Ritorna l’Est a Cannes, anche se meno presente del solito e di certo non in una posizione di “spicco”.
Mentre gli anni scorsi a Cannes l’Est era ben consolidato in varie categorie, quest’anno, com’è accaduto all’ultima edizione di Venezia e di Berlino, anche a Cannes risulta assente l’Est Europa dalla selezione ufficiale della croisette, pur essendoci stati molte voci di corridoio riguardo alla presenza del nuovo film di Kirill Serebrennikov o della presa in considerazione del prossimo film di Calin Peter Netzer (Orso d’Oro a Berlino per Il Caso Kerenes). L’unica forma in cui l’Europa Orientale si presenta, sia nel concorso che nella sezione Un Certain Regard (nella quale l’anno scorso Alexandru Belc ha ottenuto il premio alla miglior regia con Metronom), è con il film The Zone of Interest di Jonathan Glazer, co-produzione statunitense-polacca, incentrata su una storia ambientata ad Auschwitz, le cui riprese sono avvenute in Polonia. In compenso, dopo cinque anni di assenza torna Nuri Bilge Ceylan, entrato ormai negli annali del cinema come il corrispettivo turco di Andrei Tarkovsky e di Béla Tarr, con il film About Dry Grasses, presentato nel concorso principale. Nella sezione Classics dedicata ai restauri va registrato
Se il festival principale non offre molti lungometraggi per gli aficionados del cinema est europeo, i festival collaterali ovviano alla mancanza: la Quinzaine (che l’anno scorso ha presentato Pamfir di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk), quest’anno propone il film Blazh di Illya Povolotsky, a segnare il disgelo del festival della costa azzurra per quanto riguarda la presentazione di opere prodotte in terra russa – Tchaikovsky’s Wife di Kirill Serebrennikov infatti era una opera di un regista dissidente. Si segnala la presenza del serbo-croato Lost Country di Vladimir Perisic nella selezione della Semaine de la Critique, e del documentario In the rearview del polacco Maciek Hamela, presentato nel programma di ACID, molto atteso in quanto segue il tragitto di un gruppo di rifugiati ucraini. Non è il primo documentario polacco a toccare l’Ucraina – a Berlino, sempre quest’anno, Tomasz Wolski e Piotr Pawlus hanno portato il loro In Ukraine.
Infine, nei cortometraggi l’Est decisamente domina: non solo Ildikó Enyedi presiede la giuria del concorso cortometraggi, ma tra le varie proposte si nota As it was di Anastasia Solonevych e Damian Kocur, già vincitore del premio della giuria Orizzonti per Chleb i Sol (Pane e Sale) alla laguna, 27 di Flora Anna Buda, mentre nella sezione corti della Semaine c’è Krokodyl di Dawid Bodziak.