Franco Frattini è morto il 24 dicembre a 65 anni. Il ricordo pubblico dell’ex ministro degli esteri e commissario europeo – come suole – è stato ampiamente agiografico. Vogliamo tuttavia ricordare su East Journal anche alcune pagine più scomode della sua eredità politica, in particolare le sue attività pubbliche nell’ultimo decennio a sostegno dei governi di Russia, Serbia e Azerbaigian. Frattini fu un atlantista innamoratosi della Russia – come lo ebbe a definire Giuliano Foschini su Repubblica – e non solo.
La diplomazia culturale a favore della Russia di Putin
Giovane socialista, consigliere di Claudio Martelli a inizio anni ’90, Frattini fa carriera sotto i governi Berlusconi, di cui è ministro degli esteri nel 2002-2004 e di nuovo nel 2008-2011. Berlusconi e Frattini cercano di facilitare le relazioni con la Russia di Putin. Al summit di Pratica di Mare del 2002 viene persino istituito un Consiglio NATO-Russia. Ma questo periodo di distensione (che Putin sfrutta per radere al suolo la Cecenia) non dura a lungo, anche per via dell’invasione dell’Iraq da parte di George W. Bush, nel 2003, che Berlusconi e Frattini acriticamente sostengono.
Durante l’invasione russa della Georgia nell’estate 2008, Frattini è in vacanza alle Maldive, e si fa sostituire al Consiglio UE dal sottosegretario Vincenzo Scotti. E’ il nadir del suo rapporto con Berlusconi, che “rifiuta costantemente i consigli strategici del suo ministro degli esteri”, in particolare riguardo alle relazioni italo-russe, secondo un cablo riservato dell’ambasciatore USA in Italia, Ronald Spogli, divulgato da Wikileaks: Frattini è “demoralizzato, privo di risorse e sempre più irrilevante”. A fine dicembre 2008, durante la guerra di Israele contro Gaza, Frattini si fa intervistare al TG1 in tuta da sci, e alle critiche, risponde via Facebook.
Terminato il mandato ministeriale, nel 2011 Frattini è nominato presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI), primo politico a ricoprire l’incarico, fino ad allora riservato a diplomatici e accademici di altissimo livello. Un ruolo di prestigio, che Frattini sfrutterà per attività di diplomazia culturale e lobbying nel successivo decennio.
Anche grazie al suo rapporto col leader serbo Vučić, Frattini si avvicina alla Russia di Putin. Ne ottiene nel maggio 2014, appena due mesi dopo l’annessione della Crimea, una laurea honoris causa dall’Accademia Diplomatica del ministro degli esteri russo – di cui diventerà anche docente – per il suo impegno allo sviluppo di “relazioni e comprensione reciproca” tra Italia e Russia. Sempre nel 2014 Frattini è tra i fondatori dell’Istituto di Studi Euroasiatici (ISE), in collaborazione col Fondo Alexander Gorchakov per la diplomazia pubblica russa, istituito da Medvedev. SIOI, ISE e Fondo Gorchakov, tra le altre cose, curano la traduzione in italiano del libro dell’ex premier russo Evgenij Primakov.
Frattini in quegli anni continua a parlare della Russia come di un “partner necessario” in Siria e Libia, nonostante il sostegno di Mosca ad Assad e alle milizie libiche, e nel 2017 da Mosca fa appello perché riprendano subito le relazioni strategiche tra Europa e Russia Nel 2018 Alfano lo nomina a rappresentante speciale OSCE per la Transnistria. “Perché – dice Frattini – ho ottime relazioni con le autorità russe”.
Durante la pandemia, è sempre Frattini a ricordare “gli aiuti generosi del presidente Putin” e a consigliare che “l’Italia bussi al Cremlino” su Ucraina e Libia. Appena nominato di nuovo a capo del Consiglio di Stato, a inizio 2022 Frattini afferma di non credere che Putin invaderà l’Ucraina, e propone la “finlandizzazione” del paese – dimenticando che l’Ucraina era già neutrale da 30 anni. Posizioni che affossano la sua candidatura al Quirinale, sostenuta da Salvini.
Consulente di Vucic in Serbia
Dall’ottobre 2013 Frattini è consulente del governo serbo per l’integrazione UE, succedendo a Dominique Strauss-Kahn e Alfred Gusenbauer. Frattini, che allora è anche candidato a segretario-generale della NATO (ma gli verrà preferito il norvegese Stoltenberg), viene presentato da Vučić come “uomo con i più importanti contatti nel mondo e in Europa”, e che gode di una alta credibilità nella comunità internazionale. Qualcuno, insomma, che sa oliare gli ingranaggi e potrà metterci una buona parola. E, ovviamente, lo farà totalmente gratis, “come amico della Serbia e per via della mia relazione speciale con Aleksandar Vučić“.
Frattini si spende nei mesi successivi, anche attraverso i canali del Partito Popolare Europeo (PPE) per favorire l’apertura dei negoziati d’adesione UE con la Serbia. “E’ tempo che l’Europa sia equa con la Serbia. L’Italia si impegnerà a fondo ad aiutare la Serbia a ricevere una data”, diceva nel giugno 2013 durante la visita di Vučić a Roma. Sono gli anni in cui la FIAT è fortemente impegnata a sostegno del governo di Belgrado, anche grazie all’investimento nella fabbrica di Kragujevac, e su Repubblica Andrea Tarquini non cessa mai di definire Vučić come “giovane premier europeista liberale e riformatore”.
I negoziati avranno inizio a gennaio 2014. Frattini non nasconde il suo obiettivo: l’adesione della Serbia all’UE entro il 2020. Un obiettivo presto mancato, vista la svolta autoritaria di Vučić, e l’irrisolto nodo del Kosovo. Ma ancora nel luglio 2018, a colloquio con la ministra serba Joksimović, Frattini presentava la Serbia come un “partner affidabile per l’UE”, in cui le riforme “hanno portato risultati“. E blastava Jean-Claude Juncker, reo di aver indicato il 2025 per il possibile ingresso della Serbia nell’UE, data “ridicola” per Frattini, secondo cui la Serbia avrebbe potuto chiudere i negoziati nel giro di due o tre anni.
Il 1° dicembre 2018, a Venezia, Vučić viene insignito del “leone d’oro per la pace“, istituito solo l’anno precedente. Frattini, membro del comitato promotore, afferma che il premio è volto a “riconoscere il ruolo del presidente Vučić nella riconciliazione e stabilizzazione di tutti i Balcani.” Insomma, un’ottima occasione per l’ormai presidente serbo di ottenere copertura stampa positiva, nonostante la grigia realtà della vita in Serbia. E tutto grazie soltanto all’amicizia personale con Frattini.
Le pubbliche relazioni a favore dell’Azerbaigian e il silenzio sulla guerra del Nagorno-Karabakh
Nel 2010, da ministro degli esteri, Frattini deve occuparsi del tentativo del governo azero di far traslare da Positano a Baku la tomba di Essad bey. Nello stesso periodo, Frattini è tra i sostenitori del progetto di gasdotto TAP, come avrà a vantarsi più tardi.
Terminato il mandato ministeriale, Frattini resta in ottimi rapporti con il regime sul Caspio. Frattini è tra le “alte personalità internazionali” cooptate dal governo di Baku come membri del Nizami Ganjavi International Center (NGIC), nuovo strumento di soft power del regime azero. Di ritorno dall’international humanitarian forum di fine 2012, Frattini presenta l’Azerbaigian come “un ponte tra Europa e Asia” e sprona l’UE a concedere presto la liberalizzazione dei visti per i cittadini azeri.
Nell’aprile 2015 Frattini è di nuovo a Baku per una tre-giorni sull’emerging international order, e nel marzo 2016 è ricevuto dal ministro degli esteri azero Mammadyarov. Nel maggio 2019 Frattini ospita alla SIOI il consigliere diplomatico del presidente azero Aliyev, cui a dicembre invia auguri di compleanno ufficiali.
In tutti questi anni, non risultano dichiarazioni di Frattini a proposito del regime dittatoriale in Azerbaigian, con elezioni truccate, prigionieri politici, repressione dell’opposizione, e costanti violazioni della libertà d’espressione, da ultimo nel caso di Kadija Ismayilova. Né risultano attività di Frattini in relazione all’offensiva di Baku dell’autunno 2020, con cui l’Azerbaigian ha ripreso il controllo militare di buona parte del Nagorno-Karabakh, e oggi tiene d’assedio l’enclave armena di Stepanakert.
Anzi, in un messaggio ad Aliyev di ottobre 2020, Frattini si propone per facilitare un’intervista del presidente azero sulla stampa italiana. Mentre in un articolo del dicembre 2020 per Reaction, Frattini attacca duramente la leadership armena uscita sconfitta dal conflitto, che definisce naïve, incompetente e fallimentare, concludendo: “non possiamo permettere a Erevan di sfruttare le simpatie del mondo a detrimento della sua popolazione”, senza alcun rilievo critico sulla decisione azera di passare all’offensiva militare.
Non è dato sapere quali fossero i compensi ricevuti dall’ex ministro Frattini per il suo coinvolgimento a favore del regime azero. Il governo di Baku negli stessi anni era impegnato in una campagna di corruzione internazionale – la famosa “diplomazia del caviale” – per la quale l’ex deputato UDC Luca Volonté è stato condannato in primo grado a 4 anni nel gennaio 2021.
Foto: David Plas, CC BY