Dopo settimane di attesa, sembra che le truppe ucraine siano in procinto di liberare anche Kherson, l’unico capoluogo di regione conquistato dai russi in questa guerra. Secondo il consigliere dell’amministrazione regionale di Kherson in esilio Sergii Khlan: “Oggi i russi hanno effettivamente iniziato a far crollare l’intera linea del fronte in direzione di Kherson e hanno iniziato una ritirata di massa”. Il ritiro dei russi è confermato anche dal ministro della Difesa, Sergei Shoigu, che ha dichiarato: “Per noi la vita e la salute dei militari russi è sempre una priorità […] per questo occorre procedere con il ritiro delle truppe e prendere tutte le misure per il trasferimento sicuro di attrezzature, armi e personale attraverso il fiume Dnipro”. La richiesta del ritiro viene dal generale russo Surovikin, impossibilitato a proseguire nella difesa della città: “Ci stiamo ritirando sulla riva sinistra del Dnipro” ha dichiarato. D’altronde l’aveva detto: “Bisognerà prendere decisioni difficili” a Kherson. Decisioni che non riguardavano l’uso di testate nucleari, come tanti hanno cercato di far credere al fine di alimentare la paura nell’opinione pubblica occidentale, ma l’abbandono della città, impossibile da difendere per i russi poiché si trova a nord del Dnipro, con il fiume alle spalle. E proprio da nord spingono gli ucraini.
Il ritiro era nell’aria da giorni, da quando le autorità filorusse avevano lasciato la città per riparare al di là del fiume, invitando la popolazione a fare altrettanto. A gestire le operazioni di evacuazione del personale civile fedele a Mosca, avviando al contempo una vera e propria deportazione selettiva della popolazione ucraina verso i territori ancora controllati dai russi, a cominciare dai minori, sarebbe stato Kirill Stremousov, che stamane è risultato deceduto a seguito di un “incidente”. La deportazione della popolazione rappresenta un crimine di guerra, e occorrerà tempo per comprendere l’effettiva fondatezza di queste voci. Quello che è certo, è che i russi stanno lasciando l’unica grande città – trecentomila abitanti circa – che hanno conquistato dall’inizio del conflitto, l’unico “successo” effettivo di questa guerra ottenuto nei primi giorni di marzo.
La città, come ricorda Orio Giorgio Stirpe, era difesa da cinque brigate tra le migliori dell’esercito russo, indebolite però dalla mancanza di rifornimenti e dal consumo di carburante e munizioni che non sono stati nuovamente approvvigionati. L’area intorno a Kherson è stata infatti il fulcro di un’attività di diversione che, nei primi giorni di settembre, ha consentito alle forze ucraine di lanciare una controffensiva nelle regioni orientali del paese, tra Charkiv e Izyum, da cui le riserve nemiche erano state spostate proprio verso sud, per fronteggiare un attacco che non c’è mai stato. A quel punto, l’esercito russo ha riportato le truppe verso il Donbass per fermare l’avanzata ucraina, lasciando il fronte meridionale presidiato da soldati stanchi e affaticati da settimane di manovre. L’impossibilità di rifornire queste truppe, a causa degli attacchi ucraini, ha infine reso necessario il ritiro delle truppe russe.
Tuttavia, l’annuncio irrituale da parte russa, che rende nota pubblicamente una manovra militare delicata e non ancora compiuta, desta ancora qualche sospetto e spinge alla prudenza. La presenza di truppe d’élite tra quelle che presidiano la città, tra cui la celebre 7^ divisione aviotrasportata, e il dubbio che truppe russe siano ancora presenti in città, rende scettici anche gli ucraini, forse per timore di un’imboscata.
La liberazione di Kherson non rappresenta una perdita grave per i russi, che possono anzi attestarsi con maggiore sicurezza a oriente del Dnipro. Tuttavia sarebbe un successo dal forte valore simbolico: la sbandierata annessione dell’oblast’ di Kherson si trasformerebbe in un conclamato fallimento. Persa la città, i russi non sarebbero più padroni della regione né potranno più minacciare Odessa o Mykolaïv. Al contrario, dalla riva occidentale del Dnipro gli ucraini potrebbero, se dotati dei giusti armamenti, arrivare a colpire persino la Crimea. La liberazione di Kherson chiuderebbe in negativo il primo tempo della campagna militare russa in Ucraina. Negoziati invernali potrebbero aprirsi, ma con Kiev in posizione di forza rispetto al nemico.