Per gran parte della sua storia, l’Ucraina è stata divisa tra occidente e oriente. Infatti, il nome “Ucraina” viene comunemente tradotto come “terra di confine“. Fino all’era sovietica, l’Ucraina occidentale era sotto il controllo di varie potenze, mentre l’Ucraina orientale era dominata dall’Impero russo. Con la fine della Seconda guerra mondiale, i territori dell’Ucraina est ed ovest furono unite nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Nonostante queste storiche divisioni abbiano sviluppato fratture sociali e politiche, nel dicembre del 1991 il 90% degli ucraini ha votato per l’indipendenza – sorprendentemente, anche la Crimea.
Da questo punto di vista è facile convincersi che la guerra in Ucraina rappresenta una guerra storica tra la Russia e l’Occidente. Tuttavia, la storia delle relazioni russo-ucraine ha inizio quando i confini di questi due stati non erano ancora definiti come lo sono oggi. Il mondo sa molto della cultura russa e della versione russa per quanto riguarda le relazioni russo-ucraine. Ma questo è solo un lato della storia. Grazie ad una profonda analisi storica si può affermare che la Russia abbia da sempre considerato l’Ucraina come una parte fondamentale del proprio futuro – e dei propri confini.
Riscrivendo la storia
Il presidente russo Vladimir Putin ha un grande hobby: la storia, ovvero modificarla. Egli ha utilizzato il passato come uno strumento per giustificare l’invasione ucraina. Per gli studiosi della storia è facile decifrare che i suoi saggi e discorsi televisivi facciano parte della sua grande macchina propagandistica. Tuttavia, per un normale cittadino russo, circondato di propaganda dalla nascita, le sue parole potrebbero suonare come verità universali. Le sue affermazioni sull’Ucraina fondata da Vladimir Lenin e che la Russia sia l’erede culturale e storica della Rus’ di Kiev rappresentano uno strumento di soft power con il quale Putin – come i suoi precedenti – vorrebbero vedere scomparire l’importanza storica dell’Ucraina. Infatti, a differenza di Mosca, che è stata menzionata per la prima volta nei libri di storia nel 1147, la Rus’ di Kiev è stata fondata intorno a Kiev nel 882, che esisteva allora come città da 400 anni.
La russificazione
Un altro fatto storico che avviene ancor prima della fondazione della NATO e della Guerra Fredda è la russificazione avvenuta su larga scala in tutto l’Impero russo partire dal 1709 fino all’indipendenza ucraina del 1991. Specialmente con l’Ukaz (legge in russo) di Ems, emanato nel 1876 dallo zar Alessandro II, la stampa e la distribuzione di opere in lingua ucraina nei territori dell’Impero russo fu vietata reprimendo così l’identità nazionale ucraina. La russificazione fu interrotta solo per un breve periodo dalle politiche di korenizatsiya negli anni Venti. All’inizio degli anni Trenta, Stalin avviò la graduale rinascita dell’importanza simbolica della lingua e della cultura russa. Difatti, si può affermare che lo stesso Holodomor – la carestia ucraina degli anni 1932-1933 – non sia stata soltanto una caccia al grano ed ai kulaki, ma anche – e, forse, soprattutto – alla cultura e alla lingua ucraina. L’Holodomor ha rappresentato uno strumento per sottomettere gli ucraini al potere sovietico. Infatti, tutto cominciò nel 1932 quando Stalin pose fine al sostegno all’insegnamento della lingua ucraina, interrompendo anche qualsiasi pubblicazione in ucraino al di fuori della Repubblica socialista sovietica ucraina. Inoltre, le politiche di controllo più severe delle attività culturali ucraine sono state introdotte per far fronte alla potenziale ascesa del nazionalismo ucraino, perseguitando non solo gli esponenti della cultura ucraina, ma anche le figure chiave del Partito comunista ucraino. Quindi, non fu solo una carestia, ma una tragedia più ampia: l’uccisione di una nazione.
La distruzione della Sich di Zaporizhzhya
Un altro fenomeno che mette in discussione la benevolenza russa nei confronti dei suoi fratelli “minori” ucraini è la distruzione della Zaporiz’ka Sich – il centro amministrativo e militare dei cosacchi di Zaporizhzhya – nel 1775 per ordine di Caterina II. Quando l’Etmanato e il sistema dei cento reggimenti a Slobozhanshchyna furono liquidati tra il 1764 e il 1765, l’ultima roccaforte della libertà ucraina fu la Sich di Zaporizhzhya. Le autorità di Mosca stavano solo aspettando l’occasione giusta per liquidare la Zaporiz’ka Sich che arrivò nel 1775, quando finì la guerra russo-turca (1768-1774), che i cosacchi aiutarono a vincere Mosca. Il 23 aprile 1775 il Consiglio della Corte Imperiale decise di liquidare la Sich. Così nel giugno del 1775, le truppe russe di ritorno da una campagna ottomana circondarono improvvisamente la Sich. Dato che i cosacchi non si aspettavano uno sviluppo simile, in quel momento a Zaporizhzhya c’erano pochissimi soldati. Conoscendo i metodi russi di tortura, i cosacchi decisero di arrendersi alla volontà degli oppressori.
Una relazione complicata
Non è semplice rinchiudere in un articolo millenni di storia. Tuttavia, non si può neanche giungere a conclusioni facili basandosi sugli avvenimenti degli ultimi decenni. Il dilemma sulla promessa degli Stati Uniti di non espandere la giurisdizione della NATO a est non può bastare per giustificare l’invasione dell’Ucraina nel 2014 e nel 2022 – così come quella della Georgia nel 2008. A settembre del 2021, Putin ha parlato di non oltrepassare il limite quando i servizi militari russi avevano rilevato i bombardieri strategici occidentali entro venti chilometri dai confini della Russia. Non bisogna dimenticare però che in quel momento centomila truppe russe erano già posizionate al confine ucraino. L’allargamento della NATO in sé non minaccia in senso stretto la sicurezza della Russia, ma ha fomentato ulteriormente l’idea dell’umiliazione da parte dell’Occidente che alimenta il nazionalismo vittimista russo. In questo modo, la storia – semplicemente – si ripete. Così l’Ucraina, volendo esercitare la libertà di poter scegliere da che parte stare, si trova a dover pagare le conseguenze di una posizione geografica scomoda e avere un vicino che sfocia le sue insoddisfazioni in violenza e oppressioni.
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Foto di Jernej Furman via Flickr