Preoccupano le condizioni dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, attualmente in regime di detenzione. Il suo caso solleva forti dubbi riguardo lo stato della democrazia georgiana…
Il caso
L’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili si trova in prigione dall’ottobre del 2021 con un’accusa di abuso d’ufficio risalente al 2018, pronunciata in absentia. Egli giudica la condanna politicamente motivata, un semplice pretesto per mettere a tacere un oppositore considerato fin troppo scomodo dal governo. La sua vicenda è tornata sotto i riflettori di tutto il mondo successivamente a una sua apparizione video di fronte a una seduta della corte, durante la quale le sue condizioni di salute sono sembrate essere alquanto preoccupanti. Ciò è dovuto in parte alla sua decisione di praticare per qualche tempo uno sciopero della fame, motivato dalla richiesta di ottenere un processo equo e trasparente.
Il rifiuto di assumere cibo però non è l’unico motivo che spiega il suo deterioramento fisico, dal momento che si hanno avuto notizie che testimoniano di pestaggi in carcere e di tentativi di avvelenamento. Un avvocato americano ha confermato la presenza di mercurio e arsenico nelle sue unghie e capelli, come di segni di violenza su un corpo che appare sempre più debole. Nel maggio del 2022 Saakashvili è stato trasferito in una clinica privata e recentemente il suo avvocato ha parlato di un ricovero in terapia intensiva.
Saakashvili aveva intenzione di indire proteste anti-governative, motivo per cui nel 2021 fece ritorno illegalmente in patria dall’Ucraina, paese di cui detiene la cittadinanza (motivo per cui fu privato di quella georgiana) e dove servì tra 2015 e 2016 come governatore dell’oblast’ di Odessa. Salì al potere in Georgia dopo la “Rivoluzione delle rose”, movimento pacifico e popolare che esigeva le dimissioni del governo di Shevardnadze e che vedeva proprio in Saakashvili tra i suoi principali promotori, e vi ricoprì la carica di presidente in due mandati distinti, dal 2004 al 2007 e dal 2008 al 2014. Tra elogi per le riforme e accuse di abusi di potere e crescente autoritarismo, tra fervori rivoluzionari e torbidi politici, Saakashvili è ancora capace di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica georgiana anche perché fondatore di quello che al momento è un partito di opposizione nel parlamento georgiano, il Movimento Nazionale Unito, il quale oggi accusa il governo di non avere preso una posizione netta contro l’aggressione russa in Ucraina continuando a coltivare i propri affari con Mosca.
Da sempre vicino all’Occidente e all’Unione Europea, in una lettera dal carcere al presidente francese Macron, Saakashvili ha rimarcato il suo decennale impegno per la libertà e le riforme in Georgia e in Ucraina e ha accusato Putin di considerarlo come uno dei suoi principali nemici. Nello stesso testo ha affermato esplicitamente di temere seriamente per la propria vita.
La reazione popolare
Il suo arresto scatenò proteste con cittadini che occorsero da varie regioni della Georgia, riempendo la Piazza della Libertà a Tbilisi, brandendo non solo bandiere georgiane, ma anche, in un gesto altamente significativo, quelle dell’Unione Europea e dell’Ucraina. La folla vedeva nel processo contro l’ex presidente un ulteriore segnale della repressione politica attuata dal governo, che negli ultimi anni ha imprigionato vari esponenti politici di alto profilo, tra cui l’ex sindaco di Tbilisi vicino a Saakashvili, Gigi Ugulava, poi graziato dalla presidente Zourabichvili.
Le manifestazioni dell’ottobre del 2021 per chiedere la messa in libertà del prigioniero politico “Misha” non trovarono però un consenso unanime. C’è chi infatti, nello stesso frangente, lo accusava di autoritarismo e di avere riempito le carceri di dissidenti politici. Tuttavia questi dimostranti sembrano essere esponenti di una posizione minoritaria, dato che la stragrande maggioranza dei cittadini georgiani riconosce il ruolo che Saakashvili ha avuto nella transizione democratica del Paese e nel coltivare una politica autonoma rispetto il vicino russo. L’ex presidente difatti vedeva per la Georgia un futuro nella Nato e nell’Unione Europea e aveva come uno dei suoi obiettivi prioritari la soluzione della questione delle repubbliche separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia. Non a caso la Russia procedette a un’invasione della Georgia proprio durante la sua presidenza con il pretesto di “difendere” quelle regioni dalle violenze dei georgiani, un refrain che attraversa la storia del Novecento e che suona ancora oggi molto noto.
Le reazioni internazionali
Di recente, anche il Parlamento Europeo ne ha domandato il rilascio, ha espresso la sua profonda preoccupazione per il suo stato di salute e ha ricordato alle autorità georgiane il loro dovere giuridico di garantire cure mediche e il rispetto dei suoi diritti umani fondamentali, sottolineando che tale vicenda è in netto contrasto con il percorso di adesione all’UE intrapreso dal paese. La risoluzione è passata con una schiacciante maggioranza di 533 voti contro 33.
La Georgia ha fatto domanda di ingresso nell’UE lo scorso marzo, insieme a Ucraina e Moldavia, tuttavia non le è stato garantito lo status di paese candidato; tra i requisiti da soddisfare misure atte a contrastare l’influenza degli oligarchi e una maggiore indipendenza dell’apparato giudiziario dal potere politico. In quel contesto, successivamente alla decisione europea, decine di migliaia di dimostranti accusarono il governo di “minare deliberatamente” le aspirazioni europee di Tbilisi. Secondo sondaggi infatti l’88% dei cittadini georgiani supporta l’adesione all’UE e il 75% è favorevole all’ingresso nella Nato, due organizzazioni percepite oggi più che mai come necessarie per difendere la propria indipendenza.
Nel novembre dello scorso anno una commissione medica ha concluso che le attuali condizioni di salute di Saakashvili sono incompatibili con il suo status di detenuto, ma nonostante questa pronuncia, qualche settimana fa una corte di Tbilisi ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi legali. A questo riguardo Polonia e Ucraina si sono offerte per ospitare l’ex presidente affinché possa essere curato a dovere, ma il primo ministro Garibashvili ha rifiutato ogni iniziativa di questo tipo, affermando che contribuirebbe a “destabilizzare il paese”.
Il ministro degli Esteri ucraino invece, ha sollecitato la Georgia a restituire Saakashvili all’Ucraina e ha incolpato il governo del primo ministro Garibashvili di operare nella “peggiore tradizione della polizia segreta sovietica”. A questo riguardo è importante ricordare che fu proprio Zelensky a ridare la cittadinanza ucraina a Saakashvili dopo che l’ex presidente Poroshenko gliela tolse. Maia Sandu, presidente della Moldavia, paese che di recente ha ottenuto lo status di paese candidato all’UE , ha affermato che “torturare a morte” un leader dell’opposizione è inaccettabile per un paese che mira a fare parte dell’Unione Europea. Non si può negare che con il destino di Saakashvili è in gioco anche il destino della Georgia e dei suoi cittadini.