Domenica 23 ottobre si è votato in Slovenia per eleggere il nuovo presidente della repubblica, che sostituirà il socialdemocratico Borut Pahor arrivato alla fine del secondo mandato. Al ballottaggio del 13 novembre si sfideranno il nazional-populista Logar e l’avvocata dei diritti civili Pirc Musar.
I risultati
Dopo lo spoglio in serata, è in testa con il 33.9% il conservatore Anže Logar, già ministro degli esteri di Janez Janša. Dietro di lui una esponente della società civile, l’avvocata per i diritti civili Nataša Pirc Musar, con il 26.9% e l’eurodeputato socialdemocratico Milan Brglez al 15.4%.
Quarto, a sopresa, il sindaco di Kočevje, Vladimir Prebilič, che con il movimento ambientalista Vesna ha raccolto il 10.7% – un possibile trampolino verso la politica nazionale, come avvenuto nel 2017 per Marjan Šarec, sindaco di Kamnik e in seguito primo ministro. Tra i candidati minori, la no-vax Sabina Senčar (6%), il candidato di sinistra Miha Kordiš (2.8%), e Janez Cigler Kralj del partito di centrodestra Nuova Slovenia (4.3%).
L’affluenza alle urne è stata del 50,92%, per un totale di 862.809 elettori. Il 4% ha espresso un voto anticipato, tra cui il capo di stato uscente Pahor – oltre il doppio rispetto al 2012 e 2017.
Logar ePirc Musar si sfideranno quindi al ballottaggio il 13 novembre. L’esito è incerto, ma Pirc Musar – che ha raccolto l’immediato sostegno del premier Golob – dovrebbe farcela di misura. I candidati di centrosinistra hanno infatti raccolto, insieme, oltre la metà dei voti. Pirc Musar sarebbe inoltre la prima donna capo di stato della Slovenia sin dall’indipendenza nel 1991.
Se gli elettori progressisti sapranno convergere su un solo candidato, potranno quindi garantire che la linea politica del capo dello stato del paese alpino sia coerente con quello del governo progressista a guida del goričan Robert Golob, entrato in funzioni solo a giugno, e che tra le sue prime misure ha deciso di abbattere il muro in filo spinato eretto al confine sloveno-croato dal precedente governo Janša.
Logar, l’uomo di Janša
Logar, 46 anni, ha fatto carriera politica dal 2006 come portavoce e direttore della comunicazione di Janez Janša, il politico che da eroe dell’indipendenza slovena è passato a sostenere posizioni di estrema destra vicine a quelle di Orban e Trump. Deputato per il Partito Democratico Sloveno (SDS) dal 2014, Logar è stato scelto da Janša come ministro degli esteri nel suo ultimo governo nel 2020.
Durante il suo mandato agli esteri, Logar ha seppellito ogni questione con la Croazia relativa alla disputa sul golfo di Pirano, privilegiando i buoni rapporti politici col governo conservatore di Zagabria guidato da Andrej Plenkovic. Logar ha inoltre sostenuto e amplificato le posizioni estremiste di Janša sulle questioni migratorie e gli attacchi ai media, accusati – persino in una imbarazzante lettera al Consiglio d’Europa – di essere compromessi coi servizi segreti del precedente regime comunista. Durante la campagna elettorale per la presidenza, Logar ha cercato di disfarsi dell’immagine di populista e di presentarsi come figura unificante – senza troppo successo.
Pirc Musar, la voce della società civile
Anche lei lubianese e 54enne, moglie dell’investitore Aleš Musar, Nataša Pirc Musar corre per la presidenza come esponente della società civile. Avvocata, giornalista e mezzobusto dei TG sloveni, Pirc Musar ha ottenuto un dottorato a Vienna su privacy e libertà d’informazione, tema su cui ha in seguito pubblicato vari libri. Per un decennio è stata Garante per l’accesso all’informazione (2004-2014), incluso in sede europea. Ha quindi aperto uno studio legale, Pirc Musar & Lemut Strle, che ha rappresentato tra gli altri Melania Trump, l’ambasciatore sloveno negli USA Stanislav Vidovič, e il partito socialdemocratico. Nominata più volte tra gli avvocati più influenti del paese, Pirc Musar è stata pubblica sostenitrice dello stato di diritto e ha criticato le misure anti-COVID stabilite del governo Janša. A giugno ha annunciato la propria candidatura alla presidenza come indipendente, appoggiata dagli ex presidenti Milan Kučan e Danilo Türk, oltre che dal Partito Pirata e dai Giovani Verdi. Le sua possibilità sono cresciute con il ritiro della prima candidata governativa, l’ex diplomatica Marta Kos, rimpiazzata da Brglez.
L’eredità politica di Pahor
Il vincitore del ballottaggio del 13 novembre dovrà raccogliere l’eredità politica del presidente uscente Borut Pahor. Nato a Postumia e cresciuto sul confine italo-jugoslavo, Pahor è stato esponente dell’ala riformista dei comunisti jugoslavi (favorevole all’apertura al multipartitismo) assieme a Milan Kučan, poi primo presidente della Slovenia indipendente e unico prima di Pahor ad essere rieletto per un secondo mandato.
Presidente del parlamento dal 2o00 ed eurodeputato dal 2004 per i socialdemocratici, quindi primo ministro di centrosinistra dal 2008 al 2011, l’anno successivo Pahor è stato eletto alla prima carica dello stato sloveno, battendo il presidente uscente Danilo Türk, e restando in carica anche durante i mandati del governo nazi0nal-populista di Janez Janša (2012-2013 e 2020-2022).
Rispetto al profilo incendiario di Janša, Pahor ha rappresentato un punto di riferimento moderato per gli sloveni e i loro partner internazionali nello scorso decennio. Nelle relazioni italo-slovene, gli ottimi rapporti tra Pahor e Mattarella hanno permesso di lavorare su un percorso di riconciliazione storica. Dopo che Pahor aveva compiuto lo stesso percorso l’anno precedente, nel luglio 2020, Mattarella e Pahor si sono recati insieme a Basovizza, dove hanno visitato tanto la foiba quanto il monumento ai quattro antifascisti sloveni fucilati dai fascisti nel 1930. Lo stesso mese è stata portata a buon fine la restituzione della ristrutturata Casa del popolo (Narodni Dom) di Trieste alla minoranza slovena in Italia, nel centenario del suo incendio di matrice fascista.
Nelle sue competenze di politica estera, Pahor si è inoltre speso per sostenere l’integrazione europea dei Balcani occidentali – incluso lo status di paese candidato per la Bosnia Erzegovina – da ultimo nell’incontro di fine settembre con il presidente francese Macron.
Foto: EPA-EFE/IGOR KUPLJENIK; infografica: @europelects