La Nazionale bosniaca di calcio giocherà un amichevole con la Russia, la decisione ha scatenato numerose polemiche nel paese
La nazionale di calcio della Bosnia Erzegovina affronterà la Russia in una amichevole. L’incontro si terrà il 19 novembre a San Pietroburgo, ad annunciarlo è stata la stessa federcalcio bosniaca con un comunicato sul suo sito ufficiale. La decisione, presa dal comitato dell’associazione con 5 voti favorevoli ed uno contrario, ha suscitato notevoli critiche in Bosnia: vari giocatori della Nazionale si sono detti contrari e pronti a boicottare la partita. Tra questi Edin Dzeko, giocatore dell’Inter, che ha affermato: “Sono contrario a giocare questa partita, sono sempre e solo per la pace, sono solidale con il popolo ucraino in questi tempi difficili per loro”. Un pensiero condiviso anche da altri giocatori come Miralem Pjanic, ex giocatore di Roma e Juventus, e Asmir Begovic, portiere della nazionale bosniaca e dell’Everton. Si tratta di giocatori che hanno vissuto nell’infanzia la sanguinosa guerra nella ex Jugoslavia e che a causa di questa sono dovuti fuggire all’estero.
La reazione in Ucraina e Russia
La federazione calcistica ucraina ha fatto appello alla FIFA e alla UEFA per impedire l’amichevole, ma ha ricevuto risposta negativa poiché, sebbene la nazionale russa e in generale tutte le squadre russe siano sospese dalle competizioni della FIFA e dell’UEFA, le amichevoli non fanno parte di tali competizioni e quindi non sono sotto il loro controllo. La federcalcio ucraina ha anche inviato una lettera al comitato esecutivo della federazione bosniaca chiedendo di riconsiderare la decisione: “sembra che sia finalizzata a sostenere le azioni del governo russo in Ucraina riguardo al proseguimento della guerra; fino a questo momento, eravamo sicuri che il vostro meraviglioso paese ricordasse gli orrori della guerra degli anni ’90 e non permetterebbe che ciò si ripeta nel 21° secolo”. La Federazione ucraina ha anche ricordato nella lettera che l’ultima amichevole disputata dalla nazionale ucraina in tempo di pace fosse stata proprio con la Bosnia-Erzegovina. In Russia, invece, la notizia è stata accolta con entusiasmo e i media nazionali l’hanno definita come “l’inizio della fine dell’isolamento del calcio russo”.
Si tratterebbe della prima volta in cui una nazionale europea affronta sul campo la Russia da quando questa è stata esclusa dalle competizioni internazionali a seguito dell’invasione dell’Ucraina di fine febbraio; si tratterebbe inoltre del primo incontro tra queste due nazionali da quando la Bosnia-Erzegovina nel 1995 è diventata indipendente. Secondo il giornalista sportivo bosniaco Sasa Ibrulj si tratta di una decisione politica: “in teoria è abbastanza semplice; la federcalcio ha ricevuto un invito dalla federazione russa e lo ha accettato, ma un paese come la Bosnia con le sua specifica situazione politica e le divisioni nella sua stessa società non ha senso che accetti di giocare contro la Russia in questo momento”.
La posizione della Federcalcio bosniaca
La Federcalcio BiH è rimasta in silenzio dopo l’annuncio, ma al suo interno le opinioni sembrano divise: il vicepresidente Irfan Duric è stato critico riguardo la scelta, mentre l’ex stella Zvjezdan Misimovic, adesso consulente della Federazione, ha affermato che gli sportivi non si dovrebbero occupare di politica. Il Presidente Vico Zeljkovic in passato è stato presidente della Federcalcio della Republika Srpska ed è il nipote di Milorad Dodik ovvero il membro serbo della Presidenza e attuale presidente (di turno) della Bosnia-Erzegovina. Nelle ultime ore, tuttavia, la forte reazione pubblica e dei tifosi sembra aver reso lo svolgimento dell’amichevole meno certo. Un membro del Comitato d’urgenza Fuad Colpa avrebbe cambiato opinione e ciò potrebbe stravolgere l’esito del voto. Il Comitato d’urgenza della federazione riconsidererà la questione nella sessione di ottobre.
La situazione in Bosnia-Erzegovina
Questa decisione controversa si inserisce nel contesto di un paese suddiviso in due entità e tre “popoli costitutivi” (serbi, croati e bosgnacchi), e che ad inizio ottobre tornerà al voto. I serbi bosniaci più radicali, sebbene non siano la maggioranza del paese, hanno apertamente appoggiato l’operazione militare russa di fine febbraio e il leader del principale partito nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik, parente del Presidente della federcalcio Zeljkovic, sta portando avanti la campagna elettorale sui suoi stretti rapporti con Putin che ha incontrato più volte nell’ultimo periodo e che incontrerà nuovamente mercoledì 20 settembre. Il calcio e la nazionale in particolare, uno dei pochi fattori unificanti in un paese cosi diviso, rappresentano facili mezzi di propaganda elettorale. Sembra evidente come una mossa del genere abbia lo scopo di destabilizzare la controparte politica e raccogliere maggiori consensi tra la propria gente.
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