Secondo i servizi ucraini e occidentali la Russia è pronta a una nuova mobilitazione, si parla di 500mila coscritti o forse più…
Nel giorno del Natale ortodosso, nonostante la proposta unilaterale di tregua da parte del Cremlino, vista dagli osservatori come iniziativa propagandistica, e come tale definita dalla Casa Bianca, i combattimenti e gli attacchi russi in Ucraina sono proseguiti. Vengono segnalati lanci di missili su Kramatorsk e un attacco ad aggirare le truppe ucraine a Bakhmut, volto ad impadronirsi della località contigua di Soledar.
Il tema importante di questi giorni, al di là delle mosse propagandistiche, sembra consistere nella volontà del Cremlino di proseguire lo sforzo bellico utilizzando la sola concreta materia disponibile, ovvero la risorsa umana. E’ ormai certa la decisione di allargare enormemente la coscrizione di nuove reclute nel 2023: secondo i servizi ucraini e occidentali si pianifica il reclutamento di cinquecentomila coscritti, ma secondo fonti confidenziali il progetto è quello di giungere a due milioni di nuovi coscritti.
L’effetto distruttivo sulla società russa appare evidente, ma il desiderio dell’autocrate è quello di vincere la guerra a qualunque costo. Solamente, per realizzare numeri simili saranno necessarie misure draconiane: restrizioni severissime sugli espatri, con sostanziale chiusura delle frontiere, e, soprattutto, la probabile istituzione della Legge Marziale, che trasformerebbe l’intero paese in una gigantesca caserma, con definitiva riduzione dei diritti civili dei cittadini, ormai alla totale mercè del potere. La chiusura sostanziale delle frontiere dovrebbe avvenire a brevissima scadenza, per impedire ulteriori espatri di uomini. Sono già a disposizione delle autorità diverse migliaia di nuove uniformi, estive e invernali, realizzate in Bielorussia, Vietnam e Myanmar: qualora la qualità si rivelasse affidabile, sono previste ordinazioni per seicentomila unità; si attendono forniture anche dall’Iran, per trecentomila unità.
Sarà interessante verificare se la tradizionale inerzia della popolazione di fronte agli abusi del potere e alle più cieche decisioni dell’autorità, proseguirà anche in seguito a queste misure, sempre più devastanti per la società civile. L’esperienza storica non induce all’ottimismo.