Il 5 e 12 febbraio si vota nella Repubblica di Cipro, unico stato membro UE con governo presidenziale. Dopo due mandati, il presidente Nicos Anastasiades del partito conservatore Rally Democratico (DISY), in carica dal 2013, non può più ripresentarsi.
La repubblica greco-cipriota si avvia quindi verso un necessario cambiamento, in un contesto segnato da scandali di corruzione e gestione della migrazione, nonche dalla ormai cinquantennale divisione dell’isola, questione aperta che continua a minare i rapporti tra Grecia e Turchia nonché le relazioni tra UE e NATO.
I principali candidati
I tre principali candidati sono tutti stretti collaboratori del presidente uscente Anastasiades. Il centristra Christodoulides ne è stato ministro degli esteri fino al 2022; il progressista Mavroyiannis ne è stato capo negoziatore per la riunificazione; e il conservatore Neofytou gli è succeduto alla guida del DISY.
I sondaggi vedono in vantaggio Nikos Christodoulides, già ministro degli affari esteri (2018–2022) e portavoce del governo (2013–2018) – nonché portavoce del governo a Bruxelles al tempo della presidenza cipriota del Consiglio UE, nel 2012. Membro del DISY (popolari) che si presenta come indipendente di centro, Christodoulides è sostenuto da DIKO e EDEK (socialisti), DIPA (liberali) e Movimento Solidale. Christodoulides si è dimesso a sorpresa un anno fa, e pur senza una rodata macchina di partito alle spalle si è portato subito in testa alla corsa, anche grazie al suo appello trasversale. Se la scorsa estate fino al 50% degli elettori indicavano un potenziale voto per Christodoulides, il suo vantaggio rispetto agli altri contendenti si è andato erodendo nel tempo. I sondaggi lo danno oggi attorno al 35%.
Uno dei principali sfidanti è Andreas Mavroyiannis, un altro candidato indipendente: ambasciatore, ex negoziatore per la comunità greco-cipriota nei (falliti) colloqui sulla riunificazione, ex rappresentante permanente di Cipro all’ONU e all’UE, nonché viceministro per gli affari europei dell’ex presidente Demetris Christofias (2012), Mavroyiannis è sostenuto dal partito di sinistra AKEL e da Generazione Cambiamento. Il suo sostegno si attesta attorno al 25%.
Sempre attorno al 25% sono le preferenze per il terzo contendente, il leader del DISY Averof Neofytou, succeduto ad Anastasiades nella guuida del partito conservatore cipriota nel 2013. La corsa solitaria di Christodoulides ne ha tuttavia limitato il bacino elettorale.
Altri candidati minori includono Christos Christou, radiologo legato ad Alba Dorata e leader del partito di estrema destra ELAM, dato al 5% (5.65% nel 2018), e Achilleas Demetriades, avvocato il cui attivismo è stato fondamentale per ottenere la modifica delle leggi omofobe e la prima condanna della Turchia alla Corte di Strasburgo per l’occupazione di Cipro Nord nel caso Loizidou.
Non manca inoltre Andreas Efstratiou, proprietario di un negozio di abiti da sposa di Paphos e perenne candidato a tutte le elezioni cipriote sin dal 2000, con risultati da prefisso telefonico (0.22% nel 2018). Nel 2013, Efstratiou – Guinness dei primati 2007 per il più lungo strascico nuziale al mondo – era stato accusato di utilizzare il logo del Guinness World Records senza il permesso della corporation.
L’offerta politica
Secondo il politologo Giorgos Venizelos dell’Università di Cipro, i tre principali contendenti non rappresentano opzioni ideologiche opposte: “Neofytou sostiene un modello di governance neoliberista. Anche Christodoulides è di destra, ma mostra una certa sensibilità sociale. Entrambi però propongono misure severe sull’immigrazione. Mavroyannis, invece, rappresenta la scelta più progressista dei tre. Tuttavia, la sua politica economica non pone alcuna sfida allo status quo economico. Parlano tutti di ambiente e sostenibilità, in quanto costituiscono un aspetto chiave del discorso politico contemporaneo, ma le loro opinioni differiscono solo leggermente. Questioni come la politica verde, così come i diritti sociali, sono solitamente secondarie nel discorso politico cipriota.”
Scandali e disaffezione
Cipro è stata scossa da vari scandali, di cui tuttavia la politica non si è assunta responsabilità. Lo studio legale Anastasiades & Partners delle figlie del presidente è apparso nei Pandora Papers come centro di creazione di società off-shore con finalità di evasione fiscale.
La vendita legalizzata di passaporti, tramite la quale oltre 3.000 stranieri sono divenuti cittadini UE, ha portato almeno 2 milioni di euro alle casse dello stato greco-cipriota. Ma ha anche stimolato corruzione e favoritismi, e fornito protezione legale a ricercati internazionali, come rivelato da Al Jazeera.
Cipro è servita inoltre da base per la società israeliana Intellexa, il cui spyware Predator è stato utilizzato dai servizi segreti greci per monitorare politici, giornalisti e uomini d’affari. Lo scandalo Predator ha messo sotto pressione il governo conservatore di Mitsotakis. Ma anche a Cipro, secondo le denunce, lo spyware è stato usato contro vari politici e a favore di oligarchi russi.
Le preoccupazioni economiche legate all’inflazione galoppante non hanno comunque consentito una rimonta della sinistra, la cui immagine è ancora macchiata dal ricordo del rischio di fallimento finanziario del paese del 2012 e dalla successiva austerità. AKEL ha inoltre puntato a un candidato di profilo moderato, come Mavroyiannis.
Nel frattempo, cresce l’estrema destra di ELAM, partito legato ai neonazisti greci di Alba Dorata, oggi fuorilegge. Il discorso xenofobo di ELAM è nel frattempo stato fatto proprio dai partiti di centrodestra, tra cui il ministro degli interni uscente del DISY, Nikos Nouris.
Il panorama politico
Alle elezioni parlamentari del maggio 2021, il partito di centrodestra DISY aveva ottenuto il 27,77% – il risultato peggiore degli ultimi 40 anni, ma ancora sufficiente per non farsi superare dal partito di sinistra AKEL, fermo al 22,34%. Seguono DIKO, di centrosinistra, con l’11,29%, e l’estrema destra di ELAM con il 6,78% – in crescita, ma meno del temuto – nonché EDEK (centrosinistra, 6,72%), DEPA (centro, 6,1%) e i Verdi (4,41%). Per quanto riguarda i negoziati per la riunificazione dell’isola (fermi al palo dopo il fallimento degli ultimi tentativi nel 2017), DISY e AKEL sono considerati tra i più aperti a una soluzione negoziata per una federazione a due zone e due comunità, mentre gli altri partiti sono tutti considerati nazionalisti ciprioti.
Foto: in-cyprus