Tutti i tentativi di formare un governo in Bulgaria sono falliti: arrivano ad aprile le quinte elezioni in due anni
La Bulgaria ci ha ormai abituati alla sua grande instabilità politica. Questa volta i vari partiti non sono neanche riusciti a formare un governo-ponte, e si andrà quindi dritti ad un nuovo scrutinio elettorale.
Borisov alla ribalta?
Le ultime elezioni, tenutesi ad ottobre 2021, avevano segnalato una leggera ripresa del GERB, il partito dell’ex premier Boyko Borisov. Nonostante l’arresto per malversazione e irregolarità nell’uso di fondi europei nell’ambito di un’operazione condotta dalla procura europea (poi risoltasi in un nulla di fatto), Borisov era riuscito a vendere al meglio la caratteristica per cui è stato spesso apprezzato anche in sede UE: la stabilità.
Il “sistema Borisov”, una stabilitocrazia di stampo mafioso, sembra però aver in parte stancato i bulgari: seppure vincente, il GERB ha intercettato solo un quarto dei voti totali, non riuscendo a formare alcun governo. Borissov le ha provate tutte: si è inizialmente avvicinato al nuovo partito di estrema destra “Rinascimento” e al partito della minoranza turca “Movimento per i Diritti e la Libertà”. Poi ha chiesto ai rappresentati del suo partito se questi fossero disposti a costruire un’alleanza con gli acerrimi nemici, i socialisti, per sostenere un governo tecnico. Nessuna soluzione ha avuto successo.
La palla è quindi passata a Kiril Petkov, anche lui ex premier, il cui partito di stampo centrista e anticorruzione “Continuiamo il cambiamento” era arrivato secondo alle elezioni. L’esito è stato il medesimo. Il presidente della Repubblica Rumen Radev ha quindi incaricato i socialisti di formare un governo. La leader del Partito Socialista Bulgaro, Kornelia Ninova, ha presto gettato la spugna. Radev ha quindi indetto nuove elezioni per il prossimo 2 aprile.
La situazione nel paese si fa sempre più precaria. Radev ha chiesto alle diverse forze politiche di mostrarsi responsabili e garantire l’approvazione delle riforme anticorruzione, necessarie per assicurarsi i fondi UE. Inizia a svanire, nel frattempo, il piano di entrare nell’euro nel 2024. I problemi economici dovuti alla guerra in Ucraina sono ormai gestiti in toto dai vari governi tecnocratici che Radev ha man mano chiamato a dirigere il paese.
Qualcosa di nuovo
Le prossime elezioni non preannunciano nulla di positivo: i sondaggi, al momento, non riportano alcun cambiamento decisivo. Unica variabile che potrebbe influenzare l’esito dello scrutinio è l’inchiesta pubblicata di recente da Die Welt: il governo bulgaro, allora guidato da Kiril Petkov, avrebbe fornito di nascosto e tramite paesi terzi un aiuto massiccio in armi e carburante all’Ucraina subito dopo l’invasione. Non è però ancora evidente quali potrebbero essere le ripercussioni politiche in un paese le cui forze politiche sono spaccate tra russofilia e pronto sostegno all’Ucraina.
Foto: Pudelek (Marcin Szala), CC BY-SA