“Aborto senza frontiere” di Alessandro Ajres è un libro che, partendo dal movimento di protesta delle donne polacche, indaga le nuove forme estetiche della lotta per le libertà individuali…
Titolo: Aborto senza frontiere. Il movimento polacco e i suoi modelli
Autore: Alessandro Ajres
Editore: Rosenberg & Sellier
Anno: 2022
Pagine: 208
Prezzo: 16 euro
Ci sono spinte reazionarie in Europa animate da un clericalismo settario e da una visione tradizionale della società, finanziate coi soldi di fondazioni religiose e associazioni di estrema destra, che condividono una visione illiberale – secondo la formula coniata dal premier ungherese Viktor Orbàn – che usa i diritti riproduttivi e le politiche sulla famiglia come grimaldello per rompere lo schema delle libertà individuali (aborto, matrimonio, opinione) e sociali (libertà di stampa, di sciopero). Alessandro Ajres, traduttore e polonista dell’Università degli Studi di Torino, parte dalla lotta delle donne polacche per il diritto di aborto collegandolo a una dimensione internazionale in cui le donne sono il motore del cambiamento politico: dalle proteste in Bielorussia e Ucraina, fino ai movimenti più lontani delle “Primavere arabe” e delle caceroladas argentine, da Hong Kong a Gezi Park; #OccupyWallStreet, “Indignados”, piazza Syntagma fino agli hijab bruciati in Iran. In un mondo globale l’organizzazione delle piazze sperimenta i social media più recenti per aggirare la repressione o sfuggire alle censure e sviluppa nuovi codici di comunicazione, linguistici ed estetici.
Viene a crearsi, così, un cortocircuito tra l’occupazione indispensabile a una vera azione politica nelle piazze e i contenuti da condividere sui social media. Da qui l’incessante creatività che saccheggia i linguaggi dell’arte visiva. «Le arti che non realizzano alcuna opera hanno grande affinità con la politica», sosteneva Hanna Arendt. La Polonia appare come un esempio “all’avanguardia” della sospensione dei diritti fondamentali da parte della destra garante dei “valori tradizionali” e dell’ordine patriarcale contro cui le donne polacche hanno lanciato una sfida che non riguarda solo loro.
Il libro, tuttavia, non si esaurisce nella mera cronaca o nella sterile giustapposizione di eventi distanti tra loro nello spazio e nel tempo, ma sviluppa una profonda analisi semiotica dei gruppi in lotta, del loro linguaggio, con l’attenzione e la profondità per cui l’autore si è già distinto (anche su queste pagine) analizzando in modo originale la relazione tra lotta e arte, tra protesta e gesto creativo. Lo sguardo dell’autore sulle proteste contro il divieto d’aborto in Polonia non le considera una vicenda essenzialmente polacca e dimostra che lo #StrajkKobiet fa parte di una rinascita globale del movimenti per i diritti attingendo alle sue pratiche organizzative e comunicative, arricchendo simboli e nuovi immaginari. Grazie alla sterminata cultura dell’autore, che passa agilmente da riferimenti cinematografici e letterari fino ai meme, dal moderno al post-moderno, possiamo comprendere come la lotta contro coloro che limitano libertà e diritti abbia non solo un comune sentimento, ma anche un nuovo linguaggio globale che rende la repressione, oltre che brutale, sempre fuori tempo e ridicola. Quello di Alessandro Ajres è un libro intelligente e colto, capace di spiegare l’inscindibile rapporto tra estetica ed etica – da sempre presente nella Storia – nella sua forma più attuale. Ed è per questo un libro necessario se vogliamo capire il nostro tempo.