Ne riparleremo ma può darsi serva un breve riassunto a due settimane dall’evento. Ossia la tornata elettorale che si terrà in Slovacchia a metà marzo. Trattasi di elezione parlamentare anticipata poiché il governo presieduto dal primo ministro Iveta Radičová è stato sfiduciato sul voto per la ratifica dell’estensione del fondo europeo salva stati dunque è necessaria la chiamata alle urne. Il tutto nel contesto di un diffuso e tangibile distacco verso i partiti capace di generare l’apparente paradosso della moltiplicazione dei partiti stessi: in Slovacchia dal giugno del 2010 ad oggi è stato infatti calcolato quasi un raddoppiamento delle sigle, ricondotto da molti analisti alla necessità di proporre nuovi leader capaci di garantire un ricambio.
Dunque oltre ai relativamente nuovi ANO (in slovacco come in ceco significa sì) e al Most–Híd della minoranza ungherese, emblematico in questo senso il caso di Igor Matovič, trentanovenne boss di Obyčajní Ľudia a nezávislé osobnosti (in breve: OL), movimento conservatore nato recentemente da una costola del SaS e ben quotato nei sondaggi. D’altronde nei momenti di scompiglio arriva spesso un tizio dall’aria giovanile a risolvere tutto.
Ma non solo: serve eticità nelle crisi ed ecco che con «una iniziativa senza precedenti» il presidente della conferenza episcopale slovacca Stanislav Zvolenský ha scelto di incontrare uno dopo l’altro i segretari dei principali partiti politici in vista del voto per chiedere il rispetto dei «valori cristiani tradizionali» (Vatican Insider di la Stampa), sia mai fossero andati perduti con i travagli economici e la complessa gestione dei rapporti con l’Unione Europea.
Tra i colossi invece sarà riproposto l’usuale dualismo tra lo Slovenská demokratická a kresťanská únia – Demokratická strana (SDKÚ-DS) dell’attuale premier Radičová e il corrispettivo di centrosinistra Smer – sociálna demokracia dell’ex capo di governo Robert Fico, dal 2006 al 2010 alla guida dell’esecutivo assieme allo HZDS di Wladimír Mečiar e al movimento nazionalista SNS di Ján Slota (accoppiata curiosa, questa tra socialdemocratici e nazionalisti. Che tuttavia potrebbe riproporsi nel prossimo futuro, o almeno stando ai dati che riportano quanto gli elettori di Smer -potendo disporre di un ulteriore voto nel segreto dell’urna- proprio all’SNS lo destinerebbero.)
Scontata l’apprensione per l’affluenza, calcolata attorno al trentacinque percento e con all’interno una fetta piuttosto estesa di indecisi.
In attesa di sviluppi (e per approfondimenti sulla scena ben più strutturati di questo) si rimanda al focus di East Journal sulle elezioni politiche slovacche del 2010, il referendum (fallito) dello stesso anno nonché al dossier su Slota nel contesto dei nuovi nazionalismi europei. Quanto basta -se letti con la dovuta calma- per trascorrere agilmente i giorni in attesa dei risultati.
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