Che cos’è l’ecologismo di estrema destra? Qual è il suo perimetro ideologico? Come fa a penetrare in modo così sottile ed efficace il discorso pubblico? Una discussione con Balša Lubarda dell’università di Berkeley, a partire da un’oscena analogia usata dal capo della diplomazia Ue Borrell.
“Sì, l’Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. Funziona tutto”. Ma c’è qualcosa che minaccia questo paradiso in Terra: “La maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino”. Quindi “i giardinieri devono andare nella giungla” perché pur con tutta la libertà politica, la prosperità economica e la coesione sociale del nostro sistema, noi europei “non possiamo pretendere di sopravvivere come un’eccezione”.
Non sono parole di un governatore dell’India britannica, non le ha vergate la penna di Kipling in un romanzo di sapore vittoriano. Non è nemmeno un passaggio un po’ delirante del manifesto di qualche suprematista bianco convinto del complotto della Grande Sostituzione. Potrebbe essere tutte e tre queste cose. Invece è il messaggio che l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha consegnato agli aspiranti diplomatici al Collegio d’Europa di Bruges il 13 ottobre (del 2022).
Un intero discorso sulle priorità della diplomazia europea incentrato su un’analogia forzata ma non inedita. In cui il sapore coloniale pervade una retorica che ha molti, significativi punti di contatto con quella dell’estrema destra contemporanea. Soprattutto per l’uso della sfera semantica dell’ambiente e dei concetti che la strutturano. Per leggere tra le righe del discorso di Borrell e capire come mai una narrativa di estrema destra appaia candidamente nell’intervento di uno dei maggiori funzionari Ue, abbiamo raggiunto Balša Lubarda, Fulbright Visiting Scholar all’università di Berkeley ed esperto di ecologismo di estrema destra.
Ti ha stupito che Borrell abbia usato il binomio giardino-giungla nel suo discorso?
In realtà vi riecheggia qualcosa che è stato a lungo presente non solo nel discorso dell’Ue in quanto tale, ma che è davvero parte del modo convenzionale in cui le persone che occupano una posizione di potere commentano e discutono ciò che accade nel mondo esterno.
Una cosa che mi ha particolarmente colpito è stata l’eco di ‘Modernità e Olocausto’ di Zygmunt Bauman, in cui Bauman sosteneva sostanzialmente che la società moderna è un giardino, e il ruolo del giardiniere è quello del governante che pianifica e commette un genocidio. Perché il giardino è bello e dev’essere curato. Ma il giardino ha anche le sue erbacce. Quindi, se si vuole aver cura del giardino bisogna sradicare le erbacce. E quali sono le erbacce nella società moderna? Possono essere patologie sociali, criminalità, o altro, ma anche povertà e gruppi particolari di persone.
Sono certo che Borrell non aveva queste intenzioni. Ma è proprio questo il punto: l’ecologia di estrema destra non è solo un affare di estrema destra, non è più solo il modo in cui l’estrema destra parla di ambiente.
Ci puoi spiegare qual è il posto del concetto di ambiente nell’ideologia di estrema destra?
Il legame tra l’estrema destra e l’ambiente è vecchio come entrambi. Anche se l’estrema destra in quanto tale esiste dai primi due decenni del XX secolo, potremmo dire che questo eterno nazionalismo risale almeno al XIX secolo. Lì troviamo le radici di questo pensiero di estrema destra. Questo è un punto molto importante perché dimostra che l’estrema destra non cerca di usare l’ambiente solo per scopi strategici. Certo, molto ha a che fare con la strategia politica, con la lotta contro la sinistra e i Verdi. Ma il legame ideologico risale al XIX secolo.
Pensiamo a Ernst Haeckel, per esempio, e in particolare al movimento völkisch tedesco. Haeckel stesso propugnava una filosofia vitalista che collegava la cura dell’ambiente naturale con la preoccupazione per la purezza. Ed è proprio a questo che il discorso di Borrell si riferiva in qualche modo: al bisogno di purezza. L’Europa deve mantenere la sua purezza, c’è l’idea di un giardino in qualche modo puro. E la giungla, ovviamente, non è pura.
Perché quello di Borrell non è un semplice scivolone o una svista, a tuo parere?
Il discorso di Borrell fa leva su due elementi costitutivi dell’ecologismo di estrema destra, organicismo e naturalismo. L’organicismo è uno degli elementi costitutivi dell’ecologismo di estrema destra come ideologia. È l’idea che l’ambiente naturale e il mondo sociale siano parte di un unico organismo. Qualcosa che è presente anche nel discorso politico dei Verdi, sotto foma di “dobbiamo prenderci cura del sistema in quanto tale”. Ad esempio, se lasciamo che la deforestazione avvenga, questo avrà un effetto sull’ecosistema più ampio, sostengono. Questa interconnessione con il discorso dei Verdi è ovviamente presente.
Ma il problema è che nel discorso di Borrell è implicita anche l’idea di naturalismo. Il naturalismo – così come è stato attualizzato dall’ecologismo di estrema destra – è l’idea che se vogliamo capire la società dobbiamo tornare alla natura. Dobbiamo usare le leggi naturali per governare la società. La società dovrebbe essere governata in modo naturale, qualunque cosa ciò comporti. E quando si usano metafore come quella del giardino, si rafforzano queste cornici concettuali.
Con quali conseguenze?
Questa idea di natura è così facile da estendere e da interpretare in tanti modi diversi che molto spesso offre spazio a idee fondamentalmente problematiche ed escludenti. Per citare un esempio dalla mia ricerca, che si ricollega molto a quanto detto da Borrell, è l’idea di estrema destra che gli immigrati inquinino l’ambiente. Perché? Perché non hanno le radici nel territorio. Non sono legati all’ambiente. Sono nomadi. Quindi, non essendo nati qui, non avendo questo fondamentale attaccamento etnico alla terra, non se ne prenderanno cura più di tanto. Per questo motivo, per ragioni puramente pragmatiche e per la salute dell’ecosistema, dovremmo impedire agli immigrati di entrare.
Altrimenti c’è l’invasione, altro concetto cruciale con cui l’estrema destra alimenta il tema della sostituzione etnica.
L’invasione è un esempio lampante di quanto siano radicate queste idee. L’ecologismo di estrema destra si basa sull’idea di invasione. C’è sempre qualcuno che invade. Gli ecofascisti – la parte più estrema dello spettro dell’ecologismo di estrema destra – pensano che siano gli esseri umani a invadere lo spazio della natura e che per questo motivo debbano essere eliminati da quello spazio, se necessario con la forza. Questo si può declinare come il contenimento della sovrappopolazione o l’uccisione di persone in nome di obiettivi ambientali. Ma può anche avere un’espressione più blanda, come abbiamo visto nel caso degli immigrati. I parlamentari di estrema destra nei paesi Ue accetterebbero l’affermazione che gli immigrati stanno invadendo lo spazio ambientale europeo.
Uno strumento versatile, questo tipo di pensiero ecologista.
L’ecologismo di estrema destra è un ampio strumento ideologico che parla molto al mainstream, qualunque sia il mainstream: che si parli di politica verde, di ecologisti e di ecologisti di sinistra, di ecologia sociale, di bioregionalismo, di ecologia profonda. Ora, il suo fulcro è l’organicismo. Secondo il punto di vista organicista, se una parte della nazione, diciamo la madre, i giovani o altro, non viene curata adeguatamente (o andiamo dall’altra parte dello spettro della modernità: se questo accade alla natura, al mare, ai fiumi), l’intero sistema finirà per decadere. Questa era la sociologia mainstream del XIX secolo, anche se oggi può sembrare un concetto marginale. Il lavoro di Herbert Spencer lo dimostra.
In concreto, come fanno questi concetti di ambiente, ecologia a entrare nel discorso pubblico?
Porto un esempio di quanto sia facile per l’estrema destra diventare mainstream su questi temi. L’estrema destra ungherese ha lanciato una campagna a livello nazionale in cui promuove una guerra ai superfood, attraverso una serie di comunicazioni visive sulla propria pagina Facebook. La loro proposta è di sostituire o non importare questi superalimenti. Se non possiamo porre fine alle importazioni a causa degli accordi di libero scambio, sostengono, dovremmo coltivare i nostri superalimenti nel nostro giardino. Ora, se si elimina l’estrema destra da questa storia, è un’idea che potrebbe essere espressa da un’organizzazione ambientalista. Qualsiasi organizzazione ambientalista. In effetti, l’estrema destra ungherese stava ripostando dei contenuti. Non si trattava solo della loro campagna, ma anche di contenuti di un’altra organizzazione ambientalista che non aveva nulla a che fare con l’estrema destra. Questi punti di contatto sono ciò che è effettivamente problematico.
Un altro esempio: l’idea del ritorno alla terra. I partiti di estrema destra e i Verdi condividono la stessa posizione a favore dell’agricoltura su piccola scala, ma per ragioni completamente diverse. Per i Verdi si tratta di promuovere l’agricoltura biologica e la permacultura. Le aziende agricole su piccola scala sono molto meglio per il suolo e l’ecosistema, non sono come un tipo di agricoltura costosa, ecc. Mentre l’estrema destra utilizza lo stesso tipo di argomentazioni per suscitare la nostalgia dei bei tempi andati, quando le nostre madri e le nostre nonne preparavano il cibo in casa. Vivere del proprio lavoro, l’idea dell’autarchia, inclusa l’autosufficienza energetica, è un’idea rilanciata sempre più spesso, soprattutto durante la guerra in Ucraina. Sono tutte idee che fanno parte del mainstream. Ma l’estrema destra le inquadra in un modo molto particolare, collegando a queste idee il sentimento etnonazionalista, cioè il sangue e il suolo.
Queste letture dell’ambiente e dell’ecologia possono penetrare nel discorso mainstream. Ma quanto sono davvero presenti? E che impatto hanno?
Penso che l’influenza effettiva dell’estrema destra sia relativamente bassa in termini di politiche e di offerte in campo ambientale. Non dobbiamo ingigantire la cosa. Non dobbiamo temere che l’estrema destra si appropri in qualche modo dell tema ambientale e diventi la forza verde dominante in un sistema politico.
Il problema, però, è che queste idee possono esistere indipendentemente dall’estrema destra. L’ecologismo di estrema destra è un insieme di idee che esistono indipendentemente dall’estrema destra. Sì, si chiama ecologismo di estrema destra perché dovrebbe essere collegato ad essa. Prendiamo ad esempio l’idea delle restrizioni ambientali, l’idea per cui dovremmo mettere dei confini all’ambiente ed è la nostra comunità che dovrebbe prendersi cura di questa terra. Questa idea di eco-comunitarismo e di eco-localismo può essere piuttosto problematica, perché se si estende questa logica al di là delle comunità indigene, allora è per sua natura escludente.
Quando parliamo di queste cose, dobbiamo pensare a cosa stiamo escludendo. Per tornare al discorso di Borrell, che cosa stiamo escludendo con i nostri messaggi? Chi è che il nostro discorso lascia fuori dai confini dell’accettabile o del desiderato?
Fin qui i temi legati all’ecologia. Cosa accade, invece, con un tema come la crisi climatica e il climate change di origine antropica, che l’estrema destra ha tradizionalmente negato?
Una tendenza recente riguardo all’estrema destra e al cambiamento climatico è che negli ultimi due decenni è passata dal negazionismo – il cambiamento climatico non sta accadendo, è una bufala, ecc – a una forma più blanda di scetticismo o addirittura di accettazione. Perché questo è importante? Perché nei prossimi anni sarà sempre più difficile distinguere la comunicazione ambientale dell’estrema destra da quella degli altri movimenti e partiti. Questo fa parte del processo mainstreaming dell’estrema destra che è in corso.
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Crediti foto: Photo by Fallon Michael on Unsplash