Il Centro Europa costruisce un muro invisibile contro i migranti. Austria, Ungheria e Serbia si alleano per contrastare un allarme invasione che non esiste, con il sostegno silenzioso di Slovacchia e Repubblica Ceca.
Il 3 ottobre scorso, i leader di Serbia, Ungheria e Austria si sono incontrati a Budapest per mettere a punto un piano per arginare i flussi migratori in arrivo dalla rotta balcanica. A questo è succeduto un secondo incontro, nel novembre scorso, dove i tre leader hanno firmato un memorandum d’intesa sulla questione e durante il quale il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha pesantemente criticato l’Unione Europea e l’attuale sistema di asilo.
Austria, Serbia e Ungheria si alleano
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato che nel 2022 il suo Paese ha registrato circa 250.000 tentativi di attraversamento illegale delle frontiere. “Non abbiamo bisogno di gestire la migrazione, dobbiamo fermarla”, ha affermato Orban durante un incontro con i leader di Serbia e Austria. “Dobbiamo mostrare loro [i migranti] che non possono attraversare”. Certo un’affermazione bizzarra, considerato che nella sola prima settimana di aggressione russa all’Ucraina, l’Ungheria ha accolto oltre 100.000 rifugiati.
Austria e Ungheria si sono anche impegnate ad aiutare la Serbia a organizzare le deportazioni in aereo di tutti i migranti provenienti dai cosiddetti paesi di origine sicuri e che non avrebbero diritto di asilo.
Il campo profughi di Kúty
Parallelamente, sempre nel novembre scorso, migliaia di migranti sono rimasti intrappolati in Slovacchia, precisamente a Kúty, respinti alla frontiera con la Repubblica Ceca. Nella cittadina è stata allestita una tendopoli provvisoria per offrire rifugio e servizi essenziali ai circa duecento siriani e afghani vincitori del “game”, ovvero la rotta balcanica. Il tutto tra i malumori e le proteste degli abitanti.
Peter Dlhopolec, di Balkan Insight, ha visitato il campo e ha raccontato in un reportage ciò che ha visto: persone tranquille che chiacchieravano al telefono con i parenti, che riposavano a letto, che parlavano di un futuro a ovest o che fumavano una sigaretta all’aperto. Una routine più che normale, per quanto possible, scandita da controlli, visite mediche e da qualche uscita in direzione centro città o negozio di alimentari.
La loro presenza, tuttavia, ha creato non poco disagio tra la popolazione locale, anche se la polizia non ha registrato crimini commessi dai migranti. Le rassicurazioni da parte delle autorità e delle ONG non hanno tranquillizzato i 4.000 abitanti di Kúty, i quali hanno continuato a protestare affinché la “tendopoli” venisse smantellata. Tale desiderio è stato esaudito in poco meno di un mese e la Slovacchia ha richiesto una migliore protezione del confine esterno dell’UE in Ungheria e Serbia.
Esiste davvero un’emergenza migranti?
L’allarme “invasione” non sembra tuttavia trovare riscontro nella realtà. Secondo i dati Frontex, l’agenzia comunitaria che sorveglia le frontiere, nel 2022 sono stati rilevati circa 330 mila attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Unione Europea. Il numero più alto dal 2017 a oggi, ma certamente inferiore ai 500 mila registrati nel 2016 e al record di quasi 2 milioni registrato nel 2015, al tempo della guerra civile in Siria e dell’apice dell’ISIS. Va specificato che il numero di attraversamenti di frontiera non corrisponde al numero di persone entrate in Europa, poiché la stessa persona può aver passato il confine più di una volta.
Questo significa che, nonostante i 300 mila ingressi del 2022, l’Unione Europea non sta al momento affrontando una crisi migratoria.