L’inverno si avvicina e la Moldavia non è riuscita a riempire i suoi depositi di gas a causa di prezzi troppo alti e tensioni con Gazprom
È una vera richiesta d’aiuto quella che Maia Sandu, presidente della Moldavia, fa durante una visita a Bucarest: il paese ha bisogno di gas, urgentemente.
Questa estate la Moldavia non è riuscita a stoccare quantità sufficienti di gas per coprire il periodo invernale: da ottobre ad aprile, il paese avrebbe bisogno di 312 milioni di metri cubi di gas per soddisfare il fabbisogno della popolazione. Le sue riserve ne contano al momento tra i 25 e i 35 milioni, volume appena sufficiente per coprire dieci giorni d’inverno. L’esorbitante aumento del prezzo del gas ha impedito alla Moldavia, il paese più povero d’Europa, di riempire i suoi depositi.
Il ricatto di Mosca
Già prima della guerra in Ucraina, infatti, la Moldavia era finita nel mirino della Russia: complice la svolta europeista di Chișinău rappresentata dall’arrivo al potere di Maia Sandu, Gazprom aveva bloccato l’approvvigionamento di gas al paese, chiedendo a Moldovagaz di risarcire i suoi debiti alla compagnia russa. Poi quest’ultima ha chiesto di pagare in anticipo le fatture di gennaio.
Il problema del debito di Moldovagaz è molto complicato: Chișinău detiene solo il 35.33% delle azioni di Moldovagaz, mentre la stessa Gazprom ne possiede il 50%, più un ulteriore 13.44% attraverso il “Comitato per la gestione del patrimonio della Transnistria”. Moldovagaz riceve gas da Gazprom e lo distribuisce sia al governo moldavo che a quello separatista filorusso della Transnistria, attraverso una sua controllata, Tiraspoltransgaz. Se la Moldavia effettua regolarmente i suoi pagamenti di gas, però, la Transnistria non paga gli importi stabiliti. Ergo, Tiraspoltransgaz si indebita con Moldovagaz, che a sua volta si indebita con Gazprom. Moldovagaz risulta dunque avere debiti sia per quanto riguarda il territorio moldavo (700 milioni di dollari) sia, soprattutto, per il territorio separatista (7 miliardi e mezzo di euro).
Risultato delle dispute nel 2021, il prezzo del gas che Chișinău acquista dalla Russia è quadruplicato a seguito della firma di un nuovo contratto con Gazprom.
L’invasione dell’Ucraina ha definitivamente affossato la situazione nel paese: i prezzi da pagare a Gazprom (sempre che questa non decida di tagliare le forniture) sono insostenibili, mentre la piccola Moldavia, con i suoi 2,6 milioni di abitanti, non è allettante agli occhi di altri approvvigionatori. Recenti contatti con l’Azerbaigian potrebbero portare alla stipula di un contratto a lungo termine, a prezzi però decisamente alti per la Moldavia.
Una bomba ad orologeria
Oltre alle inevitabili tensioni dovute alla provincia separatista della Transnistria, la guerra in Ucraina continua a scuotere la Moldavia anche su altri fronti. L’inflazione al 30% scalda gli animi del paese. In Gagauzia, regione filorussa con statuto d’autonomia, gli abitanti sono scesi in piazza quest’estate contro il governo centrale. Gli slogan apertamente filorussi e contro la presidente Sandu chiedevano la revisione del contratto firmato con Gazprom, o comunque l’ottenimento di prezzi più favorevoli per la regione.
Il supporto per Sandu scende progressivamente, mentre riprende vigore il Blocco Elettorale dei Comunisti e Socialisti, principale forza d’opposizione pro-russa. La crisi dei rifugiati ucraini di certo non aiuta: più di 500.000 persone hanno attraversato il confine moldavo, e soltanto 110.000 sono rientrate in Ucraina. Verrebbe da dire che chi un mese fa ha promesso a Chișinău un futuro radioso dovrebbe proprio intervenire.
Foto: Kalatorul, Wikimedia Commons