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TURCHIA: Si sono chiusi i World Nomad Games 2022, i Giochi dei popoli nomadi

La quarta edizione delle Olimpiadi dei popoli nomadi è appena terminata con la Turchia in cima al medagliere

Si è chiusa da poco la quarta edizione dei World Nomad Games, i Giochi dei popoli nomadi, grande progetto internazionale del Kirghizistan avviato con successo otto anni fa con l’obiettivo di rilanciare e preservare la cultura delle civiltà nomadi: i primi giochi si svolsero dal 9 al 14 settembre 2016 a Cholpon-Ata, nella provincia di Issyk-Kul in Kirghizistan. Nonostante l’evento – che si tiene ogni due anni – accolga atleti appartenenti a popolazioni nomadi di tutto il mondo, a essere nettamente più rappresentata è inevitabilmente l’Asia Centrale, ampia regione fatta di steppe e disseminata di etnie imparentate che ancora oggi mantengono il contatto con la propria cultura tradizionale.

L’edizione di quest’anno si è tenuta dal 29 settembre al 2 ottobre a İznik, nella provincia di Bursa, in Turchia, dove 583 atleti provenienti da 19 paesi hanno partecipato alle competizioni di 10 tipologie di sport, la cui trasmissione televisiva secondo gli organizzatori avrebbe raggiunto 230 milioni di persone.

Tradizione e fratellanza

Ovviamente non ci si deve aspettare una normale competizione in uno stadio di atletica, con partite di calcio e pallavolo, gare di nuoto e di ginnastica ritmica: la missione dei World Nomad Games riguarda infatti la rinascita, lo sviluppo e la conservazione delle peculiarità etnoculturali, della diversità e dell’originalità dei popoli, a partire proprio dagli sport tradizionali, in nome della cultura e dello stile di vita nomade.

Gli sport che sono andati in scena a İznik includono, in primo luogo, le competizioni con i cavalli, i compagni irrinunciabili della vita nomade nelle steppe dell’Asia Centrale, e che sono di fatto gare derivanti dalle antiche azioni di guerra contro i nemici, ma usate come sport nei tempi di pace per mantenere attive le abilittà fisiche e militari, per ogni evenienza. Sono poi diverse le discipline di lotta, di diverse tipologie, origini e nazionalità, ulteriormente suddivise tra gare maschili e femminili e nelle categorie di peso; si va dalla lotta con i corpi cosparsi d’olio di origine turca al Pahlavani (koshti), uno sport persiano, passando per il Kazakh Kuresi. Non manca poi, ovviamente, il tiro con l’arco, sia a piedi che a cavallo, e altre attività ancora, come il Tenge Ilu – una gara a cavallo in cui vince chi riesce a raccogliere più monete lanciate da una borsa – ma anche attività più intellettuali, come il Mangala, un gioco da tavolo di strategia.

Appuntamento ad Astana

Tutti i dettagli delle discipline sportive, come pure il programma delle competizioni da poco concluse, è disponibile sul sito ufficiale dei World Nomad Games. Questi non sono ovviamente solo un’agenda di gare, ma anche, soprattutto un grande evento culturale che comprende concerti di musica tradizionale, spettacoli di danza, sfilate di moda e un’occasione di incontro e dialogo tra popoli in qualche modo fratelli, anche quando la politica internazionale dice qualcosa di molto diverso, come successo appena pochi giorni prima dell’inizio delle competizioni nel caso di Kirghizistan e Tagikistan. In fin dei conti, a parte l’aggiunta del forte richiamo alle radici e al folklore locale, lo spirito è lo stesso delle Olimpiadi che conosciamo meglio, e non diversamente da queste – seppure in scala ridotta – anche i Giochi dei popoli nomadi si propongono come un evento di richiamo turistico.

La Turchia, padrona di casa della quarta edizione, ha ottenuto il primo posto nel medagliere con 23 riconoscimenti, seguita dal Kirghizistan e dall’Iran. Il Kazakistan, che ha ottenuto a İznik tre ori, quattro argenti e due bronzi, ospiterà i quinti Giochi nomadi, previsti per il 2024.

Chi è Silvia Granziero

Nata tra le nebbie della Pianura Padana, ma con il cuore a est. Laureata in Giornalismo e cultura editoriale, vive a Trieste, dove lavora come autrice freelance e non smette mai di studiare. Volontaria al Trieste Film Festival, è in East Journal da gennaio 2022.

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