In programmazione dal 27 Ottobre Miracle – Storia di destini incrociati, film rumeno già presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2021.
Non è facile descrivere la trama di Miracle senza rischiare di dipingerlo come un thriller/giallo, generi in cui difficilmente rientra. Un dittico di due personaggi, una storia che passa il testimone all’altra: una novizia (Ioana Bugarin) che si reca in città per andare all’ospedale, che sembra nascondere qualcosa; un investigatore (Emanuel Parvu) che, in conseguenza agli eventi che si svolgono durante quel viaggio, corre contro il tempo per far confessare un indiziato di un crimine. Due giorni, due unità temporali molto strette, che permettono una dilatazione narrativa che sfocia in scene transitorie, ma dai vari dialoghi apparentemente triviali emerge tutta un’altra serie di contrapposizioni tematiche, tra religione e scienza, tradizione e modernità, legalità ed illegalità, moralità ed immoralità. In un certo senso, è una storia che filosofeggia sull’etica, senza trovare una soluzione. Siamo di fronte ad una narrazione asciutta, molto concreta e priva di artifici stilistici (se non l’uso di carrelli nella fotografia), composta da una serie di piani sequenza, uno stile ormai diffusissimo in Est Europa e soprattutto in Romania.
Miracle e la “nuova onda” rumena
Miracle in molti aspetti ricorda la filmografia di Cristian Mungiu: la protagonista in certi aspetti rimanda ad Oltre le colline, così come l’odissea investigativa del poliziotto fa ripensare a Romeo in Un padre, una figlia. Anche l’impostazione della fotografia, che si basa su piani sequenza a campo medio in widescreen, è simile allo stile che Mungiu ha sviluppato. Del resto, il direttore della fotografia è Oleg Mutu, che ha collaborato con Mungiu su 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni ed Oltre le colline. Vedendo Miracle è facile ripensare all’idea di “nuova onda rumena”, di una corrente cinematografica coerente che segue certi principi stilistici e contenutistici, aspetto concretamente riscontrabile ma negato continuamente dai cineasti del cinema rumeno contemporaneo. Anche Mungiu in passato ha suggerito l’inesattezza del “marchio”, e così anche il regista di Miracle, Bogdan George Apetri, sottolinea che le sue scelte di stile sono dettate da necessità narrative, anzi, che il suo film in qualche modo si pone in contrapposizione alla tendenza del cinema rumeno, soprattutto nel finale.
Metafisica e miracoli: una nuova tendenza?
Il titolo sembra un’antitesi al contenuto del film, eppure in Miracle si riscontra un aspetto metafisico per certi versi inedito. Si poteva riscontrare qualche elemento di metafisica in Malmkrog di Cristi Puiu, ma in Miracle diventa un elemento cruciale di un finale che chiude il film in modo quasi inaspettato. Il cinema rumeno contemporaneo spesso si focalizza su una realtà oggettiva e fisica, e poco si incentra su aspetti spirituali o supernaturali; in apparenza anche Miracle segue questa strada, per poi scegliere una direzione propria. Una scelta curiosa, considerato che nel frattempo a Cannes, Mungiu ha presentato R.M.N., che in modo simile sfocia in direzioni metafisiche. Ci si potrebbe chiedere se questa è una nuova direzione che il cinema rumeno sta prendendo, una sorta di distacco dal realismo che si è diffuso e che a sua volta porta in direzione di una nuova tendenza, di cui Miracle è precursore e che ne fa un film essenziale per comprendere una realtà cinematografica che sta prendendo piede sempre di più nel panorama filmico contemporaneo.
In Italia, Miracle è distribuito da Trent Film.