I Paesi Baltici hanno deciso di sospendere la procedura per l’ottenimento di visti facilitati per i cittadini russi. In completo accordo anche la Polonia.
Nei giorni scorsi, i leader politici di Estonia, Lettonia e Lituania hanno deciso di sospendere i visti facilitati per tutti i cittadini russi con il pieno appoggio anche da parte della Polonia e, successivamente, del Concilio UE dietro spinta dei quattro paesi. Ovviamente, la misura prevederà delle eccezioni per motivi umanitari e familiari.
“Le decisioni sono efficaci quando sono coordinate e armonizzate”, ha affermato Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri lituano. “In altre parole, abbiamo deciso di applicare la stessa misura in tutti gli stati baltici, così che una persona che abbia ricevuto un rifiuto di ingresso non possa guidare per qualche chilometro a nord o a sud e attraversare il confine”.
Cosa prevede la procedura facilitata per i visti
La concessione della procedura facilitata di ottenimento dei visti tra Comunità europea e Federazione russa è in vigore dal 2007. L’accordo ha lo scopo di agevolare i contatti diretti tra le persone residenti in Europa e in Russia al fine di sviluppare legami economici, umanitari, culturali e scientifici, semplificando il rilascio dei visti su una base di reciprocità. Un primo passo per raggiungere l’obiettivo definitivo: quello della libera circolazione di persone, senza obbligo di visto, tra Russia e Unione Europea.
La decisione di chiudere le frontiere
Riportando quanto indicato all’interno del comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi: “Viaggiare in Unione Europea è un privilegio e nulla ha a che fare con i diritti umani. È inaccettabile che i cittadini di uno stato aggressore siano autorizzati a viaggiare liberamente in Europa quando, nello stesso momento, il popolo ucraino viene torturato e assassinato. Tra i cittadini russi che varcano l’area Schengen ci sono anche persone che arrivano con il preciso intento di minare la sicurezza dei nostri Paesi, anche in virtù del fatto che tre cittadini russi su quattro supportano l’aggressione del loro Paese nei confronti dell’Ucraina”. La premier estone, Kaja Kallas, ha dichiarato su Twitter che non si tratta di un divieto completo e che verranno previste delle eccezioni.
Dalla Russia all’Unione Europea: le statistiche dall’inizio dell’aggressione
Secondo un rapporto a cura di Frontex, che considera un arco temporale compreso tra il 24 febbraio (data di inizio dell’aggressione) fino al 22 agosto, i cittadini russi entrati in Unione Europea sono quasi 1 milione, precisamente 998.085. La maggior parte di questi sono entrati in Europa passando per la Finlandia (329.185) e per l’Estonia (281.957), con l’idea di spostarsi ulteriormente o fermarsi. Se pensiamo alle dimensioni dell’Estonia e alla memoria storica ancora fresca relativa ai soprusi subiti nel recente passato possiamo dire che era quasi inevitabile per i Paesi Baltici arrivare a questa ferma decisione.
L’entrata in vigore il 19 settembre
La decisione delle Repubbliche Baltiche e della Polonia di vietare ai cittadini russi di muoversi verso l’Occidente segue il provvedimento, già in vigore, del divieto di voli diretti da e per la Russia. Questo, almeno fino a oggi, non ha impedito ai cittadini della Federazione russa di spostarsi verso l’UE, poiché le persone in possesso di visto potevano facilmente raggiungere via terra le nazioni europee di confine e da lì spostarsi in aereo o in auto. Dall’entrata in vigore della nuova decisione, per i cittadini russi sarà ancora più complesso (e costoso) venire in Europa, a maggior ragione perché la proposta sull’abolizione delle facilitazioni è stata poi generalizzata dal Concilio Europeo.
Vladimir Putin, il 21 settembre, ha richiesto la mobilitazione di 300.000 riservisti per continuare a sostenere l’aggressione in Ucraina. Molti russi hanno tentato la fuga, tanto che i voli verso l’Armenia e la Turchia sono schizzati alle stelle e si sono registrate numerose code sul confine georgiano. Impossibile, quindi, raggiungere l’Unione Europea, anche se la Germania si è detta disponibile ad accogliere i dissidenti al regime sul suo territorio. Come specificato più volte, le misure restrittive prevederanno delle eccezioni per casi umanitari, dissidenti e missioni diplomatiche.
Foto di copertina dell’autrice: Ambasciata russa a Tallin, 3 giugno 2022