La corruzione resta un grave problema in Bosnia-Erzegovina, è presente in ogni ambito della società e ne sono vittima anche i più giovani che cercano lavoro. Politica e magistratura restano bloccate e incapaci di opporsi concretamente.
L’indice di percezione della corruzione, elaborato dall’organizzazione non governativa Transparency International, ha evidenziato come la Bosnia-Erzegovina non riesca a contrastare efficacemente la corruzione, sempre più un fenomeno presente in molti ambiti della vita pubblica del paese. Sarajevo è attualmente al 110° posto (su 180 paesi) nella classifica stilata dalla stessa ONG, si tratta del peggiore dato nella regione balcanica e in Europa solo Ucraina e Russia fanno peggio.
La graduatoria è stilata in base ad una scala di punteggio dove 100 rappresenta “molto pulito” e 0 “estremamente corrotto”. La Bosnia, come la Serbia e il Montenegro, sono peggiorate nell’ultimo anno e hanno perso punti, è invece migliorata la situazione in Croazia, Macedonia del Nord, Kosovo e Albania.
Politica e magistratura
Si tratta di un problema che riguarda molti paesi nel mondo, tuttavia, ciò che preoccupa nello specifico della situazione bosniaca è l’incapacità o la non volontà di affrontare con decisione il tema e i maggiori indiziati di tale mancanza sono la magistratura e soprattutto la classe politica, sempre bloccata dalle divisioni su base etnica. Le inefficienze e i malfunzionamenti che il fenomeno corruttivo crea si ripercuotono sulle stesse istituzioni che dovrebbero essere in prima linea nel contrastare i comportamenti illegali. Il sistema che si è venuto a creare obbliga i cittadini bosniaci a pagare di tasca propria per far svolgere il proprio lavoro ai dipendenti pubblici e gli organi di controllo, che esistono, sono anch’essi politicizzati e quindi non efficaci nello svolgere il proprio compito.
Secondo Damjan Ožegovic, ricercatore senior di Transparency International, la magistratura è bloccata e “sottoposta a forti pressioni da parte delle elite politiche”. Lo stesso ricercatore porta come esempio di ciò l’elezione del nuovo procuratore capo della Bosnia-Erzegovina Milanko Kajganić, unico candidato in lizza poiché gli altri sono stati esclusi dal Consiglio superiore della Magistratura. Ožegovic, in particolare, fa riferimento alla procuratrice statale Diana Kajmakovic che è stata esclusa dopo aver ricevuto sanzioni da parte del Tesoro degli Stati Uniti per essere “sfacciatamente corrotta” e avere “legami con organizzazioni criminali”. Secondo il parere del tesoro americano, difatti, il nome della procuratrice è stato raccolto innumerevoli volte all’interno di conversazioni online tra criminali.
Le generazioni più giovani vittime della corruzione
Anche l’istituto bosniaco per lo sviluppo giovanile KULT condivide l’opinione di Transparency International e sottolinea inoltre come tale comportamento sia diventato ormai cronico e diffuso all’interno dell’intera società. “Paghiamo per avere un documento che ci serve, diamo soldi al poliziotto invece di pagare una multa e tutto ciò è diventato normale”.
Le ricerche effettuate dallo stesso istituto evidenziano anche come la corruzione colpisca fortemente le generazioni più giovani, che sempre più esprimono il desiderio di lasciare il paese e citano tale questione come uno dei motivi per cui vogliono andare via. “Il 90 per cento dei giovani crede che la corruzione per ottenere un lavoro nella pubblica amministrazione sia una pratica in Bosnia-Erzegovina”.
I dati riguardo alle assunzioni nel settore pubblico e privato sono allarmanti: il 60% dei giovani ritiene che all’interno dell’amministrazione pubblica la corruzione sia presente nella maggior parte dei casi. Oltre la metà degli intervistati ha sentito dire di qualcuno che ha pagato una certa somma per essere assunto da una azienda privata.
L’educazione e l’esempio positivo di Sarajevo
In questo contesto assume importanza fondamentale l’educazione dei giovani sul tema della corruzione e, soprattutto, riguardo le forme di contrasto già esistenti. L’obbiettivo è informare i cittadini sui danni che questo fenomeno produce e sui pericoli che comporta. Nel paese esistono già esempi positivi di lotta alla corruzione e il più significativo è quello del Cantone di Sarajevo dove l’ufficio preposto riesce a svolgere numerose attività formative e di contrasto all’illegalità. Tra le più importanti c’è “Say NO to Corruption” che analizza le misure necessarie per evitare conflitti di interesse nelle istituzioni cantonali e sostiene iniziative di gestione dei conflitti già in essere nelle amministrazioni pubbliche.
Il problema della corruzione, antico e più o meno diffuso in tutte e società del mondo, ha tra le sue vittime anche i più giovani che cercano, tramite il lavoro, un loro posto nella società. In Bosnia-Erzegovina tale problema è reso ancor più evidente dal grande numero di persone che lasciano il paese (dal 2013 ad oggi circa mezzo milione di persone). La politica, bloccata e in parte anch’essa corrotta, non sembra capace di contrastare efficacemente il fenomeno corruttivo che è ad oggi presente in ogni sfera della società. Per fortuna non mancano buoni esempi su cui poter fare affidamento per il futuro.
Foto: RFE/RL