Kosovo adesione

KOSOVO: Il governo Kurti presenta domanda di adesione all’Unione europea

Il 15 dicembre a Praga, il Kosovo ha fatto ufficialmente richiesta per aderire all’Unione europea. La richiesta è stata presentata dal primo ministro kosovaro Albin Kurti a Mikulas Bek, ministro per gli Affari Europei della Repubblica Ceca, paese che detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea fino a fine 2022.

La notizia era stata anticipata il giorno precedente, quando in una cerimonia a Pristina le tre più alte cariche dello Stato kosovaro, la presidente della Repubblica Vjosa Osmani, il premier Kurti e il presidente del parlamento Glauk Konjufca, avevano firmato congiuntamente la richiesta di adesione. La presidente Osmani ha definito la firma “un momento storico” per il Paese.

Il Kosovo era l’unico stato della regione balcanica a non aver ancora presentato la domanda di adesione all’Unione europea. Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord e Albania hanno ufficialmente aperto i negoziati di adesione, mentre la Bosnia Erzegovina ha visto finalmente riconosciuto lo status di paese candidato proprio lo stesso giorno della richiesta d’adesione del Kosovo, durante il Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles.

Per quanto importante, la domanda di adesione è solo il primo passo di un percorso lungo e complesso. Il Consiglio dovrà ora decidere se chiedere alla Commissione europea la sua opinion sulla capacità del paese candidato di soddisfare il criterio politico di Copenhagen, e sulla base di questo parere, decidere quando il paese potrà avviare ufficialmente i negoziati.

Tra la richiesta di adesione, il riconoscimento dello status di paese candidato e l’avvio dei negoziati possono passare svariati anni: è celebre il caso della Macedonia del Nord, che dopo aver fatto richiesta di adesione nel 2004, ha dovuto attendere 17 anni prima dell’apertura dei negoziati di adesione, avvenuta solo quest’anno. L’apertura dei negoziati nel 2022 ha riguardato inoltre anche l’Albania, che ha aspettato “solo” sette anni. Una volta aperti i negoziati, si apre un altro processo particolarmente complesso, dato che Bruxelles richiede al paese candidato di recepire la legislazione europea nel proprio ordinamento nazionale. Ne sono esempio sia il Montenegro che la Serbia, impegnate rispettivamente dal 2012 e dal 2014 in questo lungo percorso che tocca diversi settori.

Il cammino del Kosovo verso l’adesione UE rischia di essere ancora più irto di ostacoli di quello dei suoi vicini, considerando le difficoltà nel dialogo con la Serbia e soprattutto il fatto che cinque paesi membri UE, Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia, non ne riconoscono l’indipendenza. Tale situazione crea incertezza su quale sarà la risposta del Consiglio UE alla domanda d’adesione.

La leadership kosovara è ben consapevole di tali rischi e difficoltà, tuttavia la richiesta formale di adesione manda un segnale politico importante, volto a confermare la prospettiva europea e la chiara posizione filo-occidentale del paese, già segnalata dal recente allineamento completo alla politica estera europea sulle questioni relative all’invasione russa dell’Ucraina.

Intanto, mercoledì 14 dicembre Parlamento e Consiglio UE hanno confermato l’accordo finale sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini kosovari – unici tra i residenti dei paesi balcanici ancora sottoposti a un regime di visti. Secondo il compromesso mediato dalla presidenza ceca del Consiglio, il regime dei visti col Kosovo avrà termine con l’entrata in vigore del sistema ETIAS, e comunque non più tardi del gennaio 2024. Ancora 12 mesi, quindi, per un totale di 5 anni e mezzo di ritardo da quando la Commissione ha confermato che il Kosovo rispettava tutti gli standard tecnici, a luglio 2018. Ma il purgatorio per i cittadini kosovari ha ora una data di scadenza.

Foto: BIEpag

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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