In Moldavia la chiesa ortodossa sprona il governo a non approvare leggi per i diritti della comunità LGBT, come chiesto dal Consiglio Europeo
Una decisione della Corte Europea per i Diritti Umani del 17 gennaio, intervenendo a proposito del caso Fedotova e altri v. Russia, ha ricordato che gli stati membri del Consiglio Europeo devono provvedere affinché le varie leggi nazionali proteggano e riconoscano le coppie omosessuali. Il caso, nello specifico, riguarda tre coppie omosessuali che nel 2009 e nel 2013, a Mosca e a San Pietroburgo, si sono viste rifiutare il riconoscimento della loro unione. Le motivazioni dietro al rifiuto delle autorità poggiavano sul fatto che l’articolo 1 del Codice delle Famiglie russo definisce il matrimonio “un’unione volontaria tra un uomo e una donna”.
La situazione dei diritti in Moldavia
La risoluzione non ha incontrato soltanto il discontento russo – Russia che da settembre non fa più parte del Consiglio d’Europa. Anche il metropolita Vladimir, capo della chiesa ortodossa moldava, formalmente subordinata al Patriarcato di Mosca, ha espresso la sua opinione in merito, dicendo che “questa decisione va contro la coscienza storica ortodossa delle persone”.
E se le parole di Vladimir – tra cui l’ultimatum per il quale “i leader moldavi potranno essere ricordati in futuro come persone con una dignità o come traditori” – riecheggiano quelle di Cirillo, patriarca di Mosca, non è per caso: come fa notare Angela Frolov della ONG moldava Genderdoc-M, che opera nel paese dal 1998 per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBT, “nonostante la sua influenza cali di anno in anno, la metropolia di Chişinău segue l’agenda del regime di Putin, e la sua popolarità è ancora forte”. Un canale privilegiato per la propaganda del Cremlino, che lo sfrutta periodicamente per la diffusione di messaggi apertamente omofobi.
A livello culturale la situazione non sembra essere cambiata radicalmente dal 2012, quando una legge contro le discriminazioni presentata in parlamento aveva sollevato le proteste (paradossalmente) congiunte del Partito Comunista e della Chiesa Ortodossa. A dieci anni di distanza, come indicato dallo studio “Pregiudizio e marginalizzazione in Moldavia nel 2022”, tra tutte le comunità minoritarie presenti nel paese, la comunità LGBT è la meno accettata, in una società che, come indica la Genderdoc-M, “è prevalentemente omofoba e transfobica”.
Molte delle stesse persone appartenenti alla comunità LGBT non riescono a superare lo stigma e conducono due vite parallele: “un grande problema” dice Frolov “è l’omofobia interiorizzata, le persone credono di non potersi mai sentire felici e questo può portare molto spesso a pensieri distruttivi”.
Dal punto di vista legislativo, in compenso, sono state varate alcune importanti leggi: innanzitutto nel 2021, con l’insediamento del nuovo governo europeista del Partito di Azione e Solidarietà (PAS), è stata ratificata la convenzione di Istanbul; ad aprile 2022 sono stati introdotti emendamenti nel codice penale con riferimento ai crimini d’odio e al discorso d’odio; a dicembre 2022 una legge contro la discriminazione estendeva la lista di criteri di protezione all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Un copione già visto?
Tra le dichiarazioni di Vladimir di questo dicembre c’era anche l’auspicio che l’integrazione europea avvenisse “nel rispetto dei veri valori cristiani”. Se le affermazioni del metropolita non stupiscono è perché non sono totalmente nuove al panorama europeo. Si potrebbe prendere in considerazione il caso della Polonia – solo uno tra tanti paesi in cui i valori “europei” vengono percepiti come estranei rispetto ai valori nazionali – e osservare come anche in questo paese (dove la chiesa cattolica rimane l’istituzione culturale di riferimento) non manchino le opposizioni a risoluzioni che tutelino ora il diritto all’aborto ora il riconoscimento di unioni omosessuali. I pretesti coincidono: secondo tale narrativa le risoluzioni europee, tirannicamente, vorrebbero imporre il loro sistema di valori sulla popolazione.
Moldavia domani
Il futuro prossimo della Moldavia dipende molto da ciò che accade oltre i suoi confini. “Spero la guerra finisca con la vittoria dell’Ucraina, perché altrimenti nulla impedirà all’esercito russo di entrare in Moldavia. E tutti conosciamo la politica del regime di Putin nei confronti della comunità LGBT” conclude Frolov.