L'alluvione

L’alluvione, ennesimo successo polacco su Netflix

L’alluvione (in  originale Wielka woda) rappresenta l’ennesimo successo di una produzione polacca tra le serie TV. In precedenza, tra le altre, si era registrata l’ottima accoglienza riservata dal pubblico a Pantano (Rojst), thriller-poliziesco in due stagioni. L’alluvione racconta, introducendovi la storia di figure fittizie, quanto realmente accaduto in Polonia (e nel centro Europa tutto) nel luglio 1997, con piogge battenti che causarono la morte di 74 persone e svariati miliardi di dollari di danni; mettendo assieme questi due elementi, Aldo Grasso l’ha definita: “Un thriller nel thriller; uno sguardo personalistico sullo sfondo di una catastrofe imminente”.

La trama si concentra sulla figura dell’idrologa Jaśmina Tremer, la bravissima Agnieszka Żulewska, che viene convocata d’urgenza dalle autorità di Breslavia per studiare la preoccupante crescita delle acque del fiume Oder. Tornata nella sua città di un tempo, Tremer dovrà fare i conti con quanto precedentemente abbandonato: sua madre, il suo ex-compagno (adesso una delle più importanti cariche cittadine). Anzitutto, però, dovrà fare i conti con un ambiente maschilista che – seppur dopo averla chiamata per chiarire il da farsi – non vuole ascoltare le sue conclusioni. “La rievocazione di un dramma del passato come monito per affrontare le crisi del presente. Raccontare la superficialità e il cinismo del potere di fronte alla tragedia è una chiave per affrontare i nodi climatici di oggi”, ha scritto Aldo Grasso.

Il successo della serie è trainato, oltre che dalla bravura degli attori, della regia (di Jan Holubek e Bartłomej Ignaciuk) e degli sceneggiatori (tra cui Kasper Bajon, già candidato al premio letterario Nike per il suo reportage su Fuerteventura, Fuerte), anche dalle implicazioni politiche degli eventi. Quell’alluvione, infatti, ebbe una portata tale nella Polonia dell’epoca da far cadere il governo di Cimoszewicz e portare a nuove elezioni; mentre, quest’estate, l’inquinamento delle acque dell’Oder è diventato un caso mondiale per aver causato la morte di milioni di pesci che lo abitavano. Su questo ennesimo disastro ambientale le autorità polacche devono ancora fare chiarezza. La ragione più accreditata del suo scatenamento sarebbe rappresentata, attualmente, dagli sversamenti degli stabilimenti industriali. Dopo un periodo in cui il fiume si era autonomamente rigenerato dall’inquinamento degli anni Novanta, la catastrofe di quest’estate ha nuovamente allontanato polacchi e turisti dalle bellezze dell’Oder.

“Ora dobbiamo pensare a cosa possiamo fare per dare un po’ di pace al fiume, per non tormentarlo così tanto, per non sfruttarlo oltre i limiti del possibile. Ma per trovare tali soluzioni, dovremmo ascoltare onestamente la voce di scienziati e specialisti che affrontano problemi simili e sono in grado di proporre qualcosa. I loro consigli non sempre ripagheranno finanziariamente, ma è comunque il meglio che possiamo fare in questo momento per il fiume e per noi stessi. La voce degli scienziati non è abbastanza forte”, ha dichiarato in una recente intervista Agnieszka Żulewska.

Chi è Alessandro Ajres

Alessandro Ajres (1974) si è laureato all’Università di Torino con una tesi su Gustaw Herling-Grudziński, specializzandosi nello studio della lingua e letteratura polacca. Nel 2004 ha conseguito il dottorato di ricerca in Slavistica con un lavoro sull’Avanguardia di Cracovia, da cui scaturirà poi il volume Avanguardie in movimento. Polonia 1917-1923 (Libria 2013). Attualmente è professore a contratto di Lingua Polacca all’Università di Torino.

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