dopo diverse proteste, non ascoltate, sulle eccessive tasse aeroportuali.
La stessa compagnia irlandese non ha tardato a trovare nuovi motivi di conflitto con la Budapest Airport, stavolta per l’imposizione delle procedure di sicurezza ai piloti, costretti a scendere dal velivolo dopo l’atterraggio e a sottoporsi ai controlli come i passeggeri, subendo in questo modo ritardi nel proprio lavoro. Wizz Air, la principale low cost dell’Europa centro-orientale, continua a inaugurare nuove rotte, aumentando inoltre la frequenza settimanale dei voli da e per Budapest.
I voli Malév già prenotati sono stati provvisoriamente coperti da Alitalia. Le casse della ditta aeroportuale piangono il crollo della Malév soprattutto per l’inevitabile perdita di entrate dagli affitti di uffici, depositi, aree di manutenzione e parcheggi necessari alla compagnia aerea. Il taglio ai costi che l’azienda di trasporto aereo si vede costretta ad effettuare, potrebbe comportare il licenziamento di circa 250 lavoratori. Intanto, secondo l’agenzia di stampa Mti, il parlamento ungherese ha votato la creazione di un comitato di dieci persone per valutare la privatizzazione della Malév (e della sua successiva rinazionalizzazione) e della stessa Budapest Airport. Una proposta che ha raccolto 273 consensi e 52 pareri sfavorevoli (3, invece, gli astenuti). Il team avrà 180 giorni per redigere un rapporto sugli ultimi travagliati anni della compagnia, da sottoporre al Parlamento.